Serie A
Chevanton pazzo del Lecce: «Un club unico, avanti così anche con l'Atalanta»
L’uruguaiano: «A Bergamo sarà dura, ma la squadra di Baroni contro le big si esalta»
LECCE - L’uruguaiano che ha il Salento nel cuore, la bandiera e icona del club giallorosso è anche uno dei doppi ex della sfida Atalanta-Lecce, in programma domenica alle 12.30 a Bergamo. Ernesto Chevanton, 42 anni, ora allenatore in seconda della Primavera 1 giallorossa, fu tra gli attaccanti della «Dea» nella stagione 2009/10 di Serie A.
Chevanton, domenica all’ora di pranzo andrà in scena uno dei match più interessanti della ventitreesima giornata di Serie A.
«Una partita complicata, come lo sono tutte quelle della massima serie. Sicuramente una delle trasferte più difficili. Da diversi anni, ormai, l’Atalanta non è più una provinciale: ha un’identità di gioco chiara e collaudata, anche quest’anno è terza e ha trovato in Hojlund e Lookman due attaccanti che stanno facendo la differenza. Ma sono fiducioso: il Lecce, con le big, si è sempre comportato bene».
Che ricordi ha della sua parentesi bergamasca?
«Stetti lì pochi mesi. Tornavo in Italia dalle esperienze all’estero con Monaco e Siviglia. Mi volle Conte all’Atalanta, che poi però lasciò a campionato in corso la panchina nerazzurra. C’erano problemi interni, a fine stagione retrocedemmo. Non fu un’annata da ricordare, ma mi servì a capire alcune cose e crescere».
Il Lecce è tra le sorprese di questo campionato.
«Ha tutto quello di cui c’è bisogno. Un’ottima società, il direttore Corvino che sta continuando a dimostrare di cosa è capace sia per la prima squadra che per il settore giovanile, un mister come Baroni che fa esprimere la squadra al meglio ed è abile nella gestione del gruppo, un gruppo compatto e unito, guidata da leader come Umtiti e Hjulmand e con giovani che hanno grande voglia di emergere: mi ha colpito la crescita che ha avuto Gonzalez. Un club che fa i fatti in silenzio, lascia parlare il campo e i risultati, e continuando così, fra grandi intuizioni sul mercato e la crescita del settore giovanile, può puntare in futuro ad emulare il modello Atalanta, a diventare una realtà consolidata della Serie A».
Il Verona sta provando a tirarsi fuori dalla zona rossa, Salernitana e Spezia hanno deciso di cambiare allenatore. Il Lecce ha 7 punti di vantaggio sulle pericolanti, è un buon margine verso la salvezza?
«Credo che il Lecce debba continuare a pensare al suo percorso, senza guardare alle altre. Deve restare concentrato su una gara alla volta, proseguire sulla linea, chiara, che sta seguendo. Quando si lavora bene, i risultati non possono che arrivare».
Anche la Primavera giallorossa sta facendo grandi cose.
«Corvino non smette mai di stupirci, sta scovando prospetti importanti in tutta Europa. Il nostro compito è far crescere al meglio questi ragazzi, prepararli all’approdo in prima squadra. Fa piacere essere in testa alla classifica, ci mancherebbe. Ma il risultato del campo non è l’obiettivo prioritario. Conta formare in un certo modo i ragazzi, farli maturare, trasmettere loro il rispetto per questi colori e l’attaccamento alla maglia giallorossa, un tasto su cui batto molto. Il vivaio è il futuro del Lecce, può rappresentare un patrimonio inestimabile per il club».
Come si sente ad indossare i panni del tecnico?
«Cerco di fare del mio meglio, contribuire al bene della società. Mi piace avere a che fare con i ragazzi, insegnare loro qualcosa mi dà fiducia e motivazione. Ma per il Lecce farei anche il magazziniere».
È al primo posto, con Vucinic, per numero di reti segnate in A in giallorosso ed è il quarto marcatore di sempre nella storia del Lecce.
«Ho segnato più di 60 gol, li ricordo tutti. Sono molto affezionato alla mia prima rete in A, all’esordio contro il Parma, e a quella realizzata al San Nicola nel derby col Bari finito 1-1. Ho giocato anche in C per il Lecce. Ho militato in club prestigiosi, ma questa maglia l’ho sempre sentita mia, tatuata addosso come una seconda pelle. Mi emoziono ogni volta che la vedo».
Un binomio inscindibile: Lecce le ha anche dedicato un murales, nel quartiere 167.
«Un omaggio di cui vado molto fiero. Abito in questa città, amo questi colori e questa terra. Io mi nutro di affetto: Lecce mi manifestò affetto subito, appena arrivai, e ancora me ne regala ogni giorno. È stata questa la chiave che ha trasformato questo legame in magia».