serie b

Il Bari e quel realismo «sanguinoso»

ANTONELLO RAIMONDO

Longo: «Budget inadeguato per l’ambizione». Ma ora guai a creare alibi e distrazioni

BARI - Ci risiamo, purtroppo. Con la storia dei punti mancanti, delle vittorie meritate e finanche dei torti arbitrali. Vogliamo essere chiari, anche più del solito: sentirsi vittime (di chissà cosa, poi...) sarebbe l’errore più clamoroso che il Bari potrebbe fare. Un corto circuito mentale da cui sarebbe molto complicato uscire e che rischia di complicare ulteriormente il cammino della squadra. Il concetto di ingiustizia contiene molti pericoli. Regala alibi ai calciatori, per esempio. Deresponsabilizza lo spogliatoio, carica ulteriormente un ambiente che finora ha tenuto benissimo anche grazie al buon atteggiamento in campo della squadra, al netto di risultati fin qui insoddisfacenti.

Le parole di Moreno Longo a fine partita hanno notevolmente aumentato il tasso di consenso dell’allenatore torinese. Abile nel ricordare alla gente del Bari che per poter sognare non basta avere una tifoseria di alto livello. Si vince con i budget e l’organizzazione, oltre che ricordando il percorso più recente. I tifosi, insomma, come punto di ripartenza e base sicura in un percorso di ricostruzione che oggi non può andare di pari passo con la naturale predisposizione all’ambizione di una piazza così «forte». Longo, per tutti, è un eroe anche quando dice che «questa squadra ha ritrovato dignità, spirito e gioco». «Fare questo tipo di campionato può essere limitante per Bari ma non basta chiamarsi Bari. Bisogna fare i conti con la realtà». Sui social, un plebiscito per il mister. Solo applausi a scena aperta.

Longo, meglio mettere ordine nel ragionamento, dice cose giuste. Finanche scontate. La storia del budgetlimitato non è una scoperta e nemmeno un’opinione. È nei fatti, anzi nei numeri. E lui stesso, Longo, aveva già avuto modo di ricordarlo alla città. Succede, però, che l’allenatore piemontese abbia sentito di nuovo l’esigenza di parlare in un certo modo. Ne ha tutto il diritto, ci mancherebbe. Ma qualche domanda sorge spontanea.

La prima: a cosa serve un messaggio del genere in un momento in cui la squadra sembra a un passo dal poter alzare l’asticella, pur senza fare inutili e dannosi voli pindarici? La chiarezza, già. Occhio, però, al traghettamento di alcuni punti di vista. I calciatori come l’avranno presa? Leggere che l’ambizione è vietata può essere anche un inno al realismo però ti toglie qualcosa. Nel calcio, e nello sport in genere, il fattore «testa» può scavare le differenze. Senza entusiasmo, convinzione, fiducia nei propri mezzi e anche un pizzico di coraggio non si va da nessuna parte. Ricordate cos’è successo a Roma l’anno scorso? Mourinho non faceva altro che parlare di una rosa non competitiva per puntare ai primi quattro posti. De Rossi, appena arrivato, dichiarò «la rosa è forte, possiamo andare in Champions». Non ce l’ha fatta, Daniele. Ma è riuscito a resuscitare un gruppo sull’orlo di una crisi di nervi. E ce l’ha fatta senza essere Klopp o Guardiola. Ma semplicemente perché s’è messo allo stesso livello della squadra e ha «pedalato» con loro. Anche duramente.

Longo rappresenta un valore notevole in questo Bari, su questo non ci possono essere dubbi. Finora ha azzeccato tutto, dalla capacità di incidere sulla squadra alla comunicazione. Però, poi, crediamo che ci sia un punto in cui serva pensare solo al campo. Senza avvertire continuamente la necessità di dialogare con la gente e con i giornalisti. Prima parlavamo del rischio di sentirsi «vittime». Bene, il Bari non è vittima né di complotti e nemmeno deve pensare di essere bersagliato dalla cattiva sorte. Figurarsi se è il caso di convincersi che il problema principale del mancato «volo» sta nel braccino della proprietà. È così, magari. Ma ribadirlo e farlo ancora assomiglia a un’operazione pericolosa. Per il percorso della squadra, evidentemente.

Il Bari, a proposito, ha pareggiato l’ennesima partita. E la colpa non è né degli arbitri (gol annullati per centimetri se ne vedono ogni settimana, piaccia o non piaccia è così) e nemmeno della sfortuna. Ci sono i meriti e i demeriti, punto. E non è nemmeno vero che il risultato sia uno schiaffo alla logica. La Carrarese non ruba nulla, per la capacità di opporsi senza timore reverenziale e anche per quanto prodotto sia in termini di gioco che di occasioni. Sarebbe stato un pareggio bugiardo se il Bari avesse fatto molto di più. Ma così non è stato, come non era stato così nemmeno contro Cosenza e Catanzaro. Poi il calcio è bello perché ognuno guarda le partite con gli occhi che reputa più affidabili. Ed è soprattutto per questo che esiste la classifica. Capace di mettere tutti d’accordo, senza se e senza ma. E mai, ribadiamo, può essere considerata falsa. Può cambiare, certo. Ma solo a suon di risultati. E mai con le chiacchiere.

Da registrare, infine, la lesione agli adduttori della coscia destra per Falletti. Da valutare i tempi del recupero. Ma il giocatore rischia di saltare almeno due-tre partite.

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