La riflessione

Il successo del Made in Italy si fonda in buona parte sul glamour del Made «of» Italy

Piero Liuzzi

Esiste una comunicazione non pubblicitaria che narra un paese colto, raffinato, elegante e soprattutto consapevole di queste sue qualità

L’Italia è stata ospite d’onore al Festival du Livre che si è tenuto nei giorni scorsi a Parigi. Sul manifesto il disegno di due ragazzi in Vespa nello sfondo della Tour Eiffel. La ragazza sul sellino posteriore legge un libro.

I francesi talvolta ci prendono sul serio. Non è difficile. Basta sorvolare su un vice presidente del Consiglio che nel gennaio 2019, mentre i gilets jaunes stanno mettendo a ferro e fuoco Parigi scriveva: Una nuova Europa sta nascendo. Quella dei gilet gialli, quella dei movimenti, quella della democrazia diretta … voi, gilet gialli, non mollate!». Ed appena un mese dopo Luigi Di Maio incontrava il leader del movimento, Cristophe Chalençon.

Per non dire del pasticcio mediatico-diplomatico scatenato da Matteo Salvini nel novembre 2022 sulla vicenda Ocean Viking. Ora l’incidente per le temerarie dichiarazioni del ministro dell’interno d’oltralpe, Gérard Darmanin. In tutti i casi grande clamore mediatico. Il fatto che il mondo della lettura e dell’editoria francese invece ci prende sul serio passa pressoché sotto silenzio.

Sarebbe invece una notizia e meriterebbe grandi titoli. Basterebbe l’immagine dei due ragazzi in Vespa sullo sfondo di Parigi a essere una gran notizia. Una Vespa, poi! Quanto di più italiano si possa immaginare.

L’Italia nel 2024 sarà ospite d’onore anche alla Buchmesse, Fiera Internazionale dei Libro di Francoforte.

Vabbè, anche questa è una storia che non si fila nessuno. Chissà che ci trovano i francesi e i tedeschi in noi italiani, tutti concentrati su polemiche un po’ retrò e in discussioni ormai insostenibili sul PNRR. Viene in mente che l’Italia non sia solo quella che i media raccontano.

Passa quasi sotto silenzio che La Malnata, romanzo d’esordio della neppure trentenne Beatrice Salvioni, verrà pubblicato in 32 paesi e intanto arriva in contemporanea in tutte le librerie europee. Chissà se Ursula von der Leyen lo sa! È come se ci fosse un’editoria che, quasi in clandestinità, ha il primato del maggior numero di libri in traduzione dall’italiano e in italiano.

È noto che in Italia si legge poco. Ancor meno noto è che il mercato del libro si fonda su una minoranza di lettori «forti», in qualche caso «fortissimi», alcuni addirittura compulsivi. Forse esiste un’Italia della discrezione, un’Italia un po’ snob che porta fino a Minneapolis, nel remoto Midwest, una mostra di Paolo Ventura sull’architettura di Milano che resterà aperta fino al 10 giugno.

Per tutta risposta anche la remota Nuoro s’inventa addirittura una mostra sulla celebre scalinata di Odessa, la Scalinata Potemkin che, come gran parte degli edifici d’epoca della città, si deve alla matita dell’architetto sardo, Francesco Boffo.

È sacrosanto immaginare il Made in Italy fatto di meccanica fine, supercar, aerospazio, abbigliamento e calzature di lusso, inclusi caciocavalli, vini, e formaggi gustosissimi. Il punto è che il successo del Made in Italy si fonda in buona parte sul glamour che emana il Made «of » Italy, sull’immateriale di una comunicazione non pubblicitaria che racconta un paese colto, raffinato, elegante e soprattutto consapevole di queste sue qualità. C’è un sentiment internazionale alla base di questo successo. In proposito qualche polemica è stata sollevata per la campagna pubblicitaria che ha usato l’immagine della Venere di Botticelli. La ministra del turismo Daniela Santanchè ha dichiarato che le critiche vengono da chi è snob e radical chic. È possibile ma mi viene un dubbio guardando il numero infinito di visitatori che affollano gli Uffizi come pure il caffè Florian, i Musei Vaticani come anche il Caffè Greco: e se volessero anche loro, solo per un week end, sentirsi un po’ snob e radical chic? In altre parole, vivere l’esperienza di fare parte di una minoranza colta, distinta, addirittura molto ben educata, che non strilla sui giornali e non sproloquia nei talk show. L’Italia è anche quella che, a guardare la tv, non ti aspetti.

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