Guerra

Il bimbo con la felpa verde e la gioia per il dono dell’uovo di cioccolato

Michele Anselmi

Migliaia i ragazzini giunti in Italia in un viaggio senza data di ritorno

Com’è la guerra vista da un bambino? Non posso nemmeno immaginarlo, perché ho sempre vissuto in tempo di pace, senza dovermi riparare dalle bombe scendendo in qualche scantinato.

Ma so che, pur turbato dalle immagini di sconvolgente efferatezza che vengono dal “mattatoio” ucraino, s’intende ad opera dei russi invasori, ho ritrovato un palpito di speranza sulla natura umana osservando la foto che vedete. Riguarda l’udienza generale di papa Francesco oggi nell’enorme sala Paolo VI, in Vaticano. Alla fine sono saliti sul palco una decina di profughi ucraini, tra i quali sei bambini.

Le immagini forse le conoscete dal telegiornale: il pontefice, dopo aver benedetto una bandiera arrivata da Bucha, s’è comportato un po’ da affettuoso regista, chiamando attorno a sé quelle persone sventurate, di varia età, costrette a lasciare il proprio Paese per scampare alla guerra.

Lì per lì non ci avevo fatto caso, ma quando papa Francesco ha distribuito ai bambini le grandi uova pasquali di cioccolata mi ha colpito l’espressione di uno di essi. Biondo, un viso sorridente nonostante l’emozione di trovarsi lì, i capelli corti, addosso una felpa verde con una strana scritta sul davanti, qualcosa del tipo “Team Santa”.

Quasi isolandosi da tutto il contesto, in piedi davanti alla folla, il piccoletto ha orgogliosamente stretto tra le mani la confezione, fissandola soddisfatto, come fosse un regalo inatteso, a suo modo unico; e m’è sembrato che non vedesse l’ora di scartarlo per mangiarselo tutto, magari da solo. In quel preciso momento ho provato a mettermi nei suoi panni. Confesso: m’è venuto quasi da piangere, perché ho visto un bambino normale, solo molto meno fortunato dei nostri, non schiantato dalle turpitudini della guerra, ancora in grado di fare il bambino, di essere un bambino.

Lo so, queste mie parole possono suonare a un passo dalla retorica; per sei ragazzini ucraini ricevuti e festeggiati in Vaticano ce ne sono migliaia appena arrivati in Italia, ancora frastornati: per il lungo viaggio senza una data di ritorno (saranno ancora in piedi le loro case?), per la diversità degli ambienti, della lingua a scuola, pure del cibo.

Nondimeno quel ragazzino dal maglioncino verde, di cui vorrei sapere almeno il nome, anche da dove viene, ha dato senza saperlo un senso, migliore, alla mia giornata di tranquillo pensionato preso da normali incombenze italiane.

Disse la pedagogista Maria Montessori (1870-1952) dopo aver vissuto due conflitti mondiali: «Instaurare una pace duratura è opera di educazione; tutto ciò che la politica può fare è tenerci fuori dalla guerra».

Non so se sia proprio così, ma sarebbe bello che lo fosse.

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