La riflessione
Addio vecchi partiti: nel «cinema» delle primarie brillano solo i singoli
Le primarie segnano un passaggio cinematografico storico dall’epoca in cui erano i partiti gli attori principali ad una in cui sono le persone singole ad esserlo
La «Gazzetta» dell’altro giorno conteneva due annunci di contenuto radicalmente diverso ma che sono uno specchio dei tempi. Uno dei contendenti alla carica di Sindaco di Bari ha costituito il suo comitato elettorale, invitando i cittadini a parteciparvi e, nella stessa prima pagina, è stato annunciato che inizia la bellissima manifestazione cinematografica del Bif&st, di cui bisogna essere grati all’inventore e alla Regione Puglia che la sostiene.
I due fenomeni sembrano distanti ma come le famose rette parallele di Aldo Moro, e come la geometria non euclidea conferma, sono destinate ad incontrarsi, perché sono specchio dei tempi. Aldo, l’hai pagata cara la tua intuizione! Ma vediamo perché queste rette parallele sono destinate a incontrarsi.
Le primarie segnano un passaggio cinematografico storico dall’epoca in cui erano i partiti gli attori principali ad una in cui sono le persone singole ad esserlo. Passaggio di staffetta cinematografica dai partiti agli individui.
Un’ideologia per affermarsi cinematograficamente ha bisogno di una elaborazione partitica. Ci sono naturalmente dei «singoli» visionari che la annunciano. Per limitarci all’economia, Marx, la lotta del proletariato. Schumpeter, la capacità imprenditoriale degli innovatori. Keynes, la spesa pubblica a supporto dello sviluppo sociale. Ma enunciata la visione ideologica, il cinema richiede partiti che la fanno propria: i partiti comunisti per Marx, quello repubblicano per Schumpeter e quello democratico per Keynes. Sono i partiti che per le ideologie conquistano un ruolo cinematografico. In maniera onestamente ridicola nel fascismo e tragica nel nazismo.
Questa irruzione del cinema nella comunicazione partitica ha favorito la sclerosi delle ideologie coincisa con la burocratizzazione dei partiti. Per rimediarvi la Sinistra ha coraggiosamente introdotto le primarie, copiate dagli Usa ma con modifiche che le hanno nettamente migliorate. Le primarie della Sinistra sono - giustamente - aperte a tutti. E giusto che al processo di scelta partecipi chi voterà a favore e chi voterà contro. Magari oltre alla Sinistra le facesse anche la Destra! Si avrebbe un supersondaggio elettorale. Ma nelle primarie si manifesta la natura intima dei personaggi. Autoritaria, decisionale, esclusivista quella dei personaggi di Destra. Possibilista quella di Sinistra. Quindi nessuno degli attuali leader della Destra si sottoporrebbe mai a primarie, meno che mai a primarie aperte. La Sinistra invece ha saputo innovarsi pur con mille tentazioni di passi indietro. Vito e Michele fanno dunque benissimo a sottoporsi ad un processo di primarie, un’autentica lezione di democrazia moderna.
Ma ritorniamo al cinema. Nel processo delle primarie c’è un trapasso di ruoli cinematografici. Non è più l’ideologia a fare da attore principale, ma il singolo. Nell’esempio americano che ci precede, tutto diventa cinema dei singoli. L’abito, il sorriso, le frasi ad effetto. I candidati sottraggono all’ideologia il ruolo di attori. Una copertina del «Time» quando fu eletto Reagan diceva Ronald Reagan «in The President». Notare, non era Ronald Regan «The president» , ma «in» indicava un ruolo cinematografico che l’attore si apprestava a interpretare. E interpretrò benissimo.
Il «dittatore» cinema si avvia dunque a spostarsi dalla ideologia all’individuo di cui esalterà vizi e pregi. Per questo motivo si può essere sicuri che la attuale Destra autoritaria si sottrarrà alle primarie. Ve la vedete la Meloni che chiede, mi volete alla guida dei FdI? È invece con le primarie che la Sinistra si presenta con una veste cinematografica democratica estranea alla Destra. Il processo avviato da Vito (Leccese) e Michele (Laforgia) dunque è una grande lezione di democrazia.