l'analisi

Giornalismo locale e democrazia, l'esempio della Norvegia

Francesco Bellino

Mentre sempre più giornali chiudono e ampie zone diventano deserti informativi, Sanders parla di un New Deal per il giornalismo, che è pilastro della democrazia.

Noam Chomsky, riconosciuto da molti come il più grande intellettuale pubblico del nostro tempo, ha invitato tutti i cittadini dei paesi democratici a «intraprendere un corso di autodifesa intellettuale» per proteggersi dalle manipolazioni operate dai mass media sulle loro idee in vista della produzione di «illusioni necessarie».

Bernie Sanders, candidato alle elezioni presidenziali nel 2016 e nel 2020 come indipendente con i democratici e attualmente al suo terzo mandato al Senato degli Stati Uniti, nel suo ultimo libro (Sfidare il capitalismo, Fazi Editore, Roma 2024, pp. 393, euro 20) tra i vari problemi affrontati analizza il rapporto tra il sistema mediatico e la democrazia e denuncia con profonda onestà e acutezza intellettuale le minacce alla libertà e alla vita democratica.

Oggi «circa il 90 per cento di tutti i media statunitensi è controllato da otto grandi conglomerati – Comcast, Disney, Warner Bros, Discovery, Netflix, CBS, Facebook, Fox News e Hearst – e questa concentrazione della proprietà si è accentuata sempre più negli anni in conseguenza di fusioni e acquisizioni multimiliardarie». Questi conglomerati, i cui proprietari sono più ricchi degli Stati Uniti, detengono un controllo schiacciante su ciò che vediamo, ascoltiamo e leggiamo.

Il governo degli Stati Uniti destina alle emittenti radiotelevisive pubbliche circa 1,40 dollari pro capite l’anno, lo 0,002 per cento del Pil. La Norvegia spende 110,73 dollari a persona per sostenere il sistema di media pubblici. La Germania ha il più grande mercato televisivo in Europa e spende 142,42 dollari pro capite l’anno per i media pubblici. Sostiene nove sistemi radiotelevisivi regionali pubblici, che assicurano un’intensa copertura nazionale, regionale e locale.

Tra le numerose conseguenze che produce il sistema mediatico americano vi è «la rovina del giornalismo locale», che è uno dei problemi più urgenti, forse, per Sanders, «il più urgente». Infatti, come possono reggersi una democrazia e un governo rappresentativo «se i media locali scompaiono e i residenti non ricevono informazioni e notizie su ciò che avviene nelle loro comunità? Una democrazia vitale richiede media vitali a ogni livello della società». E purtroppo in molte parti non solo degli Stati Uniti questi media locali stanno scomparendo.

Le società dei media stanno abbandonando il giornalismo locale perché non produce gli utili che esse esigono. La pubblicità sta passando al digitale, facendo crollare il modello di finanziamento del giornalismo locale e regionale. Il giornalismo, annota lo studioso dei media Robert McChesney, «non è più redditizio».

Mentre sempre più giornali chiudono e ampie zone diventano deserti informativi, Sanders parla di un New Deal per il giornalismo, che è un pilastro della democrazia. Occorre ripensare il modo in cui vengono sostenuti i media locali per garantire che i cittadini possano accedere alle informazioni per una democrazia vitale. «Sono necessari importanti finanziamenti pubblici per dei media multiformi e concorrenziali sia a livello nazionale che regionale e locale».

Sanders elogia il sistema mediatico della Norvegia, che è unanimemente riconosciuto come uno dei sistemi dei media più liberi al mondo e a cui corrisponde una delle democrazie più sane. Dal 1969 la Medietilsynet (l’autorità norvegese per i media) fornisce sussidi alla stampa locale, e più di recente a pubblicazioni digitali, per mantenere la concorrenza a livello locale. Distribuiti in proporzione alla diffusione di un giornale e alle visualizzazioni online, questi sussidi hanno consentito di mantenere redazioni locali in concorrenza tra di loro e promosso anche un dibattito nelle comunità, dando voce alle minoranze linguistiche ed etniche e ai movimenti politici dissenzienti. Oltre a ricevere sussidi, le pubblicazioni norvegesi sono esenti da imposte sulle vendite. Se i sussidi sostengono la concorrenza locale, dalla fine degli anni Novanta la Norvegia ha avviato una serie di misure per prevenire la concentrazione della proprietà dei media a livello nazionale.

Riconoscere il giornalismo di qualità come un bene pubblico, che debba essere disponibile a tutti e che possa essere rafforzato con investimenti significativi nei media pubblici, specialmente a livello locale, è cruciale perché i deserti informativi non diventino deserti democratici.

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