L'analisi

Non c’è più progettualità a destra, così assistiamo al suicidio della politica

Pierfranco Bruni

La destra che incarnava Pinuccio Tatarella è finita. Non solo perché è cambiato il contesto ma perché non c'è più quella linea marcante che era stata definita come «oltre il polo»

La destra che incarnava Pinuccio Tatarella è finita. Non solo perché è cambiato il contesto ma perché non c'è più quella linea marcante che era stata definita come «oltre il polo». Forse, dico di più, sono venuti meno anche alcuni contenuti sulla base di una progettualità politica che ora scarseggia.

In altri termini, Alleanza nazionale partiva da un incontro all'interno del Sindacato Libero Scrittori con Gustavo Selva, Publio Fiori, Domenico Fisichella, Francesco Grisi e chi scrive (e la cultura era il vero motore del Progetto) ma poi si è immediatamente allargato a tutta la Puglia.

Infatti il primo laboratorio Politico era stato proprio la Puglia con la presenza programmatica e operativa di Tatarella e Adriana Poli Bortone. Certo, era questione di idee chiare ma anche di uomini che portavano la loro esperienza sia dalla cosiddetta Prima Repubblica sia da soggetti che operavano nella destra culturale.

Il fatto che Pinuccio Tatarella volle fortemente impostare la sua visione su una lettura storica della destra è un dato oggettivo. Il Convegno di Bari dei primi anni Novanta che toccava problematiche non ideologiche ma storiche profonde con Sturzo, De Gasperi, Moro e Di Crollallanza è stato un dato di efficacia che ha aperto prospettive singolari per un dibattito aperto ai processi culturali di grande rilevanza.

Il tema del Mediterraneo è stato fondamentale e partiva da una dimensione in grado di abbracciare la Magna Grecia e le realtà adriatiche sul filo delle identità e così successivamente il convegno sempre svoltosi a Bari su Giambattista Vico che intrecciava un umanesimo della politica.

Oggi tutto questo manca. Manca anche perché la destra pugliese non ha abbracciato la cultura come modello di comparazione con la visione politica.

Fiuggi era stata una metamorfosi proprio sul piano di un Progetto politico-culturale. Riprendere quel percorso senza una idea complessa di cultura significa voler azzerare i principi fondanti dai quali era partito Tatarella e l'organigramma di «Oltre il Polo».

Certo, oggi siamo abbondantemente oltre il Polo ma senza un percorso culturale però. Come si fa a parlare di Piazza e di Mediterraneo senza un'idea di Mediterraneo delle culture tra una metafisica della politica e una ontologia della Tradizione.

Mi sembra un po' strano dover affrontare una campagna elettorale regionale soltanto con la prassi della politica piatta e discordante.

La destra c'è negli uomini singoli ma non c'è una progettualità di destra profonda matura e decollante. Mi dispiace dire ciò ma è una evidenza plateale. Se non si pongono rimedi a una politica dentro la cultura, come aveva insegnato Pinuccio, è difficile poter uscire dalla brughiera. Ricordo l'antico motto coniato proprio con Tatarella: il suicidio della politica passa inevitabilmente attraverso l'omicidio della cultura.

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