ALIMENTI INNOVATIVI
Il nuovo «oro» rosso in campo è il melograno
Il 70% viene prodotto a Taranto in aziende che hanno investito
Nuove abitudini alimentari si fanno spazio ogni giorno e, per il fertile Mezzogiorno, si trasformano in nuove opportunità per le imprese agricole. Numerosi esempi stanno germogliando a Taranto che, prima dei recenti decenni dell’acciaio, da millenni si è distinta per i suoi ubertosi giardini di ortaggi e frutta. Una tradizionale abitudine medio orientale è quella delle spremute di melograno appena fatte, ora arrivata anche da noi e presente sempre di più nei bar di tendenza. Di fatto, questo frutto degli orti di famiglia, ora ha assunto un nuovo interesse produttivo trasformandosi in un nuovo oro rosso per i produttori. Il 70% della produzione pugliese viene dalla zona ionica, fa notare Luca Lazzàro presidente della Confagricoltura di Taranto, ed è qui che ha origine il 40% di quella italiana. L’oro rosso, simbolo di abbondanza e di longevità e ricco di molteplici proprietà terapeutiche e antitumorali, ha trovato nel tarantino le condizioni ottimali per sviluppare una coltivazione innovativa, originaria dell’Iran e molto presente in Cina.
In pochi anni gli ettari coltivati sono passati da poche decine a oltre 400, sparsi tra Grottaglie, Castellaneta, Ginosa, Massafra e Fragagnano, attirando l’interesse degli addetti ai lavori e conquistando consistenti fette di un mercato altrimenti terra di conquista del prodotto importato.
«Il lavoro fatto con il melograno – spiega il presidente Lazzàro - la prova che in agricoltura si può innovare in maniera accorta e intelligente». E’ il clima particolarmente favorevole di quest’angolo di Puglia a rendere elevata la resa delle coltivazioni di melograno, soprattutto Acco e Wonderful, varietà impiantate anche in Sicilia (a Marsala, Trapani e Catania), Calabria (a Reggio), Basilicata e Campania. La prima è più precoce, ha una campagna che comincia nella prima decade di settembre e una produttività variabile dalle 25 alle 30 tonnellate per ettaro, mentre la seconda parte a ottobre inoltrato e produce tra 35 e 45 tonnellate per ettaro. Servono 18mila euro per impiantare un ettaro di melograno che va in produzione in tre anni e a regime dal quarto, con un ricavo netto annuo di 10-15mila euro. La chiusura del cerchio è arrivata con un’idea semplice: utilizzare le acque di vegetazione delle olive nella fase di conservazione. Del melograno poi non si butta niente: da buccia e nocciolino si estraggono oli e si usano impiegati in zootecnia per la capacità di migliorare carni e latte.