L'opinione

Caro-carburante, meglio non esporre i «prezzi medi»

Nicola Costantino

Perché l’Agcm (Autorità garante della concorrenza e del mercato), comunemente denominata Antitrust, ha criticato l’obbligo, previsto dal Decreto Carburanti, di esporre il prezzo medio regionale di vendita di benzina e gasolio?

Perché l’Agcm (Autorità garante della concorrenza e del mercato), comunemente denominata Antitrust, ha criticato l’obbligo, previsto dal Decreto Carburanti, di esporre il prezzo medio regionale di vendita di benzina e gasolio? La presa di posizione ha meravigliato molti: infatti l’intenzione del decreto era proprio quella di aumentare la concorrenza a favore dei consumatori. In che modo, invece, l’esposizione del prezzo medio regionale non avvantaggerebbe noi consumatori, anzi rischierebbe di danneggiarci?

Per capirlo dobbiamo ricorrere al lavoro di uno dei più geniali, rivoluzionari, matematici del XX secolo. Ricordate il famoso, bellissimo, film A beatiful mind? Il suo personaggio principale, interpretato da Russel Crowe, era John Forbes Nash jr., premiato con il Nobel per l’Economia nel 1994 per i suoi contributi alla Teoria dei Giochi, formalizzazione logico-matematica di tutti i contesti in cui un operatore è chiamato a prendere delle decisioni in clima di incertezza, in quanto il risultato della scelta che sta per fare dipenderà anche da ciò che sarà deciso da altri operatori («giocatori»).

Famoso esempio è il «dilemma del prigioniero», che studia gli esiti delle singole decisioni di due accusati, presunti complici, di fronte all’alternativa offerta dall’inquirente: sconto di pena a fronte di collaborazione come pentiti; pena esemplare nel caso contrario. Nash dimostrò che, nel caso di “giochi ripetuti” (cioè di situazioni che si ripropongono più volte nel tempo, come è tipico di determinati contesti criminali) la soluzione “omertosa” è quella più conveniente (ovviamente per i criminali in gioco): il risultato, quello che è chiamato “equilibrio di Nash”, è la giustificazione logica dell’oggettivo vantaggio dei mafiosi a non collaborare con la giustizia.

In altro contesto, puramente di mercato, lo stesso meccanismo logico giustifica forme di oligopolio collusivo (cioè di accordi di cartello sui prezzi) impossibili da dimostrare, e quindi da perseguire, in quanto maturate senza alcuno scambio esplicito di informazione tra le parti interessate.

Esemplificando: supponiamo che in una determinata regione operino solo due venditori di carburanti (aumentandone, entro limiti ragionevoli, il numero la situazione non cambia sostanzialmente); se uno dei due innalza il proprio prezzo alla pompa, si alzerà anche il prezzo medio regionale; il secondo operatore potrà decidere di tenere il proprio prezzo più basso, aumentando così la propria quota di mercato, ma è consapevole che allora il primo potrà (il giorno dopo: è un gioco ripetuto) abbassare il proprio prezzo, vanificando il suo momentaneo vantaggio. Se invece il secondo operatore aumenta anche i suoi prezzi alla pompa, adeguandosi al nuovo prezzo medio, le quote di mercato non cambieranno, ma entrambi i venditori spunteranno prezzi più elevati, a danno della totalità dei consumatori. È una situazione win-win, “equilibrio di Nash”, appunto.

La Teoria dei Giochi ci dice che allora, in termini solo apparentemente paradossali, è molto meglio non pubblicizzare i prezzi medi. Non abbiamo dubbi che il governo, introducendo l’obbligo di pubblicità dei prezzi medi dei carburanti su base regionale, avesse il lodevolissimo obiettivo di scongiurare fenomeni speculativi e difendere i consumatori, ma a volte la scarsa conoscenza dei meccanismi economici (in questo caso di quelli studiati dalla Teoria dei Giochi) può condurre ad una perniciosa eterogenesi dei fini: viviamo in un mondo complicato!

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