La riflessione
Ecco a voi il mondo... al contrario di ciò che pensa il generale Vannacci
Non è colorato in bianco o nero, nè fatto di alti o di bassi, e spesso è difficile distinguere ciò che è giusto da quello che è sbagliato
Il mondo, al contrario di quello che pensa il Generale Vannacci, è complesso, irriducibile a qualsivoglia ricetta grazie alla quale, con parole semplici, che a qualcuno suonano di buon senso, si possano risolvere la maggior parte dei problemi. «Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l’animo nostro…, non domandarci la formula che mondi possa aprirti…», come recitava il nostro poeta laureato Nobel, Eugenio Montale, italiano di pelle bianca, in effetti poco stereotipato, lontano anni luce – comunque molto più di 8/9 mila - dalla nazionalità e dall’epidermide dell’ormai tutt’altro che ignoto milite.
Il mondo, al contrario di ciò a cui sembra credere il Generale Vannacci, non è colorato in bianco o nero, non è fatto di alti o di bassi, e in generale (!), spesso è difficile distinguere ciò che è giusto da quello che è sbagliato. Dipende. Forma verbale che si presta al sospetto di un inaccettabile (per qualcuno) relativismo, sicché i contesti contano: per dire, quello che dici e quello che fai, se sei al governo o meno, dipende… . Un vecchio detto popolare, di quelli che in genere piacciono a chi pensa semplice e dritto, recita che per il martello il mondo è fatto di chiodi da battere. Semplice, infatti, ma riduttivo. Aggiungerei, anche un po’ noioso. Il mondo, al contrario di ciò che qualche furbo della politica sta sussurrando all’orecchio del Generale Vannacci, non scioglierà l’intreccio dei suoi non pochi drammi dopo la prossima, eventuale (certa?) sua discesa in campo: non sarebbe la prima. E non perché gli ci vorrà pochissimo tempo per capire che gli «ordini del giorno», in Senato e in Parlamento, poco hanno a che fare con quelli strillati nelle camerate dove si è fatto uomo: la catena di comando della politica essendo, magari, più complicata che complessa, ma altrettanto irriducibile a quella disciplina che vorrebbe rimettere il mondo per il verso giusto.
La politica pubblicitaria, da decenni oramai, vive di slogan: semplici quanto inefficaci. Lo abbiamo imparato da tutti. Il mondo, al contrario di alcuni che sostengono le ragioni del Generale Vannacci, non si divide tra incapaci di belle speranze, e competenti a volte ruvidi, sia pur di necessità: uno degli argomenti che circola (ma, non a caso, è ciclico), scodella un’alternativa secca: al pronto soccorso, prima di un intervento d’urgenza, vorresti al tuo fianco, pronto ad operarti, una inesperta bella persona o un mago del bisturi, anche se umanamente un po’ canaglia? Il trucco retorico sta nella indiscutibilità degli accostamenti: perché mai sarebbe impossibile concepire il profilo di una degnissima persona, e pure virtuosa in sala chirurgica? A volte, è vero, dobbiamo mettere la nostra vita nelle mani di qualcuno capace di decidere in maniera rapida e decisa: è obbligatorio immaginarselo come una testa di?
Di norma, e per relativo ambito di competenze, intervengo su queste pagine su temi che hanno a che fare con lo sviluppo e il progresso scientifico. Sicché è proprio la frequentazione di questo mondo che mi ha definitivamente vaccinato dall’illusione che esistano soluzioni facili ai problemi, o che esistano verità indiscutibili e assolute. È Bertolt Brecht a mettere in bocca a Galileo Galilei la più definitiva delle consapevolezze: «Sì, rimetteremo tutto in discussione. E non procederemo con gli stivali delle sette leghe, ma a passo di lumaca. E quello che troviamo oggi, domani lo cancelleremo dalla lavagna e non lo riscriveremo più, a meno che lo ritroviamo un’altra volta. Se qualche scoperta soddisferà le nostre previsioni, la considereremo con speciale diffidenza».
Non facile, di fatto è il contrario dell’agire per fede, del vivere con virili certezze, ma è l’essenza del metodo scientifico. Che, per carità, non garantisce che qualche cultore della norma non si perda confuso nel riflesso mediatico, poco o nulla rimettendo in discussione: alcuni tristi siparietti, nel biennio del Covid, ci hanno imposto un supplemento di riflessione. Sta di fatto che la nascita della scienza moderna, all’inizio del ‘600, ha prodotto un filosofia conseguente, è impastata della stessa materia sul quale si è edificato il progetto liberale, si è fatta pensiero giuridico e agire politico. Nel Pantheon degli italiani illustri, non è casuale che ben pochi aggiungano al genio militare e civile dei Cesari (fluidi o meno), e a quello più tardo di Leonardo, Michelangelo e Raffaello, la figura gigantesca di Galileo: dimenticanza che non fu di Leopardi e, più recentemente, di Italo Calvino.
Se scrivo, Il mondo al contrario, basta aggiungere una virgola, dopo il sostantivo, e il significato cambia radicalmente di verso. Semplice. Ma è la complessità della lingua. Il Generale Roberto Vannacci è uno di quelli a cui piace mettere i puntini sulle «i». E però, anche le virgole…