Il commento

Torna l’emozione dell’allunaggio, una nuova «Odissea»

Enzo Verrengia

È passato molto tempo dalla notte tra il 20 e il 21 luglio 1969, quando Tito Stagno esclamò in diretta televisiva: «Ha toccato!», annunciando l’avvenuto allunaggio, neologismo che divenne un meme dell’epoca

Odysseus. Non a caso il nome del lander che ha riportato l’umanità sulla Luna è quello dell’esploratore per eccellenza. Protagonista di un poema immortale il cui titolo, a sua volta, ha ispirato, aggiornandolo al XXI secolo, Stanley Kubrick per uno dei più spettacolari film di fantascienza mai visti sul grande schermo. Tratto da un racconto dello scienziato-scrittore Arthur C. Clarke. Ed entrambe le opere prendono le mosse dalla Luna.

Qui però si tratta di scienza, non di invenzione narrativa. Il lander Nova-C, alias Odysseus, è il prodotto della tecnologia avanzata che nasce dai laboratori della Intuitive Machines. Un’impresa privata sopperisce all’iniziativa pubblica. Il Programma Artemis della NASA, varato con questa denominazione nel 2019 ma invero frutto di una pianificazione che risale al 2005, è proceduto finora con ritardi e procrastinazioni. Adesso finalmente arriva una dimostrazione concreta di ripartenza della ripresa di viaggi sul satellite terrestre. Bill Nelson, amministratore della NASA, ha twittato su X: «Oggi, per la prima volta dopo mezzo secolo, l’America è tornata sulla Luna». Infatti, l’ultima volta che un veicolo spaziale partito dalla Terra si posò fra le polveri e le rocce selenite accadde con il LEM dell’Apollo 17, nel 1972, oltre mezzo secolo fa.

Luciano di Samosata, Pierrot, Cyrano, Laforgue, Verne, Méliès e gli altri impreziosiscono i rapporti dell’immaginario con quelle distese inesplorate di crateri. Ma la preminenza di una loro possibile colonizzazione, previe strutture compatibili con l’insediamento umano, travalica i confini delle semplici «conquiste» scientifiche. La Luna è un contenitore di incognite da dirimere, poiché indispensabili anche al balzo verso le stelle. Intanto sarebbe la più probabile stazione di partenza per Marte. Di qui le conoscenze necessarie in fatto di ambiente, modalità territoriali di un mondo apparentemente morto e invece pieno di sorprese, infine le risorse del sottosuolo.

In termini operativi, la missione si chiama Im-1, e rientra nel progetto Commercial Lunar Payload Services (Clps) e della campagna Artemis dell’agenzia spaziale americana, per la quale Odysseus ha trasferito sulla Luna parte della strumentazione da impiegare in seguito. I vertici della NASA precisano: «La decisione di spostarsi dal sito di atterraggio originario nell’Oceanus Procellarum si è basata sulla necessità di conoscere meglio il terreno e le comunicazioni nei pressi del Polo Sud lunare, che si prevede sia uno dei luoghi migliori per una presenza umana prolungata sulla Luna. L’atterraggio vicino a Malapert A aiuterà inoltre i programmatori della missione a capire come comunicare e inviare dati alla Terra da una posizione bassa sull’orizzonte lunare».

All’apparato del lander si prospetta il compito di accumulare dati sulle interazioni radioastronomiche e meteorologiche spaziali con la superficie del satellite e quello di testare tecnologie di atterraggio di precisione, per acquisire un miglior quadro d’insieme dell’ecosistema locale e quindi facilitare le future operazioni di sbarco degli equipaggi umani. Questi daranno inizio ad una ricognizione più organica della Luna, presupposto per attuarne una valorizzazione che alcuni potrebbero definire «sfruttamento», quando invece rientra nella naturale espansione cosmica della specie umana.

È passato molto tempo da quella notte tra il 20 e il 21 luglio 1969, quando Tito Stagno esclamò in diretta televisiva: «Ha toccato!», annunciando l’avvenuto allunaggio, neologismo che divenne un meme dell’epoca. L’evento aveva principalmente la funzione di assicurare agli Stati Uniti la vittoria nella competizione con l’Unione Sovietica. Ne scaturirono anche le ben note teorie del complotto che lo negavano, attribuendo le immagini in mondovisione a riprese dirette proprio da Stanley Kubrick. Il tutto rinfocolato nell’era del digitale e delle fake news. Mentre Odysseus e Artemis sono altre testimonianze di una realtà che si snoda con l’incalzante ritmo dello sviluppo.

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