L'analisi
Le risorse e il lavoro: ecco le priorità per far ripartire la Puglia
L’età media delle donne che diventano madri in Puglia è cresciuta di circa 3 anni, passando dai 29,1 del 1995 ai 32,5 anni del 2023, in base ai dati Istat diffusi nei giorni scorsi
L’età media delle donne che diventano madri in Puglia è cresciuta di circa 3 anni, passando dai 29,1 del 1995 ai 32,5 anni del 2023, in base ai dati Istat diffusi nei giorni scorsi.
In altre parole, fino a poco meno di dieci anni fa, le madri residenti in Puglia, italiane e straniere, erano prevalentemente under 30, oggi sono invece over 30. Il trend perciò emerge chiaramente in tutta la sua complessità e dimostra come la crisi demografica non sia cominciata ora, ma serpeggia da almeno un decennio.
Si sarà pensato che, prima o poi, il fenomeno delle culle vuote si sarebbe arrestato o risolto da solo, anche se a noi, non è chiaro come. Invece, nell’assenza di misure mirate per supportare gli aspiranti genitori, siamo giunti al punto attuale.
La Puglia invecchia, i bambini sono sempre meno e appaiono opachi i margini del futuro. La questione demografica che, nel corso del 2023, fa registrare come dato nazionale il minimo storico delle nascite ha anche una sua specificità pugliese e meridionale, dimostra nello stesso tempo carenza di crescita economica e di benessere.
Tutto ciò si intreccia con i nostri giovani, che lasciano più tardi l’abitazione dei genitori, soprattutto perché hanno un lavoro non stabile, il che impedisce di fare progetti come diventare genitori.
Su questo fenomeno incide anche la differenza tra retribuzioni tra Nord e Sud del Paese e in questa classifica la nostra Puglia è tra le ultime posizioni per retribuzione giornaliera media nel 2023. È evidente che sulla differenza salariale incide non poco, per la Puglia rispetto alle altre regioni, il non omogeneo sviluppo tra le aree diverse territoriali, dove insiste una minore produttività che coincide in buona parte con meno investimenti strutturali e programmati a medio e lungo termine, in particolare di infrastrutture viarie e ferroviarie, nonostante la presenza in Puglia di porti e aeroporti come poche regioni.
Insomma traspare un quadro incerto anche per il futuro che rischia di accentuarsi per una serie di processi di deindustrializzazione (siderurgia, automotive, chimica) e che nello stesso tempo vede una forte presenza di lavoro irregolare, non stabile e che fa del precariato, in tanti casi una possibile regola, non consentendo strutturale l’occupazione giovanile e femminile, vero vulnus pugliese, nonostante importanti incentivi regionali e statali mirati alle imprese.
In Puglia, come in tutto il Mezzogiorno, bisogna fare leva sulla spesa di tutte le risorse a disposizione e sulla contrattazione di secondo livello che certo non è in contrasto con la contrattazione nazionale, ma può e deve esserne integrazione anche per garantire un adeguamento normativo e salariale.
La contrattazione di secondo livello che comprende welfare aziendale, servizi e assistenza alle lavoratrici e ai lavoratori e talvolta anche alla loro famiglia, garantisce in una parola migliori condizioni di vita generali.
Ecco quindi che la questione pugliese costituisce per la Cisl, un unico tema, con diverse peculiarità e con una concretezza di azioni mirate che si rendono necessarie, attraverso il confronto responsabile tra Istituzioni e parti sociali. La priorità diventa quella di affrontare il tema del lavoro, in particolare di donne e giovani, della precarietà, del mancato incontro tra domanda e offerta nel mercato del lavoro, della fuga dei giovani formati, di sostegno alle diverse fasce medio basse, agli anziani e ai fragili.
Questo significa una diversa partecipazione di tutte le parti sociali e come abbiamo indicato anche nella proposta Cisl di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori ai destini delle imprese, aumentare la produttività per favorire anche un’occupazione stabile in termini di durata contrattuale e di tempo occupato, azzerando il gender gap ma anche le diseguaglianze generazionali che sembrano purtroppo accentuarsi, così come migliorare e innovare le relazioni sindacali e industriali. Questo è il percorso su cui la Cisl si impegna quotidianamente.