Cultura

Rubini: il cinema? Categoria dimenticata, ultimi nella ripresa post pandemia

redazione spettacoli

L’attore pugliese ha ricevuto il premio alla carriera all’Ischia film festival

«Noi del cinema siamo una categoria dimenticata, l’ultima a tornare a lavorare dopo la pandemia. Non ci considerano un bene di prima necessità. Eppure, sono convinto che il mondo acquisterà la vera normalità quando noi che non siamo necessari torneremo ad esserlo, quando si potrà andare al cinema e a teatro senza le norme stringenti e respingenti di questo periodo balordo». Così il regista e attore pugliese Sergio Rubini, che ha ricevuto il premio alla carriera nella serata inaugurale della diciottesima edizione dell’Ischia Film Festival davanti a un pubblico di cento persone, debitamente distanziate, nella piazza d’Armi del Castello aragonese di Ischia.

«Sono un privilegiato, ho trascorso il lockdown scrivendo, lavorando con la mia compagna, ma in pena per chi era costretto a lavorare negli ospedali o nei supermercati. Iatture come quella del coronavirus, sono il contraltare del nostro progresso. Se avessimo investito nella ricerca, che poco si lega però al business, le cose sarebbero andate diversamente magari». Presto tornerà sul set. «Da anni lavoro a un film sulla storia dei tre fratelli De Filippo, che si conosce poco, e che inizierò a girare a fine estate: vorrei raccontare come questi tre monumenti del teatro e della cultura italiana siano stati giovani, svincolandomi dal ricordo che domina il nostro immaginario, con la visione di loro vecchi e museali. Hanno avuto la forza di affermare il loro cognome, che era anche la loro ferita, grazie a talento e tenacia, rivoluzionando il teatro e liberandolo da uno sguardo ottocentesco».

Mercoledì 8 luglio Rubini sarà a Napoli, a Palazzo Firrao, per la rassegna Teatro di Cortile, ideata dal Teatro Pubblico Campano di Alfredo Balsamo: «Porterò Sud, Andata e ritorno, al pianoforte Michele Fazio (anche lui pugliese, ndr), sarà un importante segnale di ripresa post-Covid».

Nel centesimo anniversario della nascita di Federico Fellini, Rubini ha regalato un intenso ricordo del regista, con il quale ha lavorato nel film Intervista: «Lo avevo incontrato qualche anno prima, lui non si alzò per presentarsi accogliendomi con una bugia. Disse che gli faceva male il ginocchio, non era vero. Ma pensai che mentirmi fosse un atto di umana gentilezza. Gli presentai una sorta di book fotografico, gli scatti erano del mio professore di matematica. Lui disse: “Lei assomiglia alle sue foto”. In un mondo di apparenze quello era un messaggio profondo, avrei compreso. Uomo bizzarro, un compagno di banco monello in grado di insegnare cose magiche: iniziava le giornate all’alba, da uomo insonne, leggendo giornali e manoscritti e capitava che ti chiamava alle 6 del mattino. Io mi mettevo la sveglia e facevo i miei vocalizzi: non volevo mostrargli una voce impastata dal sonno. Amava soprattutto tessere tele di relazioni in cui trasmettere i suoi pensieri».

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