l'analisi
Allarme dipendenze giovanili, ora è indispensabile un vero lavoro di squadra
La presenza del Presidente Mattarella e della premier Meloni, insieme al messaggio di Papa Leone XIV, hanno reso la VII Conferenza Nazionale sulle dipendenze un evento di grande rilevanza
La presenza contestuale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della premier Giorgia Meloni, unitamente al messaggio inviato da Papa Leone XIV, hanno reso la VII Conferenza Nazionale sulle dipendenze un evento di grande rilevanza. Un evento da sottoporre all’attenzione dell’intera opinione pubblica nazionale. Bene hanno fatto gli organizzatori di questo forum, che in un format così allargato e partecipato non si svolgeva da sedici anni, a declinare al plurale una parola, «dipendenza», che necessita di essere spiegata nel suo significato connotativo, oltre che in quello denotativo. Chiediamoci anzitutto cosa significhi essere dipendente e soprattutto rispetto a cosa e a chi si si sviluppa questa forma di schiavitù che nasce dal desiderio e che con il passare del tempo si trasforma in una vera e propria ossessione.
Volendo semplificare al massimo la spiegazione si può sostenere che esiste la dipendenza da sostanze, la quale comporta l’uso continuativo di droghe, alcool e tabacco (dunque, da sostanze illegali e legali) e la dipendenza da comportamenti, come per esempio il gioco d’azzardo e la ludopatia, lo shopping compulsivo, il sesso, la presenza degli utenti sulle piattaforme web oltre ogni ragionevole misura. Si precisa che, argomentando in questo modo, non c’è alcun intento equiparatorio delle diverse forme di dipendenza, posto che sono differenti le conseguenze prodotte sul piano medico-sanitario, relazionale e, più in generale, su quello della progettualità esistenziale. Piuttosto, c’è l’esigenza di allargare lo spettro analitico, a maggior ragione se ci si riferisce al complesso e delicato universo giovanile.
Gli studiosi di dipendenze evidenziano la presenza di caratteristiche e sintomi ben definiti che accomunano le diverse forme di dipendenza: desiderio incontrollabile, difficoltà a interrompere il comportamento a rischio e le azioni frutto di soggezione, crisi da astinenza, assenza di equilibrio nelle decisioni assunte, isolamento progressivo ed altro ancora. Il passaggio da «abitudine» a «patologia» spiega il fatto che tutte queste alterazioni del comportamento si trasformino spesso in atteggiamenti tanto diffusi quanto sottovalutati. Uno degli aspetti più importanti da considerare è che quasi tutti i soggetti coinvolti in questo fenomeno cominciano a sviluppare dipendenza da sostanze o da comportamenti avendo inconsapevolezza (o al più consapevolezza parziale) delle conseguenze su di sé e sugli altri delle azioni poste in essere e, quindi, di ciò che si decide di fare o in alcuni casi anche di non fare. Molti giovani (ma il discorso è estensibile anche agli adulti) sono convinti che le proprie scelte siano reversibili, mentre così non è, visto che le tracce di alcune condotte agentive negative si cancellano con molta fatica dalla vita delle persone dipendenti, con enormi conseguenze sui contesti familiari. Quella di cui si sta parlando è una vera e propria emergenza sociale. Un’emergenza che richiede interventi multilivello e multidisciplinari, diversificando le terapie a disposizione ed i programmi di riabilitazione in base alla natura della dipendenza. Per quella da sostanze stupefacenti, accanto alle più tradizionali soluzioni ruotanti intorno al ruolo delle comunità di recupero (da quella di Muccioli a San Patrignano a quelle di don Gelmini ad Amelia e di don Benzi in Romagna, solo per citarne alcune) e all’uso di farmaci specifici si sono strutturate soluzioni più innovative, come quella denominata «stimolazione magnetica transcranica» (TMS) che ripristina il normale funzionamento dei neuro-circuiti alterati nella dipendenza da droghe: il discorso è estensibile anche alla dipendenza da alcool. In pratica, come ha spiegato il prof. Luigi Gallimberti inventore di questo metodo, si libera il paziente dal desiderio della sostanza, rendendo più agevole ed efficace il compito degli psicoterapeuti, chiamati ad intervenire senza rinunciare al supporto dei familiari della persona che ha sviluppato dipendenza. La droga, come dice Massimo Recalcati, è una sorta di integratore che induce chi fa uso di sostanze stupefacenti ad una pseudo socialità, frutto della determinazione a liberarsi dalla dipendenza dall’altro. Una grande trappola, insomma. Un grande inganno. Il Capo dello Stato ha usato la parola «tragedia» pensando alle vite distrutte dalla droga, all’attività della criminalità organizzata, ai tantissimi giovani coinvolti nelle dipendenze.
Molto importanti sono le iniziative di prevenzione con implicazioni di ordine psicologico e sociologico. Ma fondamentali sono quelle finalizzate al recupero e al reinserimento sociale dei singoli. A tutti può capitare di sbagliare, ma è altrettanto vero che tutti abbiamo il diritto e il dovere di rialzarci quando capita di cadere. Le istituzioni devono essere tutte in campo: una vicina all’altra. Serve coraggio, come ha dichiarato Giorgia Meloni, ma anche tanta determinazione per rendere questa sfida una priorità per il Paese. L’investimento economico del governo per contrastare le dipendenze è stato raddoppiato, ha evidenziato la premier: è stata toccata, infatti, quota 165 milioni di euro. Una cifra in grado di «sciogliere nodi che si trascinavano da tempo». Non è un caso che il Presidente del Consiglio venerdì scorso abbia ricordato che convivono vecchie e nuove forme di dipendenza. Situazioni innescate da condizioni di fragilità. Il dialogo, l’etica della sollecitudine, le attenzioni da riservare all’altro, la condivisione delle responsabilità sono i più efficaci antidoti al relativismo valoriale, alla massificazione dei comportamenti, all’assenza di limiti, remore e regole. Le dipendenze sono una delle più diffuse e consistenti espressioni di fragilità. Anche per questo le richieste di aiuto non possono cadere nel vuoto, così come non si può pensare che problemi come quelli innescati dalle dipendenze possano essere risolti in modo unilaterale, scaricando quasi tutto il peso sulle famiglie. Come ha affermato il Papa, è molto importante incrementare l’autostima delle nuove generazioni, cominciando da quella Alpha per sviluppare una visione prospettica, e nel contempo contrastare l’insicurezza e l’instabilità emotiva. Situazioni che sovente rappresentano il contesto in cui vengono legittimati comportamenti in deroga alla normalità e alle convenzioni sociali. Il Santo Padre ha indicato la strada da seguire per fare prevenzione: opportunità lavorative, programmi di educazione, interventi di qualificata pedagogia, pratica sportiva, presenza nella vita delle persone della dimensione spirituale e amore, con tutto ciò che comporta questa parola assai capiente dal punto di vista semantico.
Il decadimento sociale si contrasta, dunque, con un’azione sinergica che nel nostro Paese viene coordinata a livello centrale dal Dipartimento per le politiche contro la droga e le altre dipendenze. Si chiama così, infatti, la struttura guidata con grande competenza e passione dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Una scelta non solo nominalistica ma sostanziale, frutto della volontà di puntare su una visione olistica e di sistema, a medio e lungo termine. Preoccupa la diffusione degli oppioidi sintetici. Ci sono sostanze, ha rivelato Mantovano, che vengono prodotte anche grazie all’uso dell’intelligenza artificiale: in laboratorio si inventano molecole sempre nuove. I pericoli sono maggiori rispetto al passato. Non bisogna abbassare la guardia, visto che ne va del futuro delle nuove generazioni. Non sono poche le realtà internazionali che guardano all’Italia come ad un vero e proprio modello capace di muoversi agevolmente tra il piano normativo e giuridico (le norme esistono, ma vanno applicate), quello internazionale e cooperativistico, quello sanitario e socio-culturale. La stessa Meloni ha ricordato che l’Italia è stato uno dei primi Paesi al mondo ad aver elaborato un piano nazionale di prevenzione della diffusione illegale o impropria del Fentanyl e degli oppioidi sintetici. In tal modo si sta arginando la diffusione di sostanze pericolosissime che negli Stati Uniti hanno già generato una vera e propria epidemia. Tra l’altro poche settimane fa il nostro Paese ha promosso la nascita della Coalizione europea contro le droghe.
Non sono atti simbolici. Sono iniziative dal profondo valore sostanziale. Iniziative da incoraggiare e potenziare. Tutti uniti contro le dipendenze.