Il caso

«Il vino per evitare la multa», in appello assolti 3 carabinieri nel Brindisino

Stefania De Cristofaro

Condanna cancellata per i militari in servizio a Cellino S. Marco e il dipendente di una cantina. I giudici: inutilizzabili le intercettazioni

CELLINO SAN MARCO - Il fatto non sussiste. Per la Corte d’Appello di Lecce le intercettazioni su cui si basavano le accuse non erano utilizzabili. E dunque non c’è alcuna ombra di tipo corruttivo nella condotta di tre carabinieri, che nel 2020 erano in servizio presso la stazione di Cellino San Marco, e di un dipendente dell’azienda vinicola Cantine Due Palme.

I giudici hanno assolto tutti e quattro gli imputati che, in primo grado, furono condannati, al netto della riduzione di un terzo della pena per la scelta del rito abbreviato. Le motivazioni della sentenza, pronunciata dalla sezione unica penale, saranno depositate fra novanta giorni.

I tre militari (Giuseppe Urso in qualità di appuntato scelto con la qualifica speciale, Loreto Stefanelli appuntato scelto e Gaetano Di Tommaso, carabiniere scelto) hanno appellato la condanna a un anno e dieci mesi di reclusione pronunciata in primo grado. Lo stesso ha fatto Gianfranco Locorotondo, dipendente dell’azienda vinicola Cantine Due Palme, che nel capo d’imputazione formulato all’epoca dalla Procura di Brindisi era stato indicato come istigatore ed era stato condannato dal tribunale a due anni e otto mesi.

Il fascicolo era condotto dal pm di Brindisi, Pierpaolo Montinaro, con i carabinieri del Nucleo operativo, e comprendeva anche diverse altre ipotesi di reato nel frattempo cadute a carico di altre persone poi stralciate. I tre militari finiti nel mirino (nel frattempo trasferiti) erano accusati di aver ricevuto «tre bottiglie di vino» dall’azienda agricola brindisina «per omettere la redazione del verbale di contestazione della violazione di norme del codice della strada» relativo alla «mancata esibizione della carta di circolazione di un mezzo intestato alla ditta». L’inchiesta partì dall’incendio di alcuni mezzi aziendali a luglio 2020 e da colpi di arma da fuoco presso l’abitazione di un imprenditore, presidente della società vinicola.

I fatti risalgono al 2 novembre 2020, quando una pattuglia dei carabinieri del comando della stazione di Cellino San Marco fermò per un controllo un automezzo di proprietà della cooperativa agricola condotto da Locorotondo. Il controllo, secondo l’accusa, sarebbe terminato senza rilievi perché i militari avrebbero ricevuto una bottiglia di vino a testa.

Gli avvocati Antonio La Scala, Rocco Luigi Corvaglia e Francesco Gentile hanno impugnato la sentenza di primo grado, pronunciata il 13 dicembre 2022, con una eccezione di inutilizzabilità delle intercettazioni e invocando, in ogni caso, la tenuità del fatto contestato. Lo stesso hanno fatto gli avvocati Vincenzo Farina e Karin Pantaleo per il dipendente.

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