La partita

Bari, alza la voce: guai a fermarsi ora

Antonello Raimondo

Quattro partite in una manciata di giorni, tredici per l’esattezza, e l’obiettivo ancora lontano

BARI - Il momento è cruciale. E stavolta non è un modo di dire. Quattro partite in una manciata di giorni, tredici per l’esattezza, e l’obiettivo ancora lontano. I playoff non possonop rappresentare un’opinione, qui a Bari. Si può discutere di tutto. Se la squadra ha i mezzi per pensare a una classifica diversa (quinto-sesto posto rispetto all’ultima poltrona utile), per esempio. Ma non è trattabile il resto. Restare fuori dai giochi promozione, anche per un solo punto, sarebbe un verdetto irricevibile. Con l’apertura di nuovi scenari, a trecentosessanta gradi. Tutti in discussione, insomma. Nessuno escluso.

In conferenza stampa, ieri mattina, non c’era Moreno Longo, come in ogni vigilia di campionato. La parola a Giuseppe Magalini e Valerio Di Cesare. Provando a fare il punto della situazione alla vigilia dello sprint che esprimerà i primi verdetti stagionali. «Ci sono quattro gare in 13 giorni, dobbiamo per forza stare vicini e credere in un traguardo che riteniamo fattibile - l’esordio del direttore sportivo - bisogna accelerare. Le parole di Longo (“squadra sopravvalutata”)? Siamo convinti che questo gruppo abbia valori per centrare gli obiettivi. Non mi sono posto il problema dopo le sue parole. Il mister si riferiva alla Serie A diretta. So quanto crede in questa squadra».

Il timore della tifoseria è che all’orizzonte ci possa essere un’altra stagione di transizione. «Ne sento parlare tutto l’anno. Quando abbiamo iniziato a luglio abbiamo spiegato il percorso. Abbiamo trovato una lavagna con tanti calciatori e tecnici onerosi. È stato un anno difficile, ripartiamo da una base diversa. Il problema dei prestiti è un falso problema. Noi abbiamo in rosa molti giocatori con diritto di riscatto, c’è un’idea di base, ci siederemo con la proprietà per capire la volontà e le ambizioni. Abbiamo espresso le difficoltà gestionali in estate e anche a gennaio. Il lavoro è stato fatto in una forma di necessità. Bisogna cercare di programmare e costruire, su questo non ci piove. L’età media, una prospettiva da migliorare. Ci sarà una ricerca per abbassare l’età media di qualche anno».

«Siamo convinti di aver costruito una rosa per centrare l’obiettivo - aggiunge Magalini - Il futuro? Tra 20 giorni ne riparliamo. Centreremo i playoff e saremo qui a parlare di questo. Poi penseremo al tema delle risorse per il futuro. Il presidente lo sentiamo giornalmente e non ci fa mancare nulla. Per l’anno prossimo abbiamo pensieri e idee, valutazioni a livello tecnico. Ci siamo confrontati. Dobbiamo capire dove andare a parare. C’è una B pesante. Non so se potranno esserci garanzie per vincere. Sarà difficile. L’anno prossimo partiamo da una base migliorata, sia societaria che tecnica. Possibili riscatti? Con qualcuno abbiamo già parlato. E se parliamo di soldi diciamo che si riparte da una base migliore. L’anno scorso avevamo un database da dover cedere, quest’anno no. Non saremo in difficoltà per ricostruire la squadra. Voglio precisare che non ho detto che avremo più soldi in estate, ma meno problematiche. Chi non ha diritto di riscatto ci ha chiesto di rimanere. I calciatori in scadenza (Pucino, Bellomo)? Ne stiamo parlando. Benali ha già maturato il rinnovo grazie ai numero di presenze».

Magalini si “scalda” un po’ quando sul tavolo arriva la questione del rendimento dei rinforzi di gennaio: «Non sono d’accordo sullo scarso rendimento degli ultimi arrivati. Se siamo dall’inizio dell’anno in questa posizione... qualcosa abbiamo fatto. Dopo Pohjanpalo credo che Maggiore sia il colpo più importante della Serie B. Abbiamo cercato di soddisfare le esigenze dell’allenatore. Dovremo fare una gara importante a Cosenza. E sappiate che Longo con noi collabora tutti i giorni. Non abbiamo scelto nemmeno un calciatore senza il benestare del mister. Lui non ha pensieri diversi dai nostri sulla rosa. Il problema del nostro campionato è che non siamo stati constanti nei momenti decisivi. Questa squadra non ha perso tanto, ma ha vinto poco. Ci sono stati errori durante la stagione. Sulla modalità del gioco e sulle scelte non ho una risposta. Noi cerchiamo di lavorare a braccetto con Longo nella costruzione. Con qualche gol in più avremmo vinto di più. Ma l’attacco è completo a livello numerico. Se non hanno funzionato vuol dire che abbiamo sbagliato anche noi. Il Bari fuori dai playoff? Una società e un direttore devono avere la lucidità per analizzare la stagione a 360 gradi. Ora pensiamo al campo e a vincere più possibile».

Il mirino si sposta sulla valutazione dei singoli: «Pereiro sta giocando poco per scelta tecnica. L’attaccante l’abbiamo preso a gennaio dopo gli infortuni di Lasagna e Novakovich, altrimenti difficilmente saremmo intervenuti. Del nostro mercato siamo contenti, un mercato fondato sulle cessioni per fare gli acquisti. Lasagna? Speravamo che andasse in doppia cifra. Ma nessuna croce addosso. È un giocatore forte, non si può giudicare il valore di un attaccante solo dai gol. Ad oggi ha dato un contributo. Siamo contenti. È stato un valore aggiunto al livello professionale anche nello spogliatoio. Dorval ad oggi è un punto di forza. Non abbiamo alcuna richiesta, non c’è nessuna trattativa, certo lo stanno seguendo».

Valerio Di Cesare non si nasconde: «Qualcosa è mancato, fare lo step per ambire a posizioni più importanti. Abbiamo sbagliato partite che avremmo dovuto vincere. Ma non so dirvi cosa non ha funzionato». Poi al’ex capitano sfugge un concetto a lui molto caro: «Questa squadra è forte». Se lo dice lui, verrebbe da dire che c’è da fidarsi. Ma l’ultima parola spetta al campo, evidentemente.

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