L'intervista
Tre statuette d’acciaio, Riondino abbatte la Laf: «Taranto non morirà»
Il giorno dopo le premiazioni al David di Donatello parla l’attore e regista: «L’industria del cinema è una delle alternative per la nostra città»
TARANTO - Come ci si sente il giorno dopo aver vinto il David di Donatello come miglior attore protagonista? Estremamente felici.
Michele Riondino racconta il proprio stato d’animo e la gioia si avverte in ogni parola di una intervista organizzata tra incastri di un’agenda molto fitta. Tutti vogliono intervistare il vincitore del David, e Riondino ha voglia di condividere con tutti ciò che è accaduto. «Sono felicissimo - dichiara - e il vero regalo è condividere questa gioia con Antonio ed Elio. Non avrei potuto immaginare di meglio».
Eleonora Giorgi ha premiato Riondino per la sua interpretazione in Palazzina Laf. Il film, ha ottenuto altri riconoscimenti. Elio Germano ha conquistato il premio cinematografico assegnato dall'Accademia del Cinema Italiano come miglior attore non protagonista, quinta volta su dieci candidature . E Diodato si è aggiudicato la statuetta per la miglior canzone originale con La mia terra, brano del film Palazzina Laf. «L’industria del cinema è una delle alternative possibili per Taranto - spiega Riondino - un luogo che si è dimostrato efficace per il settore audiovisivo. Anche oltre l’acciaio, Taranto non muore, servono sognatori capaci di sviluppare idee».
La città dei due mari era più che presente sul palco allestito negli studi di Cinecittà a Roma: anche i film Comandante e Disco Boy sono ambientati a Taranto e vedono il contributo di Apulia Film Commission. «Possiamo dire che su quel palco c’era Spazioporto - racconta Riondino -. Il Cineporto di Taranto è un luogo in cui si producono sogni e si realizzano, il futuro deve passare da questi spazi».
Alla premiazione il primo abbraccio dell’attore è stato per la moglie, mentre la prima chiamata (video) l’ha svelata lo stesso Riondino: è arrivata proprio da quel capannone nato negli anni ‘20 come deposito di carrozze, oggi cuore delle attività di Apulia Film Commission sul territorio tarantino. «Quei matti di Spazioporto mi hanno chiamato per festeggiarmi - continua l’attore - hanno seguito insieme la diretta. Anche mia mamma era con loro».
Palazzina Laf è l’opera prima da regista di Michele Riondino, un lungometraggio ambientato nel 1997 che racconta una storia vera accaduta nell’Ilva. Laf è l’acronimo di laminatoio a freddo. E Riondino interpreta Caterino Lamanna, uno dei tanti operai che lavorano nel complesso industriale. Un giorno, i dirigenti aziendali decidono di fare di lui una spia per individuare gli operai di cui sarebbe stato bene liberarsi. Caterino pedina i colleghi con lo scopo di denunciarli. La vicenda è tratta dal libro Fumo sulla città dello scrittore tarantino Alessandro Leogrande, scomparso nel 2017. Una storia sulla fabbrica e sul mobbing. «Finalmente una storia legata alla mia città è di dominio pubblico - sottolinea Riondino - la Palazzina Laf è simbolo del disagio che una città intera ha passato e che è ancora sotto ricatto. Mio padre lavorava in fabbrica, conoscevo il ciclo continuo dell’acciaio perché lo studiavo a scuola, ma ignoravo la vita nello stabilimento. Sono felice che questa storia sia stata compresa dal pubblico e non solo dagli addetti ai lavori».
Reduce dal Primo maggio tarantino conclude: «Da Taranto riesco a portarmi sempre energie positive, aspetto che sentono tutti gli artisti. Ogni tarantino deve difendere la città. Ora mi godo il momento ma ho in mente altre storie, una riguarda ancora Taranto».