La riflessione

Sull’uso dei fondi pubblici è necessario conciliare controlli e semplificazione

Gaetano Quagliariello

In merito all'attuazione del Pnrr, lo scontro con la Corte dei Conti sale di livello e coinvolge anche l'Unione europea

Il Procuratore Generale della Corte dei Conti, intervenendo nella querelle sui controlli che rischia di provocare un vero e proprio scontro istituzionale, ha posto in correlazione lo scrupolo e il rigore della Corte con la salvaguardia di un interesse popolare diffuso: «noi agiamo nell’interesse di quei cittadini che pagano le tasse - ha affermato -, ma che non possono controllare in prima persona come i loro soldi vengono spesi».

Ed è in effetti indubitabile che le garanzie di trasparenza e di buona amministrazione siano richieste particolarmente avvertite dai cittadini.

Esse, in ogni comunità sana, debbono ritenersi beni collettivi da tutelare in via prioritaria. Nell’ultimo periodo si è però diffusa nel comune sentire anche un’altra esigenza, che i problemi connessi all’attuazione del Pnrr ha ulteriormente enfatizzato: quella di semplificare ed evitare controlli superflui che, per la loro lungaggine, potrebbero determinare la perdita di occasioni e denari. Anche questi, infatti, vanno considerati opportunità da non smarrire, innanzitutto per quei cittadini che pagano le tasse.

Si tratta di sensibilità che a primo acchito potrebbero apparire concorrenti ma credo che nessuno dubiti del fatto che compito della buona politica sia quello di riuscire a coniugarle insieme rendendole, ancor più che compatibili, complementari. La politica questo compito dovrebbe assumerselo in ogni tempo e in ogni contesto ma io penso che oggi in Italia, nelle condizioni date, vi sia una ragione di più per provare a compiere questo sforzo.

Alcune delle complicazioni eccessive che oggi gravano sulle pratiche amministrative, infatti, negli ultimi anni sono state introdotte proprio dalla politica, al fine di accondiscendere e acquietare un sentimento di sfiducia collettiva che - a torto o a ragione -, ha investito coloro i quali vengono a trovarsi a contatto col denaro pubblico. Sono così sorte autorità ad hoc, si sono complicati oltre modo alcuni codici, sono stati prodotti testi legislativi punitivi e farraginosi. Piuttosto che puntare su una giustizia efficace, in grado di «perseguire» quanti compiono delitti approfittando della cosa pubblica, si è ritenuto di dover «prevenire», con la conseguenza di aumentare il carico burocratico, allungare i tempi e, in molti casi, scoraggiare anche chi avrebbe voluto «fare», solo a vantaggio della comunità. Anche tutto ciò, in fondo, è stato parte di una stagione caratterizzata da una profonda disaffezione per la politica, che la politica stessa ha alimentato.

È certamente emblematico che oggi a porre il tema delle conseguenze non volute (ma nefaste) che un eccesso di controllo potrebbe determinare, sono anche le forze che fino a ieri - spesso, se non volentieri -, si trovavano in prima fila sul fronte cosiddetto giustizialista. Ancora più significativo è che queste stesse forze politiche, fino a poco fa erano quanto meno diffidenti nei confronti della matrigna Europa, oggi sembrano fidarsi maggiormente dei controlli della «perfida unione» rispetto a quelli delle istituzioni a ciò preposte dalla nostra Costituzione. Ciò è certamente dovuto a un mutamento di ruolo e fa riflettere sulle virtù pedagogiche che posseggono le istituzioni: una cosa è discettare dall’opposizione, altra è garantire il governo del Paese. E’ però anche il segno di tempi che stanno cambiando e che conducono verso una fase post-populista nella quale alla politica si torna a chiedere innanzitutto di operare, non limitandosi a difendersi da una diffusa diffidenza.

Se le cose stanno così, però, la politica dovrà guidare questo cambiamento di fase, evitando di provocare insanabili conflitti istituzionali. Alcune riforme (o se si preferisce «controriforme») non possono essere evitate; è però necessario promuoverle coinvolgendo quelle istituzioni che sono state presidio di buona amministrazione e di garanzia e che, in fin dei conti, hanno minori responsabilità della politica per gli eccessi e i contorcimenti legislativi che oggi rischiano di bloccare lo sviluppo Paese. Visto che siamo in clima di revisione delle pratiche e degli eccessi di un passato ancora troppo recente, è bene anche che tutti si ricordino della «leale collaborazione tra istituzioni dello Stato»: principio antico che merita di essere recuperato!

Privacy Policy Cookie Policy