L'opinione
Recessione, l'allarme di Mario Draghi e la sfida delle imprese
Partendo dall’analisi degli ultimi dati, emerge come i finanziamenti alle imprese sono in picchiata anche ad ottobre con una riduzione del flusso pari all’8% in un anno
L’allarme di Mario Draghi sull’arrivo di un nuovo periodo di recessione nell’area Ue, al di là delle misure che gli Stati, compreso quello italiano, metteranno in campo a partire dalla imminente manovra finanziaria, può rappresentare una opportunità per le imprese, soprattutto quelle del Mezzogiorno, per accelerare il processo di digitalizzazione ed innovazione già in atto attraverso gli strumenti di finanza innovativa a disposizione.
Partendo dall’analisi degli ultimi dati, emerge come i finanziamenti alle imprese sono in picchiata anche ad ottobre con una riduzione del flusso pari all’8% in un anno.
In un sistema bancocentrico come quello delle PMI italiane e meridionali in particolare, è una gran brutta notizia. Che diventa pessima se associata ai tassi in crescita a causa della stretta monetaria della BCE in reazione all’inflazione e ai consumi in frenata, ed alla atavica inadeguatezza delle imprese a gestire la finanza.
Per questo, che trova ulteriore conferma nell’analisi di Mario Draghi, si impone per le imprese riuscire a colloquiare correttamente con il sistema bancario per riuscire a meritarsi il sostegno necessario.
Anche le banche devono far fronte ai propri problemi di liquidità e ai nuovi e sempre più stringenti vincoli imposti dagli Enti regolatori europei (Linee Guida dell’EBA) per la concessione dei prestiti per non ripetere gli errori di circa 15 anni fa e non far crescere nuovamente i crediti deteriorati.
La soluzione è che imprese e banche imparino a parlarsi per superare, lo diciamo da sempre, le cosiddette Asimmetrie Informative.
È essenziale, per far sopravvivere e sviluppare un sistema di imprese ancora assolutamente incapace di attirare capitali privati e viziato da un rapporto «insano» con il sistema bancario tradizionale, che le imprese comprendano le nuove regole del gioco e si adeguino.
Non è solo una questione di opportunità ma anche un obbligo normativo con il Nuovo Codice della Crisi di Impresa che da circa un anno prevede che ogni impresa, individuale e collettiva, di persone o di capitali, predisponga un adeguato sistema di programmazione e controllo.
È essenziale che le imprese si attrezzino con strumenti e con addetti adeguati ai tempi.
La sfida del futuro è impostare un processo di consapevole autoanalisi storica e soprattutto prospettica, che valuti le previsioni future, e permetta una gestione consapevole e pro-attiva del sistema di creazione del valore e di previsione dei flussi finanziari futuri.
È essenziale che l’attenzione delle imprese si sposti dal conto economico, area tradizionalmente presidiata dall’imprenditore, allo stato patrimoniale e alla gestione della tesoreria, spesso la cenerentola in azienda, anche sfruttando la digitalizzazione spinta degli ultimi anni.
Infatti «grazie» agli obblighi fiscali imposti alle imprese costrette alla fatturazione elettronica e agli obblighi di condivisione delle informazioni dei clienti imposti alle banche dalla normativa PSD2, gran parte dei dati essenziali per una efficace e veloce gestione della tesoreria sono già pronti per essere usati.
L’impresa adeguatamente assistita potrà impostare il proprio budget di cassa con collegamenti automatici con il cassetto fiscale e con i conti bancari per una riconciliazione automatica degli scadenziari attivi e passivi integrati con tutti i movimenti finanziari «non IVA» (stipendi, F24, rate di mutui, rateizzazioni fiscali e contributive, canoni di locazione e di leasing, ecc).
In questo modo migliorerà l’affidabilità delle imprese, il loro rating, favorendo il processo di analisi svolto dalle banche basato essenzialmente su 3 cardini: analisi fondamentale basata sui bilanci, andamentale basata sull’uso corretto degli affidamenti (la Centrale Rischi) e reputazionale basata sulle risultanze delle diverse banche dati.
È questa la sfida di domani che imprese, dipendenti e professionisti esterni devono affrontare e vincere per far crescere in modo sano il sistema produttivo. L’innovazione non è un totem irraggiungibile, è solo voglia di essere adeguati ai tempi.