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I 70 anni di Nanni Moretti fra girotondi, utopie disillusioni e nuovi sogni

 
dorella cianci

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I 70 anni di Nanni Moretti fra girotondi, utopie disillusioni e nuovi sogni

La vita per il regista è passione civile. Il padre Luigi, storico ed epigrafista, è stato anche docente dell’Università di Bari

Sabato 19 Agosto 2023, 17:41

Dagli anni ‘70 al nuovo Millennio il cinema italiano è stato accompagnato dal regard moral di Nanni Moretti. Oggi il regista, di recente ancora una volta a Cannes con Il Sol dell’Avvenire, compie settant’anni.

Il critico francese Serge Toubiana, scrivendo del regista italiano sui «Cahiers du Cinema», ha condensato i film di Moretti in uno sguardo morale sull’Italia, imperniato su tre categorie nette: militanti, girotondini, portaborse dell’era farsesca del Caimano. Vito Zagarrio, scrivendo un bel saggio per l’editore Marsilio, nel 2012, ha messo efficacemente in vista quest’occhio vigile e morale, che è riuscito, però, a non scadere mai nel tono moraleggiante dei bigottismi della politica, della religione, della storia.

I film di Nanni Moretti, ad esempio Ecce Bombo del ‘78, coi dialoghi ironici e grotteschi di Michele Apicella (il protagonista) verso la sua generazione, quella del Movimento Studentesco, e verso la sua stessa famiglia, insieme al film Sono un autarchico, mettono a nudo le contraddizioni di una intera generazione, quella venuta fuori dalle contestazioni del ‘68; fino ad affermare chiaramente e in maniera perentoria «Penso che abbiamo sbagliato quasi tutto: con le donne, tra noi, col nostro studio, in famiglia e a lavoro». Nasce da lì la figura del qualunquista con atteggiamenti pseudo-intellettuali del «vado in giro, faccio cose, vedo gente», fino allo stile opposto del professore ossessivo e perfezionista del film Bianca, uscito dieci anni dopo.

Esiste poi una linea sottile che conduce, dal 1989 (anno della caduta del Muro di Berlino e dell’uscita nelle sale di Palombella rossa) fino a questo 2023, col nuovo film morettiano: la ricerca dell’identità del Partito Comunista fra memoria, disillusioni e utopie. È evidente che per sognare occorre sognare in grande - e questo lo ha ben chiaro il protagonista de Il Sol dell’Avvenire, Giovanni - eppure Moretti non rinuncia mai a quella visione disincantata verso una realtà in cui non si riconosce, come nel caso del ruolo di Elio, affidato a Silvio Orlando. Questo omaggio per il settantesimo compleanno di Nanni Moretti non può non passare per quel cruciale 2006, anno del Caimano, dove - alla fine del film - ci si ritrova a chiedersi in prima persona «Sì: è sempre il tempo per una commedia, ma che cosa c’è davvero da ridere?». Questa battuta descrive magistralmente quel sapore tragicomico degli anni berlusconiani, divisi fra showgirl, magistrature e sberleffi evidenti da parte dei vari leader di tutta Europa: anni difficili per l’autorevolezza dello Stato, anni meno difficili per una parte anestetizzata degli italiani, illusi dall’arrivo dell’uomo forte al comando, il «Messia di Milano due» da un milione di posti di lavoro.

Abbiamo vissuto una parte della nostra vita e vogliamo continuare a crescere con le battute di Nanni Moretti; siamo tutti un po’ figli di quella Vespa blu e di quel casco bianco, che si aggirava dalla Garbatella a Spinaceto sui luoghi di Pasolini, con le stupende colonne sonore di Khaled e Cohen. Quel 1993 di Caro Diario fa parte della nostra memoria collettiva, nonostante quello sguardo morale sia decisamente autobiografico, a tratti personalissimo con alcuni accenni alle fragilità, alla malattia personale. Tuttavia non si rinuncia mai allo sguardo pieno di ironia, per cui l’Italia dovrebbe sempre esser grata a queste pellicole, capaci di raccontare, fuori dagli stereotipi, la nostra italianità alla vicina Francia, che, probabilmente, ha saputo interpretare - con maggiore attenzione - quel retrogusto satirico sui nostre tempi.

Non è così facile dire quanto il cinema di Moretti sia amato in Italia! Non è facile dire quale categoria di persone resti fuori dallo sguardo pungente del regista, che sa essere sferzante senza diventare bacchettante o bacchettone!

Da pugliesi, inoltre, ci fa piacere, in questo piccolo omaggio, ricordare che Nanni è figlio del noto storico ed epigrafista Luigi Moretti, anche docente dell’Università di Bari e tanto apprezzato nell’ambito della ricerca papirologica, perlopiù in relazione ai giochi panellenici. Questo tratto familiare della sua crescita in famiglia potrebbe, forse, raccontarci come, in tutti i suoi film, non resti mai esclusa la grande storia, che non è solo sfondo corale, ma è, nel particolare, senso e ardore quotidiano di chi vive la vita con pura passione civile, senza infilarsi in quella faziosità partitica (spesso più indirizzata all’accordo o allo slogan rispetto alla denuncia). Mettendoci nei panni dello sguardo di Nanni, proprio nel giorno del suo compleanno, ci viene naturale attendere che, non solo in Italia, ma in questa vecchia Europa, qualcuno «sappia dire qualcosa di sinistra» (se l’espressione ha ancora un senso e se esistono leader capaci).

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