L'analisi

Essere madri oggi? Fiducia e generosità ma amando se stesse

Emanuela Megli

In natura, il sacrificio è il mezzo del divenire e del disvelarsi, spesso è proprio dal buio, sottoterra, che il seme germoglia e mette radici profonde. Ma è proprio il dono di sé che restituisce l’identità della persona a se stessa

Cosa significa essere madre oggi? In un mondo che cambia, è avere fiducia, che nel dono si dà e si riceve, che le vere doglie del parto, sono disseminate in tutto il percorso di vita, perché ogni volta che si cresce, si soffre e attraverso il dolore si genera. Eppure dopo si dimentica per ricordare solo la bellezza di quell’esperienza.

In natura, il sacrificio è il mezzo del divenire e del disvelarsi, spesso è proprio dal buio, sottoterra, che il seme germoglia e mette radici profonde. Ma è proprio il dono di sé che restituisce l’identità della persona a se stessa.

In una società in cui spesso si sottolinea come valore l’apparire e il possedere, la scelta di essere madre è una scelta sull’essere, controcorrente, la «madre terra» è l’esempio, dona senza prendere e si genera inesorabilmente, se custodita e alimentata con generosità.

Non significa annullarsi per amore, tutt’altro, significa dispiegare la propria persona attraverso i doni ricevuti, mostrare il proprio carisma senza paura e senza vergogna, perché sia di esempio e di luce per altri.

Non significa non arrabbiarsi mai, essere sempre felici, perfetti, in prima fila, ma piuttosto umanizzare con impegno e leggerezza il fare nell’essere. Con una metafora, è come camminare con il figlio mano nella mano saltellando sui disegni delle mattonelle, divertendosi insieme in un gioco senza fine. Saper stare nel presente degli impegni quotidiani con una buona dose di intuito, spirito critico, emozionalità, capace di integrare impegni e ruoli vivendoli da una prospettiva più alta, con fiducia, anche attraverso la dimensione interiore, spirituale che aiuta a gestire l’equilibrio tra il bisogno di distacco e di coinvolgimento, con responsabilità e amorevolezza.

Maternità responsabile è esserci accogliendo, ascoltando guardando in profondità, cogliendo l’altro nel suo progetto.

Saper accompagnare nella crescita i figli (o le persone affidate), con il giusto distacco dal proprio interesse personale, sapendo che i figli non sono una proprietà e questo significa amare la loro diversità, favorire la loro libertà di espressione, di stile e di scelta, nella misura in cui l’età lo permette e con autorevolezza. Incoraggiarli sempre, sottolineando il positivo che c’è in loro.

Saperli vedere altro da sé e riconoscere il loro contributo specifico nella vita, la loro bellezza. Farli sentire interlocutori e non partecipanti. Co-costruire le giornate insieme a loro e i passaggi fondamentali della loro crescita, si rivela un regalo di sentimento, condivisione e reciprocità.

L’ingrediente segreto è saper amare prima se stesse, poiché è più facile amare qualcun altro, specialmente se rappresenta una fuga da sé. Invece, sapere entrare in contatto con se stessi nella propria vita, nelle domande di senso, scoprendo la propria interiorità, integrando luci ed ombre, sentimenti opposti, emozioni ambivalenti, significa amare indirettamente tutti coloro che, vivendo accanto, possono ricevere di riflesso serenità, sostegno ed esempio nella crescita.

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