Il commento
Se a un Sud periferico togli i collegamenti lo condanni a morte
Quando il buon Dio (per chi crede) creò il Mezzogiorno d’Italia, lo fece molto periferico...
Quando il buon Dio (per chi crede) creò il Mezzogiorno d’Italia, lo fece molto periferico. Forse era nel settimo giorno in cui riposava, o forse in un momento di distrazione. Ma se tu a un territorio così periferico togli i collegamenti, lo condanni a morte. È stato il piano preordinato ai danni del Sud in 162 anni di unità. E a chi ritiene che tutto sia avvenuto casualmente, o per qualche altra distrazione, va assegnato il premio Alice nel paese delle meraviglie. Già i prefetti sabaudi ridisegnarono il Meridione più per dividerlo che per farlo funzionare meglio. E siccome se dici treno ovunque al mondo dici sviluppo, si innervò il Paese di binari tranne che al Sud, dove pure non ci sono sfasci orografici o geologici che giustifichino la discriminazione. Figuriamoci che per andare in corsa premium fra Bologna e Firenze si è sfondato l’Appennino.
I due aerei invernali Ita cancellati fra Bari e Brindisi con Milano Linate (poi ripristinati a furor di stampa e politica) non sono estranei a questo andazzo. Tu dici: ma che c’entra, Ita è una società privata e il mercato è mercato, mica stiamo in Unione Sovietica. A parte il fatto che Ita è largamente partecipata dallo Stato, quindi magari sarebbe privata ma di diritto pubblico. Ma, senza fare benaltrismo, il problema è un altro. Il cosiddetto diritto alla mobilità è un diritto protetto dalla Costituzione italiana, quella più bella del mondo, ricordate? Cioè è un diritto costituzionale. Un diritto pubblico essenziale come la sanità, la scuola, la giustizia.
Quindi Ita o non Ita (e l’ineffabile Alitalia a suo tempo) devono solo essere lo strumento per rispettare questo diritto. E quanto al contributo richiesto, ci deve pensare lo Stato, non la Regione o chi altro. Appunto come per la sanità, la scuola, la giustizia. Quello stesso Stato che ora porta il deficit al 4,5 per cento per fare altro, tranne che per consentire ai cittadini del Sud di muoversi come chi non è nato nel posto sbagliato. Anche perché, se parliamo di diritti costituzionali del Sud violati, a parlarne faremmo notte come diceva Totò. Non c’è al Sud un solo diritto di cittadinanza che non sia sotto il minimo costituzionale. Non per niente, bontà loro, se ne sono tanto accorti che con un po’ di ritardo (wow) ora con i Lep (Livelli essenziali di prestazione) calcolerebbero questi bisogni mai rispettati. Che poi non ci sia un euro per rispettarli dopo il calcolo, fa parte della sempiterna storiaccia ai danni del Sud.
Ma restiamo al tema. Il mancato collegamento ferroviario diretto fra Bari e Napoli è parte di questa storiaccia. Come, le due maggiori città del Mezzogiorno continentale? E i Frecciarossa che quando arrivano da noi passano dall’alta alla bassa velocità? E la linea adriatica che ne soffre, facendo soffrire chiunque voglia arrivare a Bari e in Salento in tempi umani? È stato uno studio dell’università Federico II di Napoli (prof. Cascetta e staff) a dimostrare come l’alta velocità porti una aumento del Pil (il reddito prodotto) nelle città che raggiunge. Pil ovviamente sottratto al Sud. Il quale poi si dovrebbe rimboccare le maniche eccetera eccetera.
Non ci sono collegamenti aerei diretti fra le città del Sud. E dove ci sono, e per chi ci sono, ci ha pensato qualche compagnia straniera, avendolo fatto non per gusto di perderci. Se confrontiamo partenza e arrivo di un treno fra due città del Sud, ci accorgiamo che la velocità media non supera i 70 chilometri orari, che sembra uno «Scherzi a parte» nel tempo della Luna e di Marte. E quando fecero quel prodigio dell’Autostrada del Sole per ricucire l’Italia dopo la guerra, la ricucirono fino a Napoli, essendo il resto una diversamente Italia. Per non parlare delle varie strade della morte, che restano così quanti più morti fanno. Ci si sono messi per sovrapprezzo anche quei tanti meridionali del «no» a tutto, il cui glorioso risultato è soprattutto contribuire alla fuga dei giovani.
Ma non divaghiamo, ancora. Il fatto è che occorreva impedire al Sud di mettersi insieme. Bisognava indirizzarlo più su Milano che su Napoli. Occorreva impedire che i meridionali si incontrassero facilmente, progettassero fra loro, organizzassero cose, si scambiassero merci, idee, turisti, studenti, investitori. Ché sia mai divenissero un solo popolo e un solo territorio. Che arrivassero, con collegamenti facili e veloci, a creare un proprio mercato che facesse a meno di quello del Nord. Che violassero il primo comandamento dell’Italia (dis)unita: prodotti al Nord, consumatori (e manodopera, cioè emigrazione) al Sud.
Vade retro il complotto, basta col vostro lamento, uffa. Però così va. I due aerei eliminati, e i turisti magari perduti? Ma cosa vuoi che fosse.