Informazione

Giornalismo e IA, presentato a Bari il nuovo manuale di deontologia di Michele Partipilo

A dialogare con l’autore Partipilo anche Ferruccio De Bortoli e il pg Leone de Castris

BARI - Le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale, il ruolo sempre più dominante di mezzi di comunicazione e tecnologie in continua evoluzione e i cambiamenti che la figura del giornalista si ritrova ad affrontare rispetto a questi temi. Si è parlato di questo, nell’aula magna 'Aldo Moro' della facoltà di Giurisprudenza di Bari, nel corso della presentazione del volume 'Manuale di Deontologia del Giornalista - Intelligenza artificiale, processo mediatico, ricerca del consenso' di Michele Partipilo (Cacucci editore) giornalista, già direttore della Gazzetta del Mezzogiorno. All’evento, moderato dal direttore del 'Nuovo Quotidiano di Puglia' Rosario Tornesello, hanno partecipato - oltre all’autore - il procuratore generale di Bari Leonardo Leone de Castris e l’ex direttore del 'Corriere della Sera' Ferruccio De Bortoli.

«L'intelligenza artificiale è una grande opportunità se la sappiamo sfruttare e interpretare nella maniera giusta, ma può essere un pericolo nei confronti della società. E i giornalisti devono avere il ruolo di mettere in guardia da questi pericoli», ha detto Partipilo. «La deontologia dei giornalisti cambia di abito - ha aggiunto -, ma i contenuti sono gli stessi: il rispetto della verità dei fatti e il rispetto delle persone».

De Bortoli, che ha definito il libro «serio e approfondito», si è poi soffermato sul ruolo che l’intelligenza artificiale giocherà per il futuro del giornalismo: «Bisogna capire in che modo la nuova tecnologia possa sgravare le redazioni dai lavori più ripetitivi, permettendo di risparmiare tempo da dedicare alla qualità. Ci sono - ha aggiunto - rischi che l’intelligenza artificiale possa riprodurre alcuni nostri difetti, ma per questo va regolamentata bene».

De Castris, infine, si è soffermato sul rapporto tra magistratura e informazione: «Informare l’opinione pubblica sull'andamento delle indagini è necessario, perché una giustizia nascosta è una giustizia non percepita, dunque un male per la democrazia. Io, nella mia esperienza di procuratore, ho scelto però di non parlare con i giornalisti - ha aggiunto - non per snobismo, ma perché ho avvertito la necessità di assentarmi il più possibile dal giudizio della collettività».

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