L'analisi
Manovra e futuro, la qualità delle scelte conta più dei numeri
In questo scenario, la discussione sulla Legge di Bilancio rischia di fermarsi ai titoli, quando è sulla qualità delle misure - più che sulle cifre - che si costruiscono sviluppo e coesione
In queste settimane il dibattito pubblico sembra dominato dalla campagna elettorale, incanalato dentro una logica di contrapposizione che semplifica la complessità. Nel frattempo, il Paese reale si muove in un contesto internazionale ancora irrequieto: l’incertezza persiste tra tensioni geopolitiche e rallentamenti del commercio globale, nonostante i recenti segnali di distensione tra Stati Uniti e Cina, che aprono spiragli positivi senza sciogliere i nodi della competizione mondiale.
In questo scenario, la discussione sulla Legge di Bilancio rischia di fermarsi ai titoli, quando è sulla qualità delle misure - più che sulle cifre - che si costruiscono sviluppo e coesione.
L’Italia cresce poco e cresce in modo diseguale. Le ultime stime Istat indicano una crescita 2025 molto contenuta, attorno allo 0,6%, con segnali congiunturali di stagnazione. Dietro lo «zero virgola» ci sono territori che non colmano i divari, famiglie che vedono erodere il potere d’acquisto, imprese che sostengono produzione e lavoro in condizioni difficili.
I recenti dati Unioncamere-Tagliacarne relativi al 2024, armonizzati con la revisione Istat, raccontano però un Mezzogiorno dinamico. La Puglia ha registrato +3,13% di valore aggiunto, il Sud +2,89%, superando la media nazionale (+2,14%) e crescendo una volta e mezza più del Nord (+1,77%). È una fotografia che ribalta stereotipi e conferma vitalità imprenditoriale, competenze diffuse, capacità di reazione.
Ma quei numeri non possono essere letti isolatamente: la ricchezza pro capite resta distante - 22.353 euro nel Sud contro 40.158 nel Nord – e la sfida è trasformare slancio in struttura. Il 2024 ha dato impulso; il 2025 ne misura la tenuta.
Alcuni segnali invitano alla cautela. L’export, storica forza della Puglia, rallenta sui mercati extra Ue; filiere strategiche come siderurgia e automotive restano esposte a variabili globali. Le valutazioni Istat indicano che quest’anno sarà la domanda interna a sostenere il Pil, mentre il commercio estero darà un contributo negativo. Il risultato del Mezzogiorno, dunque, è prezioso ma non garantito: va consolidato. In questo quadro si inserisce la Zes unica, con una dotazione complessiva autorizzata per la misura del credito d’imposta per il 2025 inferiore rispetto al 2024. L’estensione territoriale richiede ulteriori dotazioni finanziarie.
Poi c’è il lavoro. L’occupazione aumenta, ma soprattutto nel terziario. Tra gli under 35 il lavoro stabile è ancora scarso e cresce la fascia del lavoro povero. In questo quadro, la stagione dei contratti collettivi – pochi, ma significativi – diventa cruciale per legare salari, produttività e dignità dei lavoratori. Le imprese, dal canto loro, restano presidio produttivo e sociale, ma operano in un ecosistema complesso: costi energetici elevati, burocrazia lenta, fuga di competenze, emergenza demografica.
La Legge di Bilancio contiene segnali positivi come rilevato da corpi intermedi come Confcommercio e Confindustria – dal Fondo di Garanzia per le PMI alla conferma del taglio del cuneo fiscale – ma la crescita duratura richiede una visione industriale, non interventi episodici; una fiscalità che premi chi produce; infrastrutture efficienti; certezza del diritto; un contesto amministrativo e formativo che accompagni l’impresa e alimenti nei giovani la voglia di fare impresa. E dunque un investimento nelle persone, perché senza capitale umano nessuna economia cresce. Le imprese stanno facendo la loro parte: innovano, investono, creano lavoro. Ma non possono portare da sole il peso del cambiamento.
La campagna elettorale passerà. I problemi - e le opportunità - resteranno. Il 2024 racconta un Mezzogiorno capace di correre. L’Istat ci ricorda che la crescita oggi è fragile. Per questo non basta un numero per dire se le cose vanno bene o male: conta la direzione, la qualità delle scelte, la coerenza del percorso. Non basta aumentare il Pil: bisogna aumentare il futuro.