L'analisi

Quando gli «asini» vincono le Olimpiadi

Emanuele Greco

Da qualche tempo siamo vittime dello strazio operato dall’analfabeta, perché lui ha vinto e noi siamo perdenti

Ragioniamo, con calma. Da qualche tempo siamo vittime dello strazio operato dall’analfabeta, perché lui ha vinto e noi siamo perdenti.

Analfabeta: ma che bella parola greca! Da anà, cioè senza, e alfa-beta, vale a dire le prime due lettere dell’alfabeto fenicio che fu adottato dai Greci e che usiamo, con le debite differenze, ancora anche noi. Lo strazio mi colpisce due volte come cultore (ancorché modesto) della materia e come persona, visto il nome che porto.

Hanno preso di mira il greco (lingua) e ne fanno strame, specialmente i media nel loro quotidiano celebrare il trionfo (degli asini). Per esempio, possiamo sopportare che si dica (con il massimo rispetto della categoria, inutile dirlo!) giochi o atleti paralimpici o paralimpiadi? Si tratta di due parole, parà e olimpici o olimpiadi, che per esigenze comprensibili devono essere fuse in una parola sola: allora, si può dire «paraolimpiadi» (come dicono i Greci che forse se ne intendono un poco o dobbiamo anche ricordare che Olimpia è nel Peloponneso, in Grecia?) oppure, al limite, parolimpiadi, elidendo la a di parà, ma mai la O di Olimpiadi. E sapete perché? Perché non esistono le limpiadi!

Ma lo strazio non si arresta: per esempio, come si può sopportare che, riferendosi alla lettere dell’alfabeto (trascurando la anà) si dica «la kappa»? Sin da tenere infanzia, sappiamo che la cappa è la copertura del camino, oppure il mantello dell’eroe (tipo Zorro) nei film di «cappa e spada» ma mai la lettera che in greco è preceduta da to (articolo neutro) e va resa, dunque, dicendo «il kappa». Ma, torniamo ad Olimpia ed occupiamoci degli atleti, perché è invalso da tempo ormi l’uso scorretto del sostantivo olimpionìco.

Ora, a parte l’accento sulla i (obbligo di carattere linguistico, rispettato, a memoria mia, solo dal grande Sandro Ciotti) bisogna ricordare che il termine si usa per chi ha vinto alle olimpiadi (ecco perché si fa riferimento alla vittoria, in greco nike e non naiki, come dicono i barbari, quelli che potrebbero essere i responsabili della scempiaggine delle paralimpiadi!).

Con un po’ di buona volontà, possiamo estendere la menzione di olimpionìco anche a chi ha guadagnato l’argento del II posto o il bronzo del III. Ma, quando vedo definire olimpionìca una piscina, resto perplesso perché nella mia vita, certo a causa dei miei limitatissimi orizzonti, non ho mai visto una piscina vincere un’olimpiade! La geremiade potrebbe continuare (per esempio: i barbari mandano sulla luna la gemella di Apollo ed invece di chiamarla con il suo vero nome, Ἀrtemis, la chiamano Artèmis…orrore!). Insomma, mi prendo volentieri l’accusa di essere pedante. Meglio pedante che analfabeta, oppure ignavo, che fa le spallucce e se ne frega, mentre tutti dicono giochi e atleti paralimpici, e definiscono olimpionica una piscina, mandano un’Artemide storpiata sulla luna ed esplorano lo spazio con il telescopio Euclid che ha perso la e per strada! Tanto cosa cambia?

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