La riflessione

Cultura e arte: sogno infranto a Levante

Pietro Marino

Presentato nel Museo Pascali a Polignano un libro che riprende quel titolo: Puglia

BARI - Chiamatele se volete coincidenze. Trenta anni fa, il 14 febbraio del 1992, morì improvvisamente, a 49 anni, Luigi Ghirri, il più geniale esponente della nuova fotografia italiana. Dieci anni prima, nel marzo del 1982, erano apparse a Bari per la prima volta, in un torrione della Fiera del Levante, un centinaio di immagini sulla Puglia che lui aveva scattato nei mesi prima, in una intensa campagna fotografica in compagnia dell’amico barese Gianni Leone. Volle intitolare la mostra Tra albe e tramonti. E oggi, nel giorno in cui il nostro giornale torna in edicola, viene presentato nel Museo Pascali a Polignano un libro che riprende quel titolo: Puglia. Tra albe e tramonti. È stato curato dalla figlia dell’artista scomparso Adele Ghirri, per le edizioni londinesi Mack Books. Recupera con 180 foto a colori non solo i provini di quelle scattate dal padre nel 1982 ma altre eseguite in successive discese con la compagna Paola sino al 1986, con ultimo ritorno nel 1990 a Bitonto.

La mostra del 1982 era nata dall’incontro sin dall’anno prima tra il fotografo venuto per la prima volta dall’Emilia e il pionieristico gruppo di intellettuali e fotografi che reggevano lo «Spazio Immagine» in Bari vecchia (vi tenne la personale Still Life). Fu finanziata dalla Fiera con un parco contributo di 300mila lire, e si tenne nei giorni di ExpoArte: la fiera di arte contemporanea nata nel 1976 - l’unica in Italia dopo l’Artefiera di Bologna - nell’ambito di un progetto di espansione della Campionaria di settembre in mostre specializzate durante l’anno. Era il tempo del Riflusso. Bari provava a smaltire i traumi degli anni di piombo e dell’austerità e ad elaborare il lutto per la tragica scomparsa del suo patron Aldo Moro. Cercava di riaccendere l’ambizione senza fine della «via adriatica allo sviluppo». Sull’onda montante in città del socialismo craxiano – formichiano si aprivano insieme discoteche e Tecnopolis. Si estenuava una locale «età dell’oro», invano contestata dai meridionalisti critici come Vittore Fiore e da chi chiedeva strutture di servizio pubblico per la cultura visiva in luogo dell’effimero di importazione. E Leonardo Sciascia propinava pillole di scetticismo laico dalla prima pagina della «Gazzetta» diretta da Giuseppe Giacovazzo.

Fu così che ai perplessi visitatori di ExpoArte si parò una fotografia nuova che proponeva uno sguardo diverso su una «Puglia senza cattedrali»: come segnalava in terza pagina il titolo della «Gazzetta del Mezzogiorno» (27 marzo 1982). Senza monumenti, né trulli, né siderurgici, né contadini né pescatori, incalzava l’autore dell’articolo - lo stesso che qui torna a scriverne ora. Una fotografia che escludeva estetismi e sentimentalismi ma anche realismi socio-antropologici – le vie della visione allora praticate o conosciute. Nella camera ottica di Ghirri si riconosceva invece una «terra piana» (come la cantò Federico lo Svevo) di pietre bianche, di luce ferma, di geometrie primarie, di presenze minime. Un «racconto» (come Ghirri amava dire) o una «memoria del quotidiano» (così mi parve allora) che segnò una svolta nella sua fotografia. Mentre rivelava – fra ironia e malinconia - una Puglia di segreti e di silenzi. Da lì nascerà nel 1984, sempre a Bari e per iniziativa dello stesso gruppo, la mitica mostra Viaggio in Italia che modificò il modo di pensare e praticare fotografia nel nostro Paese.

Il libro di cui parleranno stasera autorevoli testimoni è bilingue, a conferma del prestigio internazionale di cui gode il grande scomparso, con auspicati riverberi sulle rinnovate fortune della Puglia turistica. Ma la storia si fa per noi parabola amara se ne ricordiamo i retroscena. L’operazione, realizzata trepidamente da Adele Ghirri per input di Gianni Leone, è di ben più alto interesse culturale perché recupera dagli archivi e rigenera un repertorio in gran parte perduto e dimenticato. Infatti dopo la mostra del 1982 le stampe esposte andarono disperse, forse distrutte. Anche quelle degli anni seguenti hanno avuto sorte incerta o si sono sbiadite (un nucleo è ancora in mostra, dall’ottobre dell’anno scorso, nel Museo). Ed è qui che le albe e i tramonti pugliesi di Ghirri sfumano nella notte lunga dei sogni di cultura partecipata interrotti o perduti. Del culto dell’attualità massmediale in luogo dell’apertura alle inquietudini del contemporaneo. Delle raccolte di memoria locale ignorate o volate via. E non basta la riconoscibile buona volontà dei nostri amministratori, se non si attiverà una riconversione progettuale capace di coniugare identità del territorio con l’anima mutante del mondo d’oggi. Un vaccino autoprodotto da Bari che curi l’endemico virus che fu diagnosticato da Franco Cassano alla vigilia dei 2000. Il suo mal di levante.

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