La questione
Schlein e le polemiche sul look: quando «l’abito fa il politico»
Da Berlinguer alla Meloni. La Lega: «Elly? Tutta Vogue e martello»
Dai pois bianchi dei tailleur di Nilde Iotti all’eskimo evoluto in «trench sartoriale» di Elly Schlein, passando per i completi Armani di Giorgia Meloni. L’abito non fa il monaco ma è parte essenziale del racconto popolare legato alla politica. L’intervista della leader Pd a Vogue, con annesse polemiche per la consulenza (300 euro all’ora) di una personal shopper al fine di rinnovare il look, conferma come la comunicazione politica, sempre più social, non può trascurare nemmeno le sfumature modaiole. Era così anche in passato, ma il rigore era differente tra la sobrietà-grigia di Enrico Berlinguer e il doppiopetto di Giorgio Almirante (una scelta che si addebita al gusto della consorte, Donna Assunta).
La sobrietà tipica della sinistra, incarnata dall’eleganza raffinata di Anna Finocchiaro, risulta dunque travolta dal giovanilismo della deputata di Lugano, che pur ha tentato di archiviare le tendenze più movimentiste per un abbigliamento più morigerato. A Bari, dove ha partecipato a un kermesse per le primarie, scelse giacca e pantaloni di velluto colorato abbinato ad un dolcevita dal colore intenso. La Lega ora la punzecchia con la battuta «Vogue e martello». Anche a destra Giorgia Meloni, militante del Fronte della Gioventù alla Garbatella, ha vissuto una evoluzione: dai jeans con anfibi dei cortei degli Antenati agli abiti tinta unita nelle sedi internazionali. In Puglia il “divertissement” sull’abbigliamento dei politici ha il must di Pinuccio Tatarella: raffinato nelle elaborazioni politologiche, indossava camicie e cravatte segnate da macchie di sughi o gelato (ne era ghiotto). Camicia chiara, abito scuro (di solito sul grigio), cravatta reggimentale o comunque scura invece per Massimo D’Alema: il leader postcomunista con responsabilità politiche nella Puglia degli anni ottanta richiamava quasi l’atmosfera del Pcus. Il connubio donne e politica ha vissuto un momento clou nel primo governo Berlusconi: la pugliese Adriana Poli Bortone, neoministro, sfoderò un abito giallo acceso, icona di positività. Super chic anche la filosofa Angiola Tatarella, parlamentare di Bari per una legislatura.
Gli attuali leader politici pugliesi? Il governatore Michele Emiliano, fisico possente, spicca per le polo blu o nere sotto la giacca. Il sindaco di Bari Antonio Decaro, in forma fisica da runner, spesso accompagna l’abito con una t-shirt o con un maglione leggero girocollo. Il viceministro Francesco Paolo Sisto ha conservato in politica l’aplomb che aveva nelle aule di tribunale. Più sportivo il sottosegretario Marcello Gemmato, in blu negli appuntamenti istituzionali, ma anche spesso in maglietta (con logo Atreju) quando accompagna Giorgia Meloni nei tour della Valle d’Itria. Un abbigliamento da vero tory è quello di Raffaele Fitto, sempre in abito e cravatta scura, salvo un breve periodo da “descamisados” quando si ribellò al berlusconismo. Mai avvistato con la cravatta, invece, il progressista Nicola Fratoianni: sotto l’abito mette le intramontabili Clarks e preferisce, come il suo mentore Nichi Vendola, la maglietta attillata a una camicia. Presiede il consiglio regionale con pazienza e in questo i suoi look sono davvero espressione di "cromoterapia armoniosa”: così la vive Loredana Capone, vicepresidente nazionale del Pd, quasi sempre in abito-pantalone, e rigorosamente senza personal-shopper. Idolo dell’elettorato femminile è Giuseppe Conte, l’ex premier grillino di Volturara che fa strage con la sua pochette. Alla fine questo non è altro che il catalogo dei “post-italiani” teorizzati da Edmondo Berselli, con “un risultato conclusivo spettacolare da risultare davvero stordente”.