l'analisi

Dallo spaccio al consumo: la Puglia al centro delle «vie della droga»

Biagio Marzo

Le droghe rappresentano un complesso e importante problema economico e sociale, che può colpire chiunque. La Puglia è al centro di vie fiumare di stupefacenti

Le droghe rappresentano, al mondo di oggi, un complesso e importante problema economico e sociale, che può colpire chiunque. La Puglia è al centro di vie fiumare di stupefacenti assortiti provenienti dal centro Europa e dalla vicine Albania e Montenegro. Ma più agevoli sono le provenienze autoctone: Abruzzo, Calabria, Campania e persino dalla Sicilia.

Sul problema delle droghe, precisiamo che il Partito Radicale di Marco Pannella ha una postura solo e soltanto a favore della legalizzazione della cannabis, la cui motivazione pone fine agli affari delle mafie, peraltro, significa riconoscere ai cittadini la libertà di consumare in modo sicuro e responsabile, ancorché la libertà di curarsi o di intraprendere un’attività economica a tutto tondo legale. Secondo la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, negli anni del Covid 19, le organizzazioni criminali, in Puglia, hanno trovato strumenti e meccanismi di compensazione, riuscendo a riattivare pienamente i propri traffici illeciti, tramite vari accorgimenti a riversare sui mercati di consumo quantità di stupefacenti equiparabili agli anni precedenti alla pandemia.

Da allora ad oggi, il consumo è cresciuto, in Italia, nello stesso tempo, in Puglia. A rivelare il consumo di stupefacenti, in specie, sono le fogne. In Puglia, sono stati analizzati i campioni di acque reflue provenienti dalle città, dove, fortunatamente, il numero medio giornaliero di dosi di cocaina, cannabis ed eroina ogni 1000 abitanti non desta notevole preoccupazione, come si evince dai rapporti. Il che non deve fare dormire sonni tranquilli, dato che, a parere degli esperti, sono dati in crescita, in tutta la Regione.

La criminalità organizzata, ossia n’dragheta, camorra e Sacra corona unita, muove miliardi di euro della droga. Profitti senza tasse, chiamiamola con i termini esatti: evasione fiscale. I soldi intascati della vendita della droga possono essere ripuliti attraverso delle apposite «lavanderie» in cui sono impiegati, faccendieri, professionisti spregiudicati e imprenditori senza scrupoli. Di certo, hanno la complicità di alcuni funzionari delle Agenzie delle Dogane, delle Entrate e connivenze all’interno di banche e della GdF. Scrivono Ivan Cimmarrusi e Sara Monaci sul Sole24ore: «Il meccanismo è articolato e si consuma in molteplici passaggi al termine di un giro di fatture false. Il denaro proviene da attività illecite viene inserito in una sorta di banca nera. Da qui, escono finanziamenti a disposizione delle imprese conniventi». Di seguito, spiegano come i «fondi occulti» che vengono impiegati nella impresa che finanzia il sommerso delle aziende: «liquida in nero i fornitori, paga la manodopera irregolare e può incentivare forme di corruzione». Non finisce qui. Ci sono vari altri passaggi in «società filtro, con lo stesso meccanismo, all’interno di un labirinto di finti rapporti imprenditoriali funzionali solo a far perdere le tracce. Infine, si arriva all’ultima società monetizzatrice da qui il denaro viene prelevato attraverso normali sportelli postali o bancari per tornare immacolato a disposizione dei clan». Il che comporta, ovviamente, l’evasione dell’Iva, tutto grasso che cola per la malavita.

Il «sistema lavanderia» è stato «inventato» a Roma e ha fatto scuola in Puglia. Gli stupefacenti sono un problema in cui gli adolescenti sono i consumatori più numerosi e sono una categoria più a rischio. In altre epoche, i consumatori di stupefacenti erano le élite, invece, oggi, appartengono a tutti i ceti: dai colletti bianchi, per arrivare, incredibilmente, ai disoccupati e ai sottoccupati: fasce di età giovanile. Nel centro del centro di Lecce, un ragazzo di 15 anni è stato arrestato dalle forze dell’ordine in possesso di hashish e, probabilmente, oltre essere fruitore, probabile, era anche diffusore. Molti giovani, per procurarsi le dosi, sono disposti a tutto anche a farsi del male attraverso furti, rapine e scippi. E non contiamo i suicidi, gravidanze indesiderate, malattie veneree, abbandono agli studi. In questa «famiglia» di consumatori, troviamo adolescenti senza arte né parte che affollano bar, discoteche e circoli creativi del Salento. Una specialità di questa terra che sta lievitando, per mancanza di offerta di lavoro soprattutto. Si badi che nei confronti delle organizzazioni criminali e gli spacciatori bisogna usare la massima repressione, verso i giovani la prevenzione e quelli drogati assistenza sanitaria e non solo per farli uscire dal loro stato di dipendenza . Bene che il ministro Nordio proponga per i detenuti tossicodipendenti che scontino la pena in comunità.

In questi mesi estivi, la domanda di stupefacenti è cresciuta in modo esponenziale, per via del grande turismo, che ha investito l’area ionico salentina. Con particolare smercio nei litorali marini. Sono affari d’oro per le organizzazioni criminali, il cui lavoro ha degli straordinari pazzeschi per i puscher, ossia giovani spacciatori, i cui guadagni sono incredibili. Nella sua cameretta nella casa, in cui viveva con i genitori, nascondeva i proventi ottenuti dalla vendita della droga. Oltre 45mila euro è il totale trovato dai carabinieri. Nei guai è finito un pusher di 17 anni. Dalle prime informazioni, si tratterebbe di uno spacciatore consolidato che gestiva tutto dalla camera della casa di famiglia. Il commercio avviene nelle città come centri di media grandezza e nei piccoli borghi.

A Tiggiano, 2700 abitanti, nel profondo Sud del Sud della provincia di Lecce, sono stati sequestrati oltre cinque chilogrammi di droga, tra cocaina e hashish, il kit per confezionare le dosi, una pistola e 835 euro. Il trafficante era un «insospettabile», di cui alcuno avrebbe mai pensato che facesse simili loschi affari. Nei mesi passati, un’organizzazione abruzzese-pugliese forniva droga, cocaina e hashish, in diverse piazze delle due regioni, «adoperando strumenti di comunicazione criptati e a circuito chiuso, - scrive la Gdf - mimetizzando le attività illecite in strutture adibite ad attività commerciali e usando nelle conversazioni un linguaggio allusivo». Gli indagati avevano un patrimonio da capogiro tra soldi in contanti e proprietà immobiliari e mobiliari. I fornitori avevano come acquirenti anche un clan che operava nella città vecchia di Bari.

La novità è il fai da te, coltivazioni di cannabis nei balconi delle case e nei giardini. Questo in piccolo, in grande veri e propri vivai, in San Pietro in Lama, piccolo Comune nell’hinterland leccese, è stato scoperto dai Carabinieri, il coltivatore che innaffiava le piantine. A Taranto, nei giorni scorsi una donna di 53 anni disponeva ai fini di spaccio una considerevole quantità di stupefacenti.

Ci sono di tutte le età, senza distinzione di sesso, che spacciano, idem che consumano. L’uso di stupefacenti può portare, senza enfasi, a una montagna di problemi, come visto, come la criminalità, la violenza, lo sfarinamento delle famiglie, l’indebitamento, la povertà e la morte.

Per contrastarlo, sono necessarie politiche e programmi di prevenzione e di trattamento forte ed efficace per eliminare l’uso nazionale, regionale e comunale.

La questione stupefacenti ha, storicamente, una ricaduta sui penitenziari. Il numero dei detenuti per la violazione delle leggi sullo spaccio di droghe, l’Italia è quello che si gioca il «primato», con la presenza più alta dei detenuti in carcere e condannati in via definitiva. Nei penitenziari pugliesi reclusi spacciatori e tossicodipendenti rei affollano le celle in contatto con criminali incalliti. La stragrande maggioranza potrebbero essere curati in strutture sanitarie, diminuendo di molto il numero di carcerati. Il problema drammatico di oggi per numero di suicidi: 74 ad horas, molti di questi consumatori di droghe.

Per quanto, riguarda la Puglia sono aperti sei Dipartimenti di Dipendenze Patologiche una per ogni Azienda sanitaria locale. Le strutture offrono assistenza e trattamento sanitario ai cittadini e alle famiglie che ne hanno bisogno. Il che permette di superare e prevenire uso o dipendenza di droghe. In alcuni i casi in cui il cittadino faccia uso e abuso in modo illegale di stupefacenti meglio che sia prima nelle mani sanitarie e non, viceversa, in quelle della giustizia inquirente. Fino a prova contraria, vivono nel rispetto dei dettami Costituzionali.

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