«Ciarderie»
Noè, grand’uomo. Capito l’antifona?
Sull'arca arrivò il gabbiano che poi diede il nome a tanti ristoranti
Buongiorno! È piena estate. Le vacanze incombono per forza, le mamme ringiovaniscono, i bimbi crescono con il loro I pod, le mosche stanno al sole, le zanzare al fresco, i barbercue a Rosa Marina e i pipistrelli vivono la notte.
Tutti hanno paura dei pipistrelli, soprattutto dopo esser stati dal parrucchiere. Eppure sono animali utili. Voi non lo sapete, ma nel Texas, all’alba, quando si rifugiano nel buio, i pipistrelli hanno già mangiato 900 tonnellate di insetti; noi a Bari non ne abbiamo a tonnellate, però ci stiamo lavorando.
Capito l’antifona?
Comunque sia, gli animali vanno rispettati. Lo sapeva bene Noè, anche quando ebbe un avviso di garanzia che gli diceva di costruire un’arca per raccogliere tutte le specie di animali.
Un cavallo e una cavalla, un cane e una cana, una zebra ed un zebro, una zanzara ed un zanzaro, un coccodrillo e una coccodrilla, quindi, un pipistrello e una strella (Noè la chiamò così perché le mancava il pipì). La giraffa salì sola, anche perché è l’unico animale che ha il cervello lontano dal cuore.
Capito l’antifona?
Poi, Noè fece salire il topo e la topa, che, nel tempo, prese un altro nome per necessità ed utilità degli ospiti dell’Arca.
Noè dimenticò lo struzzo, forse perché questo animale non è da prendere molto in considerazione, proprio perché è «struzzo».
Ancora, il patriarca biblico fece salire lo Scorpione, l’Ariete, il Toro, il Capricorno, il Sagittario, l’Acquario con tutti i pesci e poi anche il Cancro, che tutti sperarono non arrivasse mai ed infine il Leone.
Questi, giunto all’ingresso dell’Arca, disse: «…mettiamo le cose in chiaro: io salgo ad una condizione: che facciate andar via il Cancro! Io con quello non voglio starci, voi non avete idea quanti danni può creare, io amo i miei amici, quindi?...».
«Caro Leone - disse Noè - anche se lo cacciassi, quello se deve entrare entra da ogni parte, quindi….pensa a campare!».
Insomma, salì anche la gallina, animale molto intelligente, come lo è anche il polpo, paragonabile ad una suocera come sanno bene i mariti stupidi, che spesso sentiamo dire: «Mia suocera si butta al cervello come un polpo!»
Va detto che il polpo femmina, quando partorisce, fa le polpette.
Riprendendo il racconto dell’Arca, lenta lenta salì anche la tartaruga che si sa porta la nomea, appunto, di essere lenta, ma proprio lenta, anche se è anche molto signorile, come se recitasse una poesia triste.
Se ci pensate, però, fa bene, perché se dovesse andare alle Poste per ritirare la pensione, ci metterebbe due giorni per arrivare, più altri due giorni per fare la coda e lì la domanda nasce spontanea: che arriva a fare prima!?
Le tartarughe, poi, sono molto affezionate alla casa, tanto che la hanno attaccata al corpo, cosicché nessuna Agenzia delle Entrate gliela può ipotecare o togliere.
Nell’Arca giunse anche l’elefante che, come noto, è la creatura più grande che ci sia, più grande persino di Emiliano.
L’elefante ha la mamma, che chiama mammut ed il padre, babbut e se ha un figlio - giurateci - che lo chiama figliutt, perché quella è la specie da cui arriva. L’elefante ha naso per certe cose e al militare va in elefanteria.
Sull’arca salirono anche i pesci di tutti i tipi: il pesce spada, il merluzzo, la trota. Ecco, la trota è un tipo dolce, anche se non è mai stata capace di incontrare un troto. Il pesce cane e il pesce gatto trovarono posto, sebbene non siano mai andati d’accordo, perché litigano sempre. Ci furono anche i dentici che si assomigliavano tantissimo e il pesce d’Aprile che per incontrarlo bisogna aspettare un anno intero.
Il San Pietro ovviamente in coppia col San Paolo. Arrivò l’allocco che tutti presero in giro e la cicogna già incinta, perché sempre incinta; il gabbiano che poi ha dato il nome a tanti ristoranti. Non mancarono i volatili, fra cui la cornacchia ben tramandata da tante attrici in cerca di marito che mai ne hanno trovato uno, così rifugiandosi nella loro presunzione nel vivere.
Dimenticavo: il cigno, che ha dato nome a tante scuole di danza.
Insomma, Noè fece salire tutti gli animali. Rimase l’uomo.
Lo fece salire: che mai lo avesse fatto!
Ormai il diluvio universale era già iniziato e il portone e le finestre erano ben sprangate. L’uomo si era infiltrato, tanto che il Leone ebbe a dire: «…bhè e va bene il Cancro, ma adesso pure l’uomo? Meglio vivere un giorno da pecora che cento da presuntuosi!».
A questo punto, devo però precisare che anche nel mondo degli animali ci sono problemi.
Ci sono animali lavoratori e animali sfaticati.
Volete un esempio?
La cicala e la formica.
La cicala sfaticata tutta l’estate sull’ulivo cantò. Poi in inverno nemmeno un lupino si ritrovò. La brava formichina, invece, grande lavoratrice, tutti i lupini si ritrovò e dopo l’estate di fatica, tutta sudata, con i reni spezzati, i suoi amati lupini guardò e subito dopo spirò.
Ogni riferimento c’è.