serie b
Calcio, Collauto: «Venezia-Bari la mia partita del cuore»
Nato proprio in Laguna, l’ala destra (oggi 48 anni) giocò in biancorosso dal 1999 al 2004 fra A e B. Domani si gioca la partita
BARI - «Venezia-Bari è la partita della mia vita: vederle di fronte fa un grande effetto». Il match di domani al «Pier Luigi Penzo» crea emozioni uniche in Mattia Collauto: nato proprio a Venezia, ma cresciuto tra Como e Cremonese, l’ex ala destra (oggi 48 anni) è approdato in serie A proprio ai biancorossi nel 1999 rimanendo fino al 2004 (con 127 presenze e due reti), quindi il passaggio nella squadra della sua città, in cui è rimasto ben otto anni, mettendo insieme 220 gettoni e 16 gol. Una volta terminata la carriera, tra i lagunari ha cominciato la carriera da dirigente, con sei anni da responsabile del settore giovanile, per poi diventare direttore sportivo dal 2020 fino alla scorsa stagione. «Non esiste un match che possa riassumere meglio il mio percorso nel calcio: sono felice che oggi le due squadre si affrontino in un contesto di alto livello, dopo le mille vicissitudini che hanno vissuto. Si tratta di società di un blasone tale, da non potersi permettere di vivacchiare: devono necessariamente puntare a stabilizzarsi in serie A».
Apra il libro dei ricordi: che capitolo ha rappresentato Bari?
«È stata la società che mi ha permesso di giocare in una A giustamente considerata all’epoca il campionato più bello del mondo. Carlo Regalia resta un modello per qualsiasi dirigente: aveva coraggio nel pescare calciatori dalle categorie inferiori, ma anche nel lanciare giovani del vivaio o nel trovare stranieri realmente adatti al campionato italiano. Eugenio Fascetti, d’altro canto, traduceva in campo il lavoro del direttore sportivo, lanciando senza timore decine di calciatori. A Bari ho conosciuto uno dei più grandi talenti d’ogni tempo: Antonio Cassano era un fenomeno già da minorenne, con maggiore costanza sarebbe stato un campione planetario. La retrocessione in B del 2002 ha spezzato la parabola in piena ascesa del club: da lì, è stata dura ricreare l’entusiasmo per tornare in alto, mi è dispiaciuto andar via poco dopo la retrocessione in C del 2004, sventata dal ripescaggio».
Da lì si è aperta la sua storia a Venezia.
«Raramente un calciatore ha la fortuna di diventare un riferimento nella squadra della sua città. Esserci riuscito è il vanto della mia carriera, anche se nel mio percorso a Venezia non sono mancati i momenti drammatici, come i due fallimenti. Ma siamo sempre riusciti a rinascere. È stata un’enorme gratificazione anche l’opportunità di coordinare il settore giovanile perché le emozioni che trasmettono i ragazzi sono le più speciali in assoluto. La mia carriera si è evoluta nel ruolo di direttore sportivo, ma ammetto che fu un trauma lasciare la cura del vivaio».
Venezia-Bari oggi: quali sono i valori in campo?
«È un confronto di assoluto livello, tra una squadra proveniente dalla serie A e la rivelazione forse più brillante di questo avvio di stagione. Il Bari mi ha impressionato: è un complesso dotato di struttura fisica, tecnica, organizzazione. Un cliente complicato per tutti. E poi conosco bene la passione dei baresi: oggi si parla molto del pubblico del San Nicola, ma quando giocavo in A le 30mila presenze erano il minimo garantito. Il connubio tifosi-squadra può generare una miscela esplosiva».
Da collega, come valuta il lavoro del ds Ciro Polito?
«Conosco Ciro e lo ritengo uno degli esponenti di una classe dirigenziale emergente che potrà risollevare il nostro calcio. Al di là dell’indubbia competenza, penso che la sua principale qualità sia valutare il profilo umano e motivazionale di un calciatore, prim’ancora delle sue doti. In un gruppo, la coesione e la fame nel raggiungere il risultato spesso sono più determinanti dell’abilità tecnica».
Ritiene che Caprile e Cheddira saranno presto oggetto del desiderio di molti club?
«Con merito si stanno imponendo all’attenzione generale, ma è prematuro parlare di mercato. Il Bari ha due gemme luminose ed escludo che possa privarsene nella sessione invernale perché il loro valore potrà lievitare in modo esponenziale nel corso del torneo. Ai due ragazzi, invece, consiglio di mantenere l’umiltà e ricordare sempre che sono già in un top team italiano: trovare di meglio, non è facile. Regalia, ad esempio, vendeva i gioielli soltanto se bussavano Inter, Juventus, Milan, Lazio, Roma, ovvero le big assolute a cui non si poteva dire di no. Qualsiasi altra soluzione non può essere considerata a priori migliore del Bari».
La serie B attuale proseguirà all’insegna dell’equilibrio o vede una potenziale fuggitiva?
«Il Genoa è una corazzata, il Parma ha individualità straordinarie, ma per ora mi hanno impressionato più altre squadre. La Reggina, ad esempio, è una squadra perfetta per la B: un blocco unico che attacca e difende in modo compatto, con un agonismo pazzesco. Così come considero un incidente di percorso la caduta del Brescia al San Nicola: Clotet ha plasmato un gruppo che ha idee e intraprendenza. Il Bari, oltre le doti emerse finora, può anche contare su un organico profondo: se i biancorossi manterranno questo spirito irriverente e la propensione a imporre la loro mentalità propositiva su ogni campo, potranno davvero reggere fino in fondo».