La riflessione
Da Tolkien ad Atreju, la cultura politica a destra ha il cuore di un bambino
Tra le favole celtiche e i maghi dei boschi, una fiaba vi salverà. Perché la realtà è tosta assai
E chi l’ha detto che la politica ha perso l’abitudine di attingere le sue ragioni dalla cultura per farsi solo pragmatismo vile e azione senza pensiero? Certo, i leader politici appaiono un po’ sbalestrati da un orizzonte impastato di intelligenze artificiali e deficienze reali, da guerre dietro l’angolo d’Europa e capitalismi digitali che hanno ormai vinto ogni guerra e ti costringono a comunicare facendo tik tok e genuflessioni ad Elon Musk. Dove sono stati riposti Gramsci e Turati, De Gasperi e Moro, Einaudi e i padri del pensiero liberale non si sa, ma non è il caso di stracciarsi le vesti: nuovi pensatori s’apprestano all’orizzonte, subitamente celebrati con gli onori che si devono ai vincitori.
La presidente del Consiglio, premier in coming (se passa la sua riforma) è andata a rendere omaggio, in forma privata, s’intende, ma accompagnata da una discreta folla di dignitari, alla mostra su Tolkien, che si tiene a Roma al Museo d’Arte Moderna. Una mostra che capita a proposito, perché celebra uno dei protagonisti del pantheon culturale della nuova destra meloniana che, non volendo (potendo) attingere a pensieri troppo sbilanciati nella storia del Novecento, si è da sempre ispirata al favolistico. Tolkien, infatti, interessante personalità nelle discipline linguistiche, di origine inglese (ma di ascendenze tedesche), non ricordato per le sue capacità di glottologo ma perché autore di una saga per adolescenti, Il signore degli anelli, è uno dei topoi preferiti della giovane leader italiana.
La narrazione tolkeniana, che attinge a piene mani dalla mitologia germanica, tramutando gli Asi in mostri, maghi, eroi e folletti, ha uno svolgimento fatto apposta per piacere ai ragazzini. Protagonista è un giovane hobbit che con una specie di corte dei miracoli, formata da qualche umano accompagnati da altri hobbit (abitanti di una «terra di mezzo» chiamata Arda), un nano e un elfo, partono, guidati dal mago Gandalf per compiere una missione: distruggere un anello magico e sconfiggere così il malvagio Sauron.
Se la narrazione v’intriga complimenti, il vostro cuore è ancora giovane, come quello di un adolescente alle prese con l’acne. Comunque potete recuperare se vi siete perso il libro: a parte la mostra romana ci sono tre film della saga prodotta e diretta dal regista Jackson a partire dal 2002. Se, invece, vi sorge spontanea la domanda «ma che c’entra la presidente del Consiglio con Il signore degli anelli?», diremmo che siete dei disfattisti sulla cui bocca è leggibile una leggera spruzzatura da radical chic di sinistra, cui non val la pena di dar seguito. Perché ognuno, in uno stato democratico può avere le sue letture e le sue passioni senza dover essere sottoposto a giudizi. Vogliamo limitare la libertà di manifestazione del pensiero, dell’arte e della lettura? Giammai!
Ecco, allora guardando l’arco dei debiti culturali della nuova destra, non possiamo non citare Atréju, nome che da 25 anni accompagna le iniziative dell’on. Meloni che coinvolgono i giovani «fratellini d’Italia». Ma che vuol dire Atreju? Si tratta di un ragazzo di 10 anni, appartenente al popolo dei Pelleverde, a cui l’imperatrice ha affidato il compito di salvare la città di Fantàsia. Questo secondo la creatività di Michel Ende,tedesco, autore del romanzo per ragazzini La storia infinita, anch’esso trasposto in versione cinematografica con tre lungometraggi, dal 1984 al 1994, in cui bambini volavano su mostri alati paciocconi e la colonna sonora si reggeva su una canzone, Neverending story, cantata da un tal Limahl, che vendette un sacco di dischi in vinile. Sempre per restare su Tolkien, va ricordato che fin dal 1977 i giovani della destra italiana adottarono la mitologia del glottologo inglese (con ascendenze tedesche) per allestire i «campi Hobbit» in aperto antagonismo con i raduni dei giovani di sinistra.
Che dire? Una risata vi seppellirà, pare abbia detto Bakunin. Nel caso nostro si va oltre, molto oltre: tra le favole celtiche e i maghi dei boschi. Una fiaba vi salverà, perché la realtà è tosta assai.