politica
È inutile piangere, la sinistra torni a parlare col popolo
E l’avvocato del popolo, presidente Conte, almeno per la conterraneità d’origine, dia una doverosa occhiata ad Aldo Moro per uscire bene dall’assertivismo qualunquistico
In politica conviene anche ragionare. Ragionando si entra nella sostanza vera e si diventa davvero consociativi. Perché mai la sinistra non è ciò che dovrebbe essere? Perché senza vincere vuole governare? Perché chi vince deve essere sputtanato? Ma la sinistra italiana, comunque sempre meglio distanziata dalla giusta sinistra democratica, non riesce nemmeno a rintracciare un oculista che corregga almeno in parte la cecità da essa sofferta.
Dopo più di tre anni di costante successo del centrodestra Pd e 5 Stelle dovrebbero aver capito a sufficienza che così operando non c’è vittoria alternativa a quella della Meloni. E allora se la sinistra non vuol continuare a illudere il proprio elettorato con la distrazione della piazza e della demagogia deve optare sulla presa d’atto. Intanto non serve lacrimare sull'assenteismo elettorale del popolo italiano. Anche questa è lamentazione sbagliata. Quell’assenteismo non è per sé stesso condanna del centrodestra.
Chi è contrario alla politica governante esprime proprio col voto la sfiducia. Invece c’è da credere che l’assenteismo elettorale sia scelta confermativa della bontà della politica governativa disponibile. La gente si fida della maggioranza e le consente di continuare. Quindi, la sinistra non è solo difettosa nella cura, ma lo è ancora peggio nella diagnosi.
Stando così le cose c'è da sospettare che la sinistra si sia smemorata. Perché infatti non modifica la propria intellezione politica e democratica accettando l’implicito suggerimento del popolo italiano.
Cambiare metodo mandando in pensione qualunquismi e assolutismi. Arroccati nella salotteria non si vince, si riesce solo a sopravvivere rosicchiando la rendita politica che comunque procede verso l’epilogo suicida. L’estraneamento dalla democrazia come metodo e come obiettivi non potrà mai ottenere legittimazione naturale. Ma diventare governo scavalcando la correttezza costituzionale e incomodando ordini e poteri destinati a ben altre necessità non è vittoria democratica, né civiltà e progresso di popolo.
Ostinarsi a graffiare la Meloni e il governo democratico italiano può significare contrarietà verso l'Italia e verso gli italiani. È una irragionevole autoflagellazione che nessun masochismo politico può continuare a tollerare e meno ancora a costituire semenza di vittoria. La maggioranza politica italiana regge tranquillamente e finanche cresce nonostante inutili e inopportune bravate avversarie. La gente, che è anche e decisamente opinione pubblica, sostiene la maggioranza a oltre tre anni dalla sua vittoria, degradando a sconfitta continuata la sinistra dello stivale.
E allora perché non dialogare seriamente col popolo italiano e cominciare a pensare e a fare politica produttiva? La sinistra popolare ormai si riconosce meglio nella democraticità del centrodestra, piuttosto che nella demagogia da salotto. Ostacolo ulteriore ad una eventuale rivincita resta l’altalena del campo largo dove si pensa solo alla somma dei voti e non anche, e non prima, alla qualità operativa della congregazione. Pensare a una cooperativa governativa tra Pd che galleggia, ma non naviga ottimamente in politica contemporanea, e M5stelle, retore d’originario qualunquismo e d'attuale carrierismo centralizzato, è follia per il presente e per il futuro.
Quindi, stando così le cose, niente colpo di stato, solo e forse colpo di regione con Campania e Puglia.
Intanto, la sinistra eviti di maschilizzarsi in sinistro, come da vocabolario, e ridiventi attiva e rispettabile nella fedeltà all’esatto riformismo. E l’avvocato del popolo, presidente Conte, almeno per la conterraneità d’origine, dia una doverosa occhiata ad Aldo Moro per uscire bene dall’assertivismo qualunquistico e abbracciare la politica maiuscola. Speriamo, un po’ per tutti!