Il commento
Musica, pizza e pallone: le scorciatoie per unire Bari e Napoli
Insomma con la pizza, con la musica e col pallone Napoli e Bari hanno trovato la scorciatoia per riparare al complotto separatista della storia.
Dice: un bagno di folla a Bari per l’apertura di una nuova pizzeria napoletana. Eh, ma c’era il tutto esaurito anche per il concerto di Riccardo Muti al Petruzzelli. E se questi pizzaioli grazie ai social sono conosciuti quanto Ronaldo, i Wiener Philarmoniker che hanno impiattato Mozart e Schubert sono il Nobel della musica. E se con la «pummarola ‘ncoppa» continua l’invasione dall’ex capitale del Regno, non è che sia granché diverso con le divine note nel teatro, dato il sangue molfettese-partenopeo del grande maestro. Così 163 anni dopo la (dis)unità d’Italia, e nonostante un treno (diretto) ancora chiamato desiderio, finalmente le due più importanti città del Mezzogiorno e i due Sud (isole a parte) fanno ciccia comune.
Che finora avvenga in andata e senza ritorno, lasciamo fare il tempo. «Imagine», avrebbe detto John Lennon, immagina cosa potrebbe succedere ora che le orecchiette baresi hanno messo lo scontrino anche se sempre fatte a mano. Insomma hanno acquisito un’aria industriale nella vendita anche se sempre artigianali nella confezione: prodigi da san Nicola. Napoletani stiamo arrivando. E se proprio vogliamo dirla tutta, c’è sempre una Maria Sofia di Baviera e il suo sogno d’amore a Bari. Beh, sogno: conosceva solo in fotografia re Francesco II che nel 1859 venne qui a sposare. Anche se Bari spilorcia le ha dedicato solo una targa muraria, anzi non Bari ma un Rotary. Lei 18enne che amava uscire da sola, cavalcare, tirare di scherma e di carabina, fumare in pubblico, riempire la casa di cani pappagalli e canarini, sfidare gli scugnizzi nei tuffi a Mergellina. Oggi sarebbe da «Isola dei famosi».
Ah, dimenticanza. È stata una nobil schiatta di napoletani a salvare una Bari del calcio con la quale nessun barese aveva voluto sporcarsi le mani. Che poi sia andata come è andata (e dobbiamo aspettare giovedì prossimo per sapere infine come), i baresi se lo meritano. Sempre pronti a conquistare stadi in trasferta, sempre col braccino corto con la carta di credito. E hai voglia ad accusare i De Laurentiis di aver fatto come i Savoia col Sud dopo Garibaldi, tanto vi do (mah) tanto vi prendo. Con la squadra smembrata dopo quei 60 secondi fatali che in un anno l’hanno portata dalla possibile serie A alla possibile (corna e bicorna) serie C.
Insomma con la pizza, con la musica e col pallone Napoli e Bari hanno trovato la scorciatoia per riparare al complotto separatista della storia. Dovete restare divise perché vinte e divise siete più deboli, dovesse venirvi in testa di fare concorrenza ai vincitori del Nord. Dovesse davvero venirvi in testa di potervi raggiungere fra di voi in poche ore manco foste Milano e Torino. Chessò, per colazione andiamo a prendere il caffè a Napoli e per cena torniamo a farci una margherita a Bari. Un tentativo meno mangereccio hanno fatto tempo fa i due sindaci, teniamoci più in contatto hanno detto il loro Manfredi e il nostro Decaro (più complicato fra i due presidenti di Regione per eccessiva compatibilità di carattere). Comuni interessi e comune legittima difesa.
Sincerità vuole si ammetta che anche il «patto della pizza» sia tutt’altro che un patto. Essendo, quella di esportazione alta e a pasta morbida, una bestemmia per quella fine e croccante dei nativi. Sdrammatizzano: è la concorrenza, bellezza. Ed è argomento da non snobbare in questa campagna elettorale cittadina, altro che semplice «food». Talché questo si dovrebbe chiedere a Leccese, Laforgia, Romito: per quale impasto siete? In una città peraltro tanto senza religione da proporre pizze col ragù, col polpo o con le vongole, che è come andare a farsi il segno della croce in una moschea. Ma sai, a Bari ormai ci sono più bracerie, fritture da asporto, polpetterie, porchetterie, cineserie, hawaianerie, indianerie, khebaberie, giapponeserie che appartamenti in affitto. Affermano per allargare l’offerta a favore dei turisti, i quali invece ci vengono per patate-riso-e-cozze e cime di rapa, evitando già tutto il resto a casa loro.
Ultime notizie. Un’ennesima nuova apertura offre i panini tipici della tradizione polacca ebraica. E sono in arrivo anche noodles e ravioli e bao fatti a mano. Prego consultare Internet per capire cosa siano e se contengano olio di palma. Già sono in vendita cicale al gratin e lombrichi stufati. Fino al punto di considerare un dibattito assolutamente costruttivo quello pizzaiolo fra Bari e Napoli, altro che quisquiglie e pinzillacchere. Staremo buoni finché non ci offriranno panzerotti stampati in 3D.
(PS. Domanda: e tu con tanti problemi che ci sono attorno attorno te ne esci con questi solluccheri? Risposta: andate in giro e vedete di cosa parla la gente).