il caso
All’asta il ritratto di Totò Riina: la malavita pugliese va in delirio, pioggia di like sui social
Commenti soprattutto dal Salento dove vive la primogenita del boss mafioso. Intervengono Colosimo (FdI) e D’Attis (FI): vergogna
BRINDISI - Il sondaggio lanciato dal figlio di Totò Riina, che ha messo all’asta online il ritratto di suo padre, è molto piaciuto ai malavitosi pugliesi. Com’è noto Salvo Riina, terzogenito di uno dei più feroci e sanguinari boss di Cosa Nostra, ha postato sulla sua pagina fb un dipinto del padre e un messaggio: «Adesso farò un sondaggio tra tutti i miei follower e metterò all’asta il ritratto che vi piace». Nel 2017, sempre attraverso un sondaggio, Tony Ciavarello, genero di Riina, trasferitosi a San Pancrazio Salentino insieme alla primogenita del boss, Concetta, raccolse consensi per la produzione delle cialde di caffè di Zu Totò. «Se le produciamo, le comprate?».
Il post di Salvuccio Riina, tornato a vivere a novembre a Corleone dopo aver scontato una condanna di 8 anni e 10 mesi per mafia, è spuntato sulla sua pagina Facebook qualche giorno fa sollevando da una parte un’ondata di indignazione, dall’altra tuttavia i commenti entusiasti di molti internauti evidentemente appartenenti o contigui alle famiglie di mafia. Molti commenti anche dalla Puglia. «Salvo grazie per il vostro pensiero, per avercelo fatto vedere il tuo grande papà. Un saluto a voi e alla famiglia» cuori, «Congratulazioni, grande uomo. Un abbraccio», i commenti di una donna di San Pietro Vernotico (Brindisi) il cui cognome è riconducibile alla famiglia di uno dei recenti collaboratori di giustizia della Sacra corona unita. «Bellissimo» commenta un uomo di Giovinazzo (Bari), mentre una donna di Uggiano (Lecce), scrive «Zu Totò» con i cuori. Altri cuori e like al post che contiene il ritratto di Totò Riina arrivano da imprenditori e imprenditrici nel settore edile e in quello di organizzazione eventi e matrimoni di San Pietro Vernotico, San Vito dei Normanni e Squinzano (Lecce).
«Questo personaggio è in cerca di visibilità perché non è nuovo a queste uscite oscene. Gli italiani perbene possono fare la loro parte. Segnalate. Io l’ho fatto e non sarà la sola cosa ovviamente», ha commentato sotto al post di Riina, Chiara Colosimo, presidente della commissione parlamentare antimafia. «E segnalate anche tutti i tifosi di queste offese agli italiani perbene, alle vittime di mafia e alle loro famiglie» aggiunge il vicepresidente Mauro D’Attis.
L’antimafia è una battaglia che va condotta anche sui social per limitare ed eliminare la proliferazione di chi sponsorizza la criminalità organizzata. Pio La Torre nel 1982 ebbe l’intuizione di aggredire il patrimonio dei mafiosi attraverso il sequestro e la confisca (Legge Rognoni- La Torre). Che sia arrivato, oggi, il momento di aggredire l’attività di proselitismo mafiosa sui social e regolamentare il consenso sociale?