l'analisi

Commercio globale, la Puglia impari a essere ambiziosa

Piero Liuzzi

Al gran tavolo del G7 pugliese un convitato di pietra c’era. Ovviamente ben nascosto, dissimulato nelle non poche luminarie c’era il commercio globale

Eppure al gran tavolo del G7 pugliese un convitato di pietra c’era. Ovviamente ben nascosto, dissimulato nelle non poche luminarie c’era il commercio globale. Caspita se c’era! I summit servono anche all’economia, ai macro e medi scenari economici. A dati risalenti a un anno fa, quindi ben prima della guerra di Gaza e delle sue estensioni dal Mar Rosso al Golfo di Aden, la contrazione media del traffico merci su tutte le rotte globali è stata del 3%.

Tuttavia, i traffici marittimi continentali sono aumentati del 5% e quelli locali addirittura del 7%. Qualcuno profetizza il tramonto della globalizzazione anche per l’impazzare di sanzioni, embargo e dazi. Ma forse è un po’ presto per dirlo. Qualcun altro inneggia a sovranismi e auspica impossibili autarchie. Certo i tempi del trionfale ingresso della Cina nel WTO sono lontani e almeno dalla presidenza Obama gli Stati Uniti si sono accorti che la mela (anche nel senso di Apple) aveva un retrogusto amarissimo in termini di deindustralizzazione e di debito pubblico americano detenuto da Pechino. Ovviamente il contrario di globalizzazione non è autarchia e viceversa.

Per un verso flettono i traffici transoceanici, per l’altro crescono quelli macroregionali. Infatti, i suddetti due numerini che attestano la crescita del traffico merci continentale e locale qualcosa vorranno pur dire e potrebbe essere qualcosa che ci riguarda molto da vicino. Sia come Italia che come Puglia.

Intanto il traffico container nei porti delle sponde Est e Sud del Mediterraneo è cresciuto sottraendo lavoro ai porti italiani e del Mar Nero. Anche gli spagnoli non scherzano. Il Logistic Performance Index della Banca Mondiale, che fotografa le capacità trasportistiche internazionali, ci colloca al diciannovesimo posto su 139 Paesi. Non è male ma con 8 mila chilometri di costa potremmo fare molto meglio di altri competitori europei che ci sopravanzano e non di poco. Punti deboli la qualità delle infrastrutture, la burocrazia e quindi la puntualità. Qualche volta ci si mette anche lo skyline che verrebbe compromesso o il nido di qualche «rara avis».

Giorgia Meloni ha motivato la scelta pugliese del G7 con la centralità mediterranea della regione e non si riferiva certo a «lu sule, lu mare, lu ientu». Che il turismo debba fare la sua parte è scontato ma c’è un altro «Big Game» che sembra aprirsi con i traffici di breve e medio raggio di una futuribile reindustrializzazione dell’Occidente.

L’espressione di Papa Francesco «Guerra Mondiale a pezzi», potrebbe inverarsi nel suo contrario: «Pace Mondiale a pezzi» con annessa rivoluzione di rotte e traffici.

Da Borgo Egnazia alla svizzera Bürgenstock - dove si è svolta la conferenza di pace per l’Ucraina - è emersa chiarissima la probabile prossima geografia globale con annesse nuove inedite rotte commerciali marittime.

Che l’Italia abbia una posizione strategica è fin troppo ovvio. Che la Puglia possa avere qualche ambizione in più sarebbe banalmente doveroso.

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