L'analisi
Ambiente e salute: il futuro si cura insieme
Ogni volta che un’alluvione travolge una città, che un’ondata di calore affolla i pronto soccorso, o che la siccità prosciuga i raccolti e gli acquedotti, restiamo spiazzati
Ogni volta che un’alluvione travolge una città, che un’ondata di calore affolla i pronto soccorso, o che la siccità prosciuga i raccolti e gli acquedotti, restiamo spiazzati. Ma è tempo di ammetterlo: non possiamo più permetterci di stupirci. Il cambiamento climatico è già tra noi, e ci colpisce in modi sempre più diretti. Non siamo solo testimoni: siamo coinvolti. Profondamente.
La Giornata Mondiale dell’Ambiente, che celebriamo oggi, è molto più di un invito alla sensibilizzazione: è un’occasione concreta per riconoscere quanto la crisi climatica sia ormai intrecciata con la nostra vita quotidiana, e in particolare con la nostra salute. Se per anni abbiamo vissuto il cambiamento climatico come una questione ambientale in senso stretto - l’innalzamento dei mari, la scomparsa dei ghiacci, la perdita di biodiversità - oggi la realtà impone uno sguardo più ampio e urgente: stiamo affrontando una crisi sanitaria globale. Lo conferma, ad esempio, uno studio pubblicato su «Nature Climate Change», che raccoglie le voci di sei esperti internazionali provenienti da diversi ambiti della ricerca. Tra loro Rachel Lowe, Jessica Fanzo ed Elizabeth Marks, attraverso uno sguardo multidisciplinare, dimostrano ciò che sta accadendo: il riscaldamento globale non si limita a trasformare gli ecosistemi, ma sta già alterando profondamente i determinanti della salute umana.
Il loro messaggio è chiaro: il clima che cambia influisce su cosa mangiamo, dove viviamo, come lavoriamo, come ci sentiamo. La nutrizione, ad esempio, viene colpita dalla riduzione della produzione agricola e dalla crescente insicurezza alimentare, soprattutto per le fasce più vulnerabili della popolazione. Le malattie infettive trovano nuove vie di diffusione: zanzare portatrici di dengue o malaria si espandono in territori dove prima non esistevano, complice il mutare delle temperature medie. Allo stesso tempo, le ondate di calore aumentano il rischio di stress termico, con conseguenze gravi per i lavoratori dei settori più esposti, come l’agricoltura o l’edilizia.
I dati parlano chiaro. Le ondate di calore hanno causato oltre 61.000 decessi in Europa nel 2022 (Nature Medicine). Siccità, alluvioni e instabilità climatica compromettono la produzione agricola e l’accesso a cibo e acqua sicura, con effetti devastanti per donne e bambini. E poi ci sono le ferite invisibili: lo stress psicologico, l’eco-ansia, la sensazione diffusa di perdita di controllo.
Lo studio ci restituisce una mappa concreta dei legami tra clima e salute, e ci chiede di compiere un salto culturale: non si può più separare la protezione dell’ambiente dalla tutela della salute pubblica. Le due dimensioni sono interconnesse, e solo trattandole insieme potremo costruire un futuro più sicuro, più giusto, più sano per tutti.
Davanti a tutto questo, serve un cambio di paradigma. La visione One Health - oggi promossa anche a livello europeo - ci ricorda che la salute umana, animale e ambientale sono profondamente interconnesse. Proteggere una significa proteggere le altre. E sono le città, dove vive il 70% della popolazione mondiale, a rendere più evidente questa interdipendenza. La Rete Italiana Città Sane - Oms, cui aderiscono numerosi Comuni italiani, promuove politiche urbane orientate alla salute: dalla lotta all’inquinamento al verde pubblico, dalla mobilità sostenibile alla prevenzione sanitaria, fino al benessere mentale. È da qui che bisogna ripartire.
Non è un’utopia. In Africa subsahariana, dove il caldo estremo minaccia la vita di madri e neonati, sono le stesse comunità a proporre soluzioni: rifugi freschi, pozzi d’acqua, sistemi di allerta precoce. In America Latina, nei campi da lavoro, il programma PrEP ha ridotto dell’80% i ricoveri da stress termico. Talvolta, chi ha meno mezzi dimostra più visione. Dobbiamo fare altrettanto. Perché non basta più sorprenderci. Serve attrezzarsi per gestire e governare questi fenomeni, con politiche lungimiranti, investimenti intelligenti, alleanze solide tra scienza e istituzioni. Ogni politica ambientale, oggi, è anche una politica sanitaria. Ogni scelta locale può generare un impatto globale. La salute del pianeta è la nostra. Difenderla non è solo un dovere morale: è un atto concreto di cura verso le generazioni presenti e future. E se vogliamo davvero prenderci cura delle persone, dobbiamo iniziare col prenderci cura della Terra su cui vivono. Non è un principio astratto: è una chiamata all’azione che riguarda tutti noi, ora.