serie a

Delio Rossi spinge il Lecce: «Lazio forte ma... crederci»

Antonio Calò

Il trainer riminese ha diretto sia il Lecce che la Lazio. Insomma, oltre ad essere un doppio ex delle due compagini, ha lasciato in entrambe le piazze un ottimo ricordo del suo lavoro

Delio Rossi ha allenato il Lecce per due stagioni e mezza. Nel 2001/2002, subentrato ad Alberto Cavasin, non è riuscito ad invertire la rotta che stava portando in B. Nel 2002/2003, ha riportato la squadra giallorossa in A. Nel 2003/2004, l’ha condotta alla salvezza grazie ad un grande girone di ritorno, dopo che a fine andata nessuno avrebbe scommesso qualcosa sulla permanenza. Il trainer riminese ha diretto anche la Lazio, dal 2005/2006 al 2008/2009, vincendo la Coppa Italia nel 2008/2009. Insomma, oltre ad essere un doppio ex delle due compagini, che si troveranno faccia a faccia domenica nella Capitale, il tecnico romagnolo si è comportato molto bene in entrambe le «piazze», lasciando un ottimo ricordo di sé. Gli abbiamo chiesto di analizzare la gara che opporrà la formazione guidata da Maurizio Sarri a quella allenata da Eusebio Di Francesco.

«La Lazio è compagine di caratura di gran lunga superiore al Lecce ma, sulla carta, per Falcone e compagni, questo è il momento migliore per affrontarla, stante il fatto che è alle prese con numerose assenze per infortunio e con il rientro di qualche calciatore che tornerà disponibile proprio domenica - afferma Delio Rossi -. Ciò premesso, la cifra tecnica dei biancocelesti resta elevata pur con diversi forfait. L’organico è il medesimo che nel 2024/2025, che ha lottato sino all’ultima giornata per un posto in Champions o in Europa League, salvo perderlo proprio in virtù della sconfitta patita contro i salentini che, di contro, grazie a questa vittoria, si sono salvati».

L’incontro verrà disputato all’indomani della sosta prevista in concomitanza con gli impegni delle nazionali: «Le partite che arrivano dopo un periodo di stop, con tanti uomini che hanno viaggiato in giro per il mondo, sono particolari. Spesso in questi match si registrano risultati a sorpresa. È difficile inquadrarli in un canovaccio ben preciso, in quanto aumentano le consuete variabili. Prima della pausa, il Lecce stava attraversando un buon momento ed era reduce da alcune prestazioni solide, senza dubbio positive e convincenti. Mentre la Lazio nell’ultima gara disputata ha perso al “Meazza” contro l’Inter».

Rossi è convinto che nella sfida di domenica ad avere più da perdere sia il team capitolino: «Conosco bene la rivalità che esiste tra laziali e romanisti, che guardano alla classifica della propria compagine anche in relazione alla posizione occupata dall’altra squadra della città. Il fatto che la Roma sia al comando della graduatoria rende ancora più indigesto l’attuale piazzamento dell’undici diretto da Sarri. I tifosi, nel faccia a faccia con il Lecce, si aspettano il bottino pieno e una prestazione convincente. Di contro, i salentini sapevano in partenza di dovere battagliare per restare in A e stanno effettuando un percorso in linea con gli obiettivi prefissati. I punti in palio sono importanti anche per loro, ma in questo caso hanno senza dubbio minori pressioni».

Il trainer riminese si sofferma su un aspetto, legato al Lecce, che ritiene vada rimarcato: «Il calcio è sempre più nelle mani dei fondi, che fanno le proprie valutazioni solo in termini economici, in maniera impersonale. Anche il club salentino opera con l’obiettivo di avere conti in ordine, un bilancio sano, ma è gestito da persone fisiche che appartengono al territorio, che è possibile incontrare per strada, che conoscono il valore che i tifosi danno alla maglia della propria squadra. Nel mondo del pallone, per la gente contano aspetti quali tradizione, bandiera, sentimenti. Chi dirige un sodalizio deve essere anche custode di tutto ciò ed a Lecce, come in poche altre realtà, lo sanno bene».

Secondo Delio Rossi, c’è un punto di contatto tra il Lecce della sua epoca e quello attuale, ma anche tra il Lecce che ha allenato lui e la Lazio che ha guidato in seguito: «Sotto il primo profilo, il comune denominatore è costituito da Corvino che, oggi come allora, è in grado, con il proprio fiuto nell’individuare le potenzialità di un calciatore, di garantire risorse alla società. Nel secondo, il legame è Ledesma. Ha esordito con me in serie A e si è imposto all’attenzione di tutti in giallorosso. In seguito, l’ho voluto alla Lazio e per questo, in prima battuta, fui criticato dai tifosi biancocelesti, in quanto l’argentino doveva sostituire Liverani, avendo caratteristiche differenti ed all’inizio stentò ad inserirsi al top. Ma Cristian è un leader silenzioso e pian piano ha ingranato molto bene tanto, da diventare uno dei beniamini della “piazza”, un “intoccabile”».

L’ex mister, tra le altre, di Lecce e Lazio, concorda con Saverio Sticchi Damiani circa il fatto che una delle caratteristiche del calcio italiano siano le storie delle compagini di provincia, ma opera un distinguo: «Alle cosiddette “piccole” sono da mettere in relazioni tante belle pagine di sport ed è quindi giusto che abbiano il loro spazio. Al contempo, però, una riforma dei campionati è indispensabile in quanto, dati alla mano, non ci possiamo permettere il professionismo in Serie A, B e in tre gironi di C. Soprattutto in quest’ultima categoria, in ogni stagione, ci sono club che non si iscrivono o che non terminano i tornei o che subiscono pesanti penalizzazioni. Bisognerà fare le opportune valutazioni».

L’ultima battuta è sul centrale difensivo Tiago Gabriel, che è finito nel mirino di alcune società di primo piano: «Il ragazzo è molto interessante, ma non bastano 11 presenze in A per essere pronti per le formazioni di prima fascia. È meglio che compia i passi giusti al momento propizio».

Privacy Policy Cookie Policy