L'analisi
L’intelligence delle donne, dai film alla realtà un’epopea avvincente
Troppo gossip politico intorno alle dimissioni di Elisabetta Belloni dal vertice del DIS, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, preposto al coordinamento delle mansioni adempiute dall’AISI, l’agenzia informazioni e sicurezza interna, e l’AISE, l’agenzia informazioni e sicurezza esterna
Troppo gossip politico intorno alle dimissioni di Elisabetta Belloni dal vertice del DIS, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, preposto al coordinamento delle mansioni adempiute dall’AISI, l’agenzia informazioni e sicurezza interna, e l’AISE, l’agenzia informazioni e sicurezza esterna. Necessitano invece riflessioni sul contributo femminile alla vera intelligence, che rifugge dal sensazionalismo sviluppatosi su figure emule di Mata Hari.
Qui si parla di dedizione a compiti istituzionali concernenti la difesa, l’equilibrio diplomatico e la gestione di dati indispensabili alle complessità dello scacchiere geopolitico. Ne è un esempio Stella Rimington, che il 16 luglio 1993 fu la prima donna ad essere nominata direttrice del MI5, il controspionaggio britannico, rivale del MI6, con competenze all’estero. L’evento coincise con la decisione governativa di ammettere l’esistenza dei due servizi segreti e comunicarne alla stampa i nominativi dei rispettivi capi.
La Rimington, dopo la scadenza del mandato, completò il quadro pubblicando la sua autobiografia, Open Secret, nel quale rievocava i passaggi professionali e l’impegno che l’avevano portata a raggiungere un obiettivo così prestigioso.
Altre donne dell’intelligence non hanno ottenuto altrettanto merito pubblico per il proprio ruolo in quello che Rudyard Kipling chiama il Grande Gioco fra le pagine del suo capolavoro, Kim.
Si pensi a Constance Babington Smith. Prima di diventare giornalista, scrittrice e biografa, nel corso della seconda guerra mondiale lavorò alla Central Interpretation Unit, ramo ultrasegreto dello spionaggio competente per l’esame delle foto scattate dagli aerei inglesi sul territorio nemico. Fu così che fra l’estate e il dicembre 1943 individuò sull’isola baltica di Peenemünde le rampe da cui venivano lanciate le V1 tedesche, cui si dovettero tante catastrofiche incursioni su Londra.
L’indimenticabile Josephine Baker nel 1937 rinunciò alla cittadinanza americana in favore di quella francese, per ospitare nella sua compagnia componenti della resistenza e recapitare dispacci scritti con l’inchiostro simpatico sugli spartiti musicali.
Marlene Dietrich, fu molto attiva in favore della causa alleata. Sempre nel ‘37, l’interprete de L’angelo azzurro, accettò di incidere in tedesco celebri canzoni americane, con effetti decisivi sul morale delle truppe di Berlino.
Julia Child, anticipatrice dei programmi radiotelevisivi di cucina, cui dedicò volumi di ricette, agì in segreto per l’OSS, l’Office of Strategic Services, da cui nacque poi la CIA, realizzando una sostanza repellente per gli squali usata nelle operazioni subacquee per sabotare gli U-Boote nazisti.
Sul versante opposto, va ricordata la «nonna spia», ovvero Melita Norwood, ex agente del KGB, dichiarata non perseguibile dalla procura generale di Londra per l’impossibilità di produrre prove di rilievo penale a suo carico. Una vecchietta dall’apparenza comune che viveva alla periferia della Capitale britannica e preparava ottime marmellate. Eppure Vassili Mitrokhin, l’archivista del Kgb, la riteneva la migliore spia di Mosca nel Regno Unito per 40 anni, con il nome in codice di «Hola».
La Norwood aveva lavorato a Tube Alloys, lega per tubi, nome in codice del programma di ricerca inglese sulla bomba atomica, poi unificato con quello americano del Manhattan Project, a Los Alamos, nel New Mexico. Dopo l’ammissione di aver passato segreti atomici all’ex Unione Sovietica, la Norwood dichiarò: «Se tornassi indietro probabilmente lo rifarei di nuovo». A lei è ispirato il film del 2018 Red Joan, diretto da Trevor Nunn, protagonista Judy Dench.
L’apporto femminile all’intelligence va ancora più indietro, ai giorni della rivoluzione americana. L’anonima 355, ricordata anche con appellativo de «la signora», fu determinante nel setacciare informazioni tra le fila delle giubbe rosse britanniche.
Un’epopea straordinaria, quella delle donne nel mondo della spy-story autentica, più avvincente delle finzioni letterarie.