serie b

Bergossi spinge il Bari verso l’alto: «Un dovere stare con le prime»

pierpaolo paterno

Celebre il suo gol nel derby contro il Lecce, figura nota al pubblico barese: «I tifosi sono da sempre l’arma in più. Un peccato siano lontani dalla squadra»

BARI - Alberto Bergossi, classe 1959, è figura ben nota al pubblico barese per aver indossato la maglia biancorossa negli anni Ottanta, contribuendo alla promozione in serie A nella stagione 1984-85 e lasciando un ricordo indelebile con il celebre gol nel derby contro il Lecce.

Appese le scarpette al chiodo, intraprende con successo la carriera di procuratore sportivo, mettendo a frutto la sua esperienza sul campo e la formazione giuridica da avvocato. Oggi è esempio di riferimento nel panorama del calciomercato italiano, con una rete consolidata di contatti e una visione lucida delle dinamiche che regolano il mondo del calcio professionistico. Punta di forza della Tmp Soccer, società di consulenza sportiva con sede a Brescia e completata dai procuratori di calcio, Manuel Montipò, l’ex barese Fausto Pari e Tullio Tinti, la sua doppia prospettiva - da ex calciatore e da agente - lo rende una voce autorevole per analizzare le strategie di mercato e le prospettive del Bari. Galletti chiamati a ricostruire una rosa competitiva dopo una stagione deludente e con l’obiettivo dichiarato dal presidente De Laurentiis di centrare almeno i playoff. Con l’arrivo in panchina di Fabio Caserta e la conferma alla guida dell’area tecnica della coppia Magalini-Di Cesare, il club si prepara a un’estate di profondo rinnovamento.

Bergossi, oggi si apre ufficialmente il calciomercato estivo.

«Qualche chiacchiera l’abbiamo già fatta nei giorni scorsi. Adesso si inizia a concretizzare. Un calciomercato così lungo induce a fare le cose con più calma. Ritengo sia una cavolata spingersi sino al primo settembre per fare abbassare il sipario. Chiudere i primi di agosto sarebbe più che sufficiente. I ritiri precampionato ne sono anche condizionati perché i calciatori non sono concentrati pensando di potersi trasferire da un momento all’altro. Due parole con Magalini le ho scambiate. Bari non è una piazza facile per collocare i giocatori. Alle spalle, c’è l’ombra del Napoli. Per concludere le operazioni occorrono alcuni passaggi. Hanno una politica precisa. Si fanno prima delle valutazioni filtrate».

Bergossi, da procuratore e conoscitore dell’ambiente barese, come giudica l’attuale situazione del Bari in vista del mercato estivo?

«Innanzitutto, mi dispiace per la rotta di collisione tra la società e la tifoseria. Uno dei punti di forza della piazza è sempre stato giocare davanti al pubblico amico. La diserzione è una cosa brutta, ma non credo possa condizionare la scelta dei nuovi calciatori. A Bari si viene sempre molto volentieri. C’è anche uno stadio bello. Negli ultimi due anni, l’entusiasmo si è sopito. Basterebbe poco per farlo ritornare. Qualche giocatore di spessore va preso. Su questo non ci piove. Altrimenti, rischi di disputare un’altra stagione anonima e non te lo puoi permettere».

Il presidente De Laurentiis ha parlato chiaramente di “obiettivo playoff”. Crede sia realistico, considerando la necessità di rifondare quasi completamente la rosa?

«Non saprei. Non conosco quali aspettative abbia. Le squadre si costruiscono nel tempo. I risultati non arrivano dal nulla o cambiando una decina di giocatori».

Molti giocatori chiave erano in prestito e non saranno riconfermati. Quanto può incidere questa discontinuità sulla costruzione di un gruppo competitivo?

«Parecchio. Le vittorie si pianificano seminando per tempo le risorse e i frutti da raccogliere in futuro. Quando si cambia troppo, aumentano le incognite sui profitti. Soprattutto nell’immediato».

Lei conosce bene Nicholas Bonfanti. Pensa che il Bari dovrebbe tentare di riportarlo in Puglia?

«Per quello che so, il Bari ha cercato di trattenerlo. Se rimanesse in Puglia e andasse in doppia cifra, per lui si aprirebbe un discorso interessante. Fossi in Magalini, proverei a riportarlo in biancorosso. È giovane e ha prospettive. Ha l’atteggiamento giusto. Caserta può essere l’allenatore giusto per lui, avendo attenzione per certe cose ed una sensibilità per la valorizzazione dei giovani».

La coppia Magalini-Di Cesare è chiamata a un lavoro complesso. Quali profili si aspetta possano arrivare per dare subito solidità alla squadra?

«Credo che saranno cambiati parecchi calciatori. Alcuni dello scorso anno non hanno reso secondo le aspettative. Anzi, hanno proprio deluso. Altri sono in prestito e torneranno alle basi. La tipologia dei giocatori giusti corrisponde a profili di spessore e personalità. Almeno uno per reparto. Un bravo portiere. Quindi, un difensore centrale forte, che sappia comandare la difesa. In ogni zona del campo servirà comporre con cura l’ossatura della squadra. Bisogna capire chi si deciderà di confermare a centrocampo».

Fabio Caserta è un tecnico esperto di serie B. Che tipo di calcio possiamo aspettarci da lui e quanto potrà incidere nella scelta dei nuovi acquisti?

«Da Napoli lasciano libertà di scelta. L’acquisto dei calciatori dovrà rientrare in certi paramenti di budget stabiliti all’inizio dell’anno. L’allenatore ed il ds hanno margini di movimento e potranno indirizzare le scelte».

Crede che Caserta sia l’uomo giusto per guidare una squadra in ricostruzione verso l’obiettivo playoff?

«Il Bari ha scelto un allenatore con grandi stimoli e idee chiare. Non lo conosco personalmente, ma mi ha sempre dato l’impressione di essere un tecnico con carattere e temperamento. Per fare bene, Caserta dovrà tuttavia disporre del materiale che possa rispecchiare la sua idea di calcio».

Il prossimo campionato di serie B si preannuncia molto competitivo. Quali squadre vede favorite e dove può collocarsi il Bari?

«Dire che il Bari possa arrivare primo non sarebbe realistico. La favorita numero uno è invece il Palermo, con uno come Inzaghi in panchina che ha già dimostrato di essere all’altezza. Al suo fianco lavora un bravissimo direttore sportivo come Carlo Osti. Un professionista navigato ed intelligente. Poi, ci sono le solite squadre, oltre alle immancabili sorprese come la Juve Stabia dell’ultimo torneo. Non credo che la Sampdoria possa fare un campionato di vertice, perché a livello societario non vedo ancora molta chiarezza. Il Bari? L’obiettivo minimo deve essere arrivare ai playoff per un campionato almeno decoroso. Se si riuscirà a creare una amalgama tra Caserta e lo spogliatoio potrebbe venire fuori qualcosa di importante. La B può essere vinta di chiunque, ma altrettanto facilmente si può essere risucchiati verso il basso. Di sicuro, le aspettative dei biancorossi devono essere alte. Arrivare, cioè, tra le prime».

Infine, da ex attaccante, secondo lei che tipo di centravanti servirebbe a questo Bari per fare la differenza in un torneo lungo e difficile come la B?

«A Catanzaro, Caserta ha fatto bene anche grazie ad un certo Iemmello. In A, B e C, l’attaccante è sempre il ruolo più ricercato. I bomber che fanno gol, le squadre se li tengono stretti. Bisogna capire poi i costi e la volontà dei club di lasciare andar via i propri finalizzatori, soprattutto quelli prolifici. La punta deve essere una priorità nelle scelte di mercato. In alternativa, si può compensare ingaggiando un paio di centrocampisti offensivi col fiuto del gol».

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