L'analisi

Passata è la tempesta odo i politici far festa: resistere e resisteremo

Bepi Martellotta

La Regione Puglia sta crollando, pezzo dopo pezzo, sotto i colpi di una magistratura che non poteva fare altro che intervenire, ammanettare, fermare, bloccare

Resistere, resistere, resistere. La celebre frase dell’allora capo della Procura di Milano, Francesco Saverio Borrelli, ai tempi di Mani Pulite – sembra un paradosso – è lo slogan che sta guidando l’operato della Regione e del Comune dopo la bufera giudiziaria che ha travolto colletti bianchi e criminalità organizzata a Bari. Sembra un paradosso perché, in realtà, quello che sta accadendo è l’esatto contrario di ciò che accadde, nel Paese, con la presa di coscienza della tangentopoli nella politica degli anni ’90: resistere ai cambiamenti, fare finta non sia accaduto nulla, andare avanti, continuare a fare politica e seppellire in fretta i fatti e misfatti che hanno travolto le istituzioni. Quelle stesse istituzioni che, tra l’8 e il 9 giugno, i pugliesi si accingono a votare di nuovo, tra comuni e Bruxelles.

La Regione Puglia sta crollando, pezzo dopo pezzo, sotto i colpi di una magistratura che non poteva fare altro che intervenire, ammanettare, fermare, bloccare. Si chiama Giustizia, piaccia o no, ed ha un obbligo: quello di intervenire con un’azione. Arriva tardi l’azione, ma prima o poi arriva, ed è questo l’unico messaggio valido che può restituire a tutti un sistema fatto di Tribunali che cadono a pezzi, di magistrati più o meno sotto organico, di funzionari sottopagati e di impiegati frustati, di inquirenti eroici o corruttibili e di ridicole aule dove si affollano le vite delle persone (che perdono il lavoro, che hanno ammazzato qualcuno, che hanno perso qualcuno o che vogliono la “verità” che non arriva mai). Ebbene, di fronte a quanto accaduto si poteva scegliere tra due strade: fare piazza pulita nelle istituzioni (l’azzeramento sollecitato dalla leader Pd al governatore della Puglia), o ritoccare qui e là giusto per allestire il maquilage necessario ad affrontare le urne amministrative ed europee. Si è scelta la seconda strada.

Emiliano, presidente della Regione, è stato chiamato ad un grande passo: cambiare pagina. E non perché glielo chiedeva Elly Schlein o “l’opposizione” di centrodestra in consiglio regionale che domani, invano, proverà a sfiduciarlo. Perché glielo chiedevano i cittadini tutti. Quei pugliesi che, in questi anni – mentre, stando alle accuse, si organizzavano le primarie con i voti comprati e si pilotavano le urne - hanno lavorato sodo, hanno difeso l’onore della loro terra e hanno applaudito quando la vedevano messa in mostra sulle vetrine internazionali. Glielo chiedevano i ragazzi che non sono scappati come tanti per trovare lavoro altrove (più facilmente) e sono rimasti qui, in una terra dove per 50 euro o una bombola di gas si svende la democrazia del voto.

Ecco, avviare “una nuova fase” significa proprio quello: ripartire da zero. Buttare a terra colpevoli e innocenti, ai vertici dell’amministrazione, per ricominciare da capo. Resistere, sì, ma ai colpi delle connivenze, dei trasformismi, delle convenienze, del baratto, delle furbizie criminali. A costo di gettare, come si suol dire, il bambino con l’acqua sporca. A costo di sporcare anche la buona amministrazione che, qui e là, c’è stata, nell’amministrazione regionale come in quella di Bari. E invece, piazze gremite a “difendere” l’onore perduto, sindaco commosso che vola a Bruxelles e governatore con l’elmetto a difendere il “recinto” dalle richieste di audizione. Avanti con la corsa alle liste, prima che un altro pezzo del tetto ci crolli addosso.

La paura del “tintinnar di manette” che riecheggia attorno alle prossime elezioni non ha nemmeno frenato la corsa di tanti candidati consiglieri comunali a quel “posto fisso” di cui pavoneggiava Olivieri dopo l’elezione della moglie. Una folla di liste (il famigerato “civismo”) dietro le quali tornano con i vestiti della sinistra persone di cultura e amministrazione di destra e viceversa. E poco importa se “Sud al centro”, la contestata creatura politica di Maurodinoia-Cataldo non comparirà sulle schede: pezzi di quel movimento tornano a riempire le file dei candidati con Laforgia e Leccese, mentre a destra non si fanno remore a cooptare esponenti di sinistra da far correre verso il “posto fisso”. Triggiano, Valenzano, l’Amtab, Asset, Arti…. Tutto dimenticato

È la democrazia, bellezza, verrebbe da dire. Ma come non rimanere colpiti dai “selfie” di gruppo che arrivano dai consiglieri uscenti del Comune di Bari (tanti i ri-candidati) mentre l’Amtab viene affossata dalle verità delle infiltrazioni criminali che arrivano da sotto il tappeto, con un sindaco amato, unanimemente ritenuto bravo, che ha cambiato la città e che ha girato perfino sotto scorta per le minacce, ma evidentemente un po’ distratto sugli affari che andavano avanti fuori e dentro il suo consiglio comunale?

E che dire del “patto per la legalità” che dovrebbe proteggere la Regione di Emiliano e che i pentastellati stanno sventolando in ogni luogo della Puglia? Dopo aver “litigato” con lui al punto da far saltare le primarie di Bari, la nuova bandiera dovrebbe coprire come un manto magico- stando alle accuse degli inquirenti – gli appalti assegnati agli amici da una delle principali società controllate dal sistema , senza contare le altre. Via tutto, c’è la varichina del “patto”. Sì, va fatta un po’ di pulizia con lo sgrassatore, magari defenestrando due assessori esterni (tra l’altro bravi), ma il più è fatto. Quanto basta per accontentare la richiesta di “repulisti” arrivata dalla leader del Pd nazionale, ignara di ciò che davvero accade nei territori (non solo in Puglia) e impegnata a frenare – con scarsi risultati – lo strapotere dei generali (i governatori) mentre i veri affari non li fanno a viso scoperto i colonelli (gli assessori), ma gli imboscati tenenti (i manager degli enti controllati).

Resistere, resistere, resistere. Resistere alla tentazione di non andare a votare. Resistere all’idea che la democrazia delle X sulle schede elettorali non esista piu’, perché è la Politica, innanzitutto, che ha deciso di suicidarsi. E’ questa, forse, la vera sfida per tanti baresi e pugliesi. Quella di resistere.

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