Caro voli

La denuncia: «Il prezzo di essere pugliese? Pagare 763 euro per tornare a casa da Roma»

Tiziana Balsamo

Viaggiare nel Sud è diventato un lusso. E nessuno paga il conto, tranne i cittadini. Nella rovente stagione estiva 2025, prenotare un weekend nel Salento da Roma è un salasso

Viaggiare nel Sud è diventato un lusso. E nessuno paga il conto, tranne i cittadini. Nella rovente stagione estiva 2025, prenotare un weekend nel Salento da Roma, che sia perché uno lavora fuori Regione, che sia per riabbracciare la famiglia o per una emergenza da gestire, non è un atto d’amore né una scelta turistica: è un’operazione finanziaria ad alto rischio.

Perché oggi, il Sud non è semplicemente lontano, è diventato inaccessibile. Una simulazione realizzata il 20 giugno mostra tariffe che fanno impallidire anche un volo per l’Asia. Roma–Brindisi a 763 euro. Roma–Bari a 870 euro. Il tutto per volare il venerdì sera tardi e tornare la domenica alle 6:20 del mattino. In pratica: una giornata piena, due notti, e un biglietto che costa più del noleggio di una barca a vela. E non parliamo di tratte internazionali, ma di poco più di 500 chilometri all’interno dello stesso Paese.

Altro che «continuità territoriale»: questo è un Paese dove se hai il Sud nel cuore, devi avere il Nord nel portafogli. I numeri dell’assurdo sono semplici «prezzi alti». Sono prezzi punitivi. Sono la spia di un sistema che, di fatto, scoraggia la mobilità interna, disincentiva il ritorno nei territori e ignora il diritto alla connessione fisica tra le comunità. ITA Airways, la compagnia di bandiera si comporta come se i pugliesi dovessero essere puniti per voler tornare a casa. Ryanair, che dovrebbe offrire alternative più agili, si allinea con orari assurdi e incastri impossibili. Risultato: il Salento è raggiungibile solo da chi può permetterselo. Gli altri restano a guardare. E poi c’è il delirio logistico: atterrare a Bari e raggiungere Lecce significa affrontare 150 km di nessuna coincidenza certa, navette discontinue, costi aggiuntivi, e ore perse in attesa o stress. Altro che «destinazione turistica di qualità».

Nel frattempo, gli spot ministeriali parlano di «ritorno alle radici», di «Sud da valorizzare», di «Italia connessa». Ma i fatti dicono altro. Il Sud è tagliato fuori. E allora chi dovrebbe e può intervenire? Esistono responsabilità oggettive? Il caro voli non è un evento naturale. È il risultato di precise scelte politiche, o peggio, di non-scelte. Mentre la Sardegna beneficia da anni della continuità territoriale, in Puglia nessuno si è battuto per una misura simile. Perché? È previsto un piano reale per l’integrazione treno-aereo o continuiamo a chiamare «servizi» delle odissee disumane? Esistono agevolazioni strutturali per i fuorisede? Politiche per attrarre tratte competitive nei weekend ad alta domanda? Convenzioni per chi lavora fuori regione? È che rispondere non è mica semplice. C’è un motivo per cui nessun deputato o senatore pugliese ha mai sollevato per davvero e seriamente il problema del caro-voli nei weekend, né ha presentato interrogazioni o proposte concrete per calmierare i prezzi? Sarà perché loro non pagano?

Di certo è che, settimana dopo settimana, il caro-voli resta senza voce. E il Sud, senza ritorno.

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