L'editoriale

E all’«Angelus» il Papa ricorda la tragedia della guerra in Congo

Dorella Cianci

Quali gli ultimissimi aggiornamenti, recuperati con l’aiuto di due testimoni come suor Maria Teresa del Buon Soccorso e Monsignor Mandio Akuma?

Papa Francesco, ieri, nella preghiera dell’Angelus, da Roma, ha acceso un faro su una delle situazioni più dimenticate del pianeta, che stiamo cercando di documentare, non senza difficoltà (da circa due anni) per i principali organi di stampa cattolici: la violenza in Congo e, in particolare, la gravissima situazione nella zona sud-est, al confine con il Rwanda. Quali gli ultimissimi aggiornamenti, recuperati con l’aiuto di due testimoni come suor Maria Teresa del Buon Soccorso e Monsignor Mandio Akuma? Al momento le truppe della Comunità per lo Sviluppo dell’Africa Australe, nella parte orientale del Paese, a differenza dei loro predecessori, sempre lì nella zona orientale, sono state coinvolte in violentissimi combattimenti armati contro i ribelli dell’M23, rendendo i negoziati pacifici una realtà insperabile.

Va aggiunto che i Paesi della Comunità dell’Africa orientale, il cui mandato è terminato nel 2023, avevano cercato di proteggere le linee del fronte, proprio per tentare di incoraggiare il dialogo. Mentre questo ha contribuito a respingere l'M23 senza sparare un colpo, a sua volta, purtroppo ha innescato l’ira di Kinshasa per non aver preso di mira quelli che chiamava «terroristi». Cerchiamo di fare un passo indietro, in questa situazione decisamente complessa, con l’aiuto della documentazione del Centro Astalli di Roma e dell’ISPI. Il  26 gennaio 2023  la milizia ribelle dell’M23 ha iniziato un nuovo duro attacco nella città di Kitshanga, da dove sono fuggite tantissime persone.

La città è ormai sotto il controllo della milizia stessa, che prosegue la sua avanzata verso Walikale, nel Nord Kivu, un’area particolarmente ricca di miniere di oro, stagno e cobalto. Una ricchezza che, da quelle parti, è solo causa di violenza e sciagure. Questa avanzata ha provocato la ritirata dell’esercito congolese da Kitshanga. La nuova offensiva è stata duramente condannata dalla missione di pace delle Nazioni Unite presente nelle regioni orientali del Paese. In questo clima di tensione, la capitale Kinshasa - come ricorderete - ha accolto la visita di Papa Francesco con una folla di decine di migliaia di persone, le quali guardavano a Francesco con occhi di speranza. Va anche ricordato che il  6 aprile dello scorso anno,  Medici Senza Frontiere denunciò come il conflitto tra l’M23 e le forze armate congolesi si stesse avvicinando ad alcune zone densamente popolate, piene di giovani e bambini. Centinaia di migliaia di civili sono scappati verso Goma, che si è ritrovata (e si ritrova ancora) a non avere più spazi e risorse sufficienti per accogliere tutti. La città ad oggi è sull’orlo di una catastrofe umanitaria. A Goma sono presenti più di 300 mila sfollati. Le autorità hanno messo a disposizione vasti terreni dove le ONG hanno allestito dei campi per accogliere chi fugge. Accedere agli ospedali è diventato quasi impossibile. Inoltre i disastri ambientali, che hanno causato inondazioni e smottamenti in tutto il territorio del Sud Kivu, hanno provocato la morte di 400 persone e ulteriori migranti interni. Il bilancio delle vittime è destinato a salire di ora in ora. Le notizie reperibili sono sempre fin troppo poche. Le scarse condizioni igienico-sanitarie creano un alto rischio di malattie infettive come il colera.

Il  19 giugno 2023  il capo della MONUSCO (la Missione ONU nel Congo), Bintou Keita, dopo aver precedentemente espresso la volontà di ritirare, entro il 2024, i caschi Blu, presenti nel Paese dal ‘99, ha dichiarato che l’uscita della missione di pace avverrà solo dopo il «raggiungimento delle condizioni minime del piano di transizione». Che cosa aspettarci per il futuro? Le previsioni sul futuro, come ha detto oggi Bergoglio, appaiono quasi prive di speranza. Al momento, i recentissimi attacchi hanno causato ulteriore sfollamento di migliaia di persone  (nel solo Nord Kivu). E il ruolo dell’Occidente nel Paese? Appare essere in declino, come dimostrato anche dalle proteste  anti-occidentali dello scorso febbraio, quando centinaia di persone hanno assaltato le ambasciate di Francia, Stati Uniti e Regno Unito. Intanto l'escalation di violenza sembra essere inarrestabile. Monsignor Akuma ha ricordato come il quartiere più colpito, nell’area meridionale, è quello di Cité Gécamines (Lubumbashi), un tempo con strade popolose, scuole, piccole abitazioni e ospedali. Ad oggi, è tutto chiuso o devastato, proprio per star dietro ad affari economici senza scrupoli.

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