OTRANTO - Il patrimonio preistorico del tratto salentino della costa adriatica pugliese, si arricchisce di una nuova Grotta. Non è grande come quella dei Cervi di Porto Badisco, né imponente come la Zinzulusa di Castro Marina, ma stando ai primi ritrovamenti, promette di potersi bene inserire, assieme all’altra castrense, la Romanelli, ed alle Carlo Cosma e Spagnoli di Santa Cesarea, nel novero delle più importanti. Soprattutto per gli studiosi, da decenni impegnati a ricostruire gli eventi che hanno scandito la vita ed i rapporti sociali delle genti vissute o soltanto di passaggio nell’antica Terra d’Otranto.
Individuata due anni fa, di essa non si è mai parlato né scritto, ed a parte i pochi addetti ai lavori, è praticamente sconosciuta. Così come sconosciuto è il suo nome, che ora siamo in grado di rivelare: Aurora. In onore della moglie, con questo nome ha voluto indicarla il suo scopritore, un appassionato speleologo di Uggiano la Chiesa. Vagando sulla scogliera compresa fra la baia otrantina dell’Orte ed il Faro della Palascia, l’uomo si è imbattuto in un piccolo slargo fra le rocce, al di là del quale ha intravisto un ambiente da esplorare. Anche e soprattutto per motivi di sicurezza, non lo ha fatto da solo, tantomeno lo stesso giorno della scoperta. Assieme agli esperti del Gruppo speleologico ‘Ndronico di Lecce, è infatti ritornato sul posto, e con loro, si è addentrato nel cuore della scogliera. Fra punte di selce del tipo usato dagli uomini del Neolitico come frecce per la caccia, e cocci di vasellame, almeno trenta, non senza sorpresa, i cercatori si sono ritrovati ai piedi di una sepoltura, composta da due scheletri umani appartenenti ad un adulto e ad un bambino. A quel punto, si sono doverosamente fermati, ed hanno informato i responsabili della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Brindisi e Lecce.
Messa a punto la spedizione, al comando dell’esperta di archeologia preistorica Ida Tiberi, il gruppo di speleologi è tornato nella Grotta Aurora, ma solo per ufficializzare l’avvenuta scoperta e per dare il via alla relazione ed alla catalogazione di quanto rinvenuto. Per gli esami specialistici, punte di selce e vasellame sono state trasferite nei locali leccesi della Soprintendenza, in via Libertini, mentre i due scheletri sono stati lasciati dov’erano.
A quanto è dato di sapere, da allora, la Grotta Aurora attende l’avvio di una vera e propria campagna di scavi, che verosimilmente, potrebbe portare a nuovi ritrovamenti: se non proprio ad un nuovo complesso pittorico come nella vicina Grotta dei Cervi, di cui il prossimo 1° di febbraio ricorre il 54esimo anno della scoperta da parte del Gruppo speleologico salentino “Pasquale De Lorentiis” di Maglie, quantomeno ad altre sepolture, selci e nuovi pezzi di vasellame.
Nel frattempo, sul portale del Ministero della Cultura, alla voce “trasparenza”, assieme alla località in cui si trova, detta “I Cameroni”, il nome della Grotta Aurora, è finalmente apparso, accanto alle più note e studiate dei Cervi, Zinzulusa, Romanelli, Carlo Cosma e Spagnoli.