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Pmi, in calo le nascite delle nuove imprese in Italia
I dati del focus Mezzogiorno-Puglia del Rapporto regionale realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con Unicredit. Confindustria: «Preoccupa aumento del tasso di interessi»
BARI - L’analisi della demografia di impresa in Italia fa registrare un peggioramento del clima di business, con una decrescita delle nuove imprese, e una inversione di tendenza rispetto alla stabilizzazione osservata negli ultimi anni. E’ quanto emerge dal focus territoriale Mezzogiorno-Puglia del Rapporto regionale Pmi 2022 realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con Unicredit e presentato oggi a Bari.
In particolare, i tassi di natalità nel 2022 risultano in flessione del 10,6% rispetto al 2021 (-10 mila nuove imprese in meno). A livello territoriale, il Mezzogiorno risulta l’area geografica più colpita (-13,2%), con la Puglia al 13,7%. Il trend delle abitudini di pagamento delle Pmi evidenzia anch’esso un peggioramento, con la quota di fatture non saldate che ritorna a crescere negli ultimi mesi del 2022. A dicembre 2022 la percentuale di mancati pagamenti è del 29,4% a livello nazionale, con il Mezzogiorno al 39,5% e la Puglia al 39,6%.
In aumento anche il rischio prospettico delle Pmi, misurato attraverso il Cerved Group Score: nello scenario più pessimistico la quota di Pmi in classe di rischio potrebbero passare dall’8,2% al 9,0% a livello nazionale, con un impatto più rilevante nel Mezzogiorno (dal 10,3% all’11,6%) e in Puglia (dal 9,4% al 10,5%).
AUMENTA IL DIVARIO TRA IL SUD E IL RESTO DEL PAESE E TRA ITALIA E MEDIA EUROPEA
Il rapporto analizza gli andamenti e le prospettive delle 160 mila società italiane che, impiegando tra 10 e 249 addetti e con un giro d’affari compreso tra 2 e 50 milioni di euro, rientrano nella definizione europea di piccola e media impresa, e generano un valore aggiunto complessivo pari a 204 miliardi di euro. Lo studio tiene conto del perdurare del conflitto russo-ucraino e della persistenza dei rincari sul mercato delle materie prime. L'indicatore che evidenzia l’aumento dei divari è il Pil pro capite: l’Italia, nonostante nel periodo considerato veda crescere i valori dell’indicatore, sperimenta un impoverimento relativo rispetto agli altri paesi europei, tanto da raggiungere nel 2021 valori inferiori alla media europea.
Eurostat calcola per il 2021 un Pil pro-capite per l’Italia di 30.100 euro, inferiore al valore medio europeo pari a 32.400 euro. Divergenze importanti e crescenti persistono tra le macroaree: 37,3mila euro nel Nord-Ovest, 35,8mila euro nel Nord-Est, 31,1mila euro al Centro, 20,2mila euro al Sud e 19,3mila nelle Isole. La Puglia fa registrare un valore di Pil pro-capite pari a 19,9 mila euro.
L’aspetto positivo, si evince dal report, è che il settore produttivo delle Pmi «mostra una resilienza importante», si legge. Le stime realizzate da Cerved evidenziano, infatti, che anche nel 2022 prosegue il trend di crescita del fatturato delle piccole e medie imprese. I fatturati reali, al netto dell’inflazione, crescono del 2,4% a livello nazionale e del 2,1% nel Mezzogiorno e in Puglia. Gli effetti del peggioramento della congiuntura, invece, si sono manifestati in modo più immediato su redditività netta e utili: il Roe (Return on Equity) delle Pmi del Mezzogiorno risulta in calo di quasi un punto (dal 13% al 12,2%), contro una media Italia di 0,6 (dal 12% all’11,4%). In forte aumento anche la quota di PMI che nel 2022 chiudono il bilancio in perdita (dal 9,4% al 25,4% nel Mezzogiorno).
CONFINDUSTRIA: «PREOCCUPANTE L'AUMENTO DEI TASSI DI INTERESSE»
Dal rapporto emergono «tante problematiche legate anche all’aumento dei tassi di interesse che ci preoccupa molto in una situazione in cui ci sono tantissime incertezze». Lo ha detto Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia a margine della presentazione del Rapporto regionale Pmi 2022 realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con Unicredit. «Ma - ha aggiunto - ci sono anche opportunità enormi, ci sono quantità enormi di fondi che dobbiamo riuscire a spendere, noi imprenditori siamo ottimisti. Le nostre imprese hanno saputo mantenere un loro dinamismo in uno dei periodi storici più complessi degli ultimi anni, nonostante la pandemia, il conflitto russo ucraino e le complicazioni sorte a causa del caro energia».
«Nei prossimi mesi - ha aggiunto - auspichiamo una ripresa più sostenuta e duratura che si potrà consolidare grazie all’impatto che verrà dagli investimenti finanziati dal Piano europeo così come dai fondi di coesione per i quali ribadisco la necessità e l’urgenza che vengano assegnati alle Regioni in ritardo di sviluppo e in grado di spenderli bene. Per la Puglia c'è l’opportunità di spendere un miliardo e mezzo di nuovi investimenti. Sono fiducioso che il nostro Stato e la Puglia saranno in grado di non perdere questa occasione».