serie b
Il Bari dietro la lavagna. I numeri non mentono mai: poche vittorie, ecco la chiave
Soltanto una combinazione di risultati altamente improbabile consentirebbe ai Galletti di staccare il pass per l’ultimo posto utile per i playoff.
BARI - Dalla grande paura a rimpianti e limiti invalicabili. Se nello scorso campionato il Bari aveva addirittura rischiato l’onta di un’incredibile retrocessione, la stagione che sta per concludersi quasi certamente non segnerà l’auspicata inversione di tendenza. Soltanto una combinazione di risultati altamente improbabile (ai biancorossi non basterebbe battere domani il Sudtirol ormai salvo e fuori dalla lotta playoff perché servirebbe la contemporanea sconfitta del Cesena contro un Modena ugualmente privo di obiettivi) consentirebbe ai Galletti di staccare il pass per l’ultimo posto utile per i playoff. Realisticamente, però, la trasferta di Bolzano servirà solamente a mandare in archivio il secondo torneo disputato lontano sia dai quartieri alti, sia (soprattutto) dalle ambizioni di una città ormai sempre più disincantata. Eppure, l’obiettivo minimo (entrare tra le prime otto) sembrava più che alla portata.
RENDIMENTO ANOMALO I numeri certificano che il Bari vinto con il contagocce: appena dieci i successi, soltanto Brescia, Frosinone, Sampdoria (otto) e Cosenza (sette) hanno gioito meno. Paradossalmente, a tenere lontana dai guai la truppa di Moreno Longo è stato lo smisurato numero di pareggi: addirittura 17, il solo Catanzaro ne conta di più con 19 in cadetteria. Tuttavia, vincendo così, poco è diventato impossibile sognare malgrado i ko si siano fermati a quota dieci. Non è mai stato superato il limite della pochezza offensiva: i 41 gol segnati rappresentano appena il 14esimo attacco della B. La cooperativa del gol (19 calciatori diversi a segno) non è bastata a sostituire la necessità di un bomber o quantomeno di un tandem offensivo prolifico. Basti pensare che il capocannoniere biancorosso è Kevin Lasagna, ma con sette reti la punta mantovana è soltanto al 20esimo posto della classifica marcatori. Precario il rendimento pure degli altri attaccanti: Favilli è a quota cinque gol, Novakovich a tre, Bonfanti ne ha realizzati due dal suo arrivo lo scorso gennaio, così come i trequartisti Falletti e Gaston Pereiro non sono andati oltre un unico guizzo a testa. Davvero poco per essere ambiziosi. Il dato più emblematico, però, riguarda la sindrome da rimonta. Venerdì scorso il Cittadella ha “ribaltato” a suo favore l’iniziale vantaggio dei Galletti che avevano subito una sorte analoga in trasferta anche con Carrarese e Modena. Diventa, così, esorbitante la cifra dei punti gettati al vento pur portandosi avanti di una rete: ai tre sorpassi incassati da veneti, toscani ed emiliani, si aggiungono le otto occasioni in cui i ragazzi di Longo si sono fatti raggiungere (in casa da Cosenza, Catanzaro, Reggiana e Brescia, fuori da Cremonese, Cesena, Sassuolo e Catanzaro). Totale: 25 punti dilapidati.
POCHE REAZIONI, MAI UN “FILOTTO” Un autentico tesoro gettato alle ortiche al quale non corrisponde eguale capacità di reazione. Già, perché Vicari e compagni hanno a loro volta rimontato solo in occasioni: in casa con il Sassuolo, a Brescia, al San Nicola con Cremonese e Sampdoria, nel rocambolesco 3-3 di Catanzaro che, però, era stato comunque avviato dai pugliesi. Solo cinque, quindi, i punti recuperati da contesti di svantaggio. Non solo: il Bari non è mai riuscito a ribaltare il punteggio pur essendo sotto di una rete. Una lacuna che certifica una limitatissima capacità di reazione. E ancora: è puntualmente sfuggito un “filotto” di vittorie. E’ vero: i biancorossi hanno anche incanalato alcune serie utili, basti pensare alle 14 gare senza sconfitta tra il terzo ed il 16esimo turno, ma la striscia ha prodotto 24 punti per cinque affermazioni e ben nove pari, quindi non una poderosa accelerazione. La squadra di Longo, peraltro, non è mai andata oltre i due successi di fila: è accaduto con Mantova e Frosinone (quinta e sesta giornata), poi con Salernitana e Cittadella (13esima e 14esima), sempre nel girone d’andata. L’andamento senza veri scossoni è anche confermato nella ripartizione di punti nelle due fasi del campionato: 24 all’andata, 23 (per ora) al ritorno. La squadra, pertanto, non è cresciuta nel corso del tempo, né è stata migliorata dal mercato.
TUTTI IN DISCUSSIONE Bisogna ammettere che Moreno Longo non si è mai abbandonato a voli pindarici, indicando addirittura nella salvezza l’obiettivo stagionale. Allo stesso modo, nelle rare uscite pubbliche, il direttore sportivo Giuseppe Magalini ha sovente parlato di anno di transizione dopo tanti cambiamenti. Eppure, il contesto di un campionato livellato verso il basso avrebbe imposto ben altre pulsazioni, rimaste invece puntualmente sopite ogni volta che sembrava alla portata un balzo in avanti. La rivoluzione estiva, con ben 17 volti nuovi a cui si sono aggiunti Bonfanti, Gaston Pereiro e Maggiore nel mercato invernale per un totale di 20 acquisti non soltanto non ha generato un andamento in crescendo (nelle ultime quattro giornate sono arrivate tre sconfitte, di cui due con il Cosenza già retrocesso in C ed il Cittadelle che rischia seriamente di seguirlo a ruota), ma lascia basi pressoché inesistenti. Considerando la rosa attuale, gli elementi di piena proprietà con vincoli pluriennali sono soltanto sette: Maita, Benali, Tripaldelli, Gaston Pereiro, Pissardo, Vicari e Dorval, mentre Bellomo, Maiello e Pucino hanno il contratto in scadenza al prossimo 30 giugno. Molto più folto il plotone dei calciatori in prestito che ammonta a 14 unità: Radunovic, Mantovani, Oliveri, Novakovich, Bonfanti, Lasagna Falletti, Maggiore, Favasuli, Lella, Simic, Obaretin, Saco e Favilli. Per alcuni sarebbero anche in atto i primi dialoghi per esercitare diritti di riscatto o l’acquisto dei cartellini, ma si fatica ad individuare segnali convincenti in ottica futura.
Avrebbero un altro anno di vincolo Magalini e Longo (entrambi con opzione di rinnovo per un’ulteriore stagione), ma entrambi non si sono rivelati, alla resa dei conti, un valore aggiunto, al punto da rendere possibile addirittura un doppio addio. Forte la tentazione di ripartire da un manager più carismatico ed empatico verso la piazza: non è un mistero la stima della proprietà nei confronti di Guido Angelozzi (che andrà via da Frosinone), così come intriga il barese Francesco Palmieri (fresco vincitore della B a Sassuolo). Ma la vera svolta si attende sul piano societario: nell’ultimo mese sarebbero stati intensificati i contatti (avviati da oltre un anno, ma senza giungere alla stretta finale) con alcuni potenziali investitori statunitensi. Si ragionerebbe su un iniziale affiancamento alla famiglia De Laurentiis ponendo, però, le basi per un successivo passaggio di consegne definitivo. Forse sarebbe l’unico modo per rilanciare e riaccendere la piazza. Dopo Bolzano, sarà fondamentale ripartire dalla chiarezza. In tempi assolutamente rapidi, evidentemente.