investimenti
Brindisi, al porto via libera alla colmata
Rispunta Act Blade, fabbrica di pale eoliche innovative: il Consiglio di Stato respinge il ricorso presentato dagli ambientalisti per bloccare l’opera da realizzare a Costa Morena
Prima del G7 potrebbero giungere notizie più concrete e rassicuranti sul fronte occupazionale. Ieri a Roma si è tenuto un incontro convocato dal direttore generale del Mimit, Amedeo Teti, al quale hanno partecipato Enel, Invitalia ed i rappresentanti istituzionali del territorio. Il tavolo sarà aggiornato a breve e in quella occasione potrebbero emergere maggiori elementi sulle trattative che il colosso energetico ha in corso con diversi operatori economici interessati a investire nella zona franca doganale di proprietà della multinazionale.
L’intenzione del ministero delle Imprese e del Made in Italy è quella di mettere a sistema tutti i soggetti interessati a insediarsi a Brindisi. Tra questi, ci potrebbero essere Grimaldi e Scandiuzzi. Ma non solo. Sarebbe ancora in piedi, inoltre, l’ipotesi di ospitare Act Blade, che fabbrica pale eoliche innovative e che starebbe rimodulando i termini dell’investimento. Di certo, al tavolo siederanno Fincosit e Renantis, intenzionati a sviluppare in Puglia la filiera dell’eolico off-shore.
Su questo fronte, nelle scorse ore è giunta una notizia che apre la strada alla realizzazione della vasca di colmata di Costa Morena Est e quindi agli insediamenti della cantieristica navale legata ai parchi eolici, dato che si tratta di una delle aree candidate a tale scopo dall’Autorità portuale. Il Consiglio di Stato, infatti, ha respinto il ricorso straordinario al presidente della Repubblica presentato nel 2021 dalle associazioni ambientaliste contro l’opera. Nelle prossime ore si conosceranno le motivazioni.
Le stesse sigle ecologiste ieri hanno inviato una nota nella quale si professano a favore dello sviluppo della cantieristica per l’eolico off-shore. «Siamo pronti al confronto - affermano - su quella che viene chiamata neo-industria e abbiamo avanzato tante proposte in merito: ci riferiamo al polo energetico delle rinnovabili e alle filiere connesse, al rilancio di un polo aereonautico sempre più compresso e alla costruzione di un porto green, nel quale è indispensabile lo sviluppo della cantieristica navale e di quella per imbarcazioni da diporto, l’elettrificazione delle banchine fornita da impianti da fonti rinnovabili, la qualificazione dei servizi, oggi profondamente carenti, per quel che riguarda il traffico commerciale e turistico».
A fronte di ciò, «l’eventuale realizzazione del deposito costiero di gnl - osservano gli ambientalisti - è la negazione di un porto green e, in primo luogo, dello scalo intermodale e della logistica portuale. Il deposito costiero di gnl offre appena 28 posti diretti e non ha una prospettiva di sviluppo credibile, tanto più che l’Unione europea ha deciso che dal 2035 non saranno più prodotti automezzi con motore endotermico, quindi anche alimentati dal gnl che oggi ha una presenza molto residuale. Il deposito costiero non renderebbe attrattivo il porto ma impedirebbe del tutto il traffico merci, anche se fosse limitato alla movimentazione di componenti cinesi per auto elettriche».
Gli ambientalisti sciorinano poi i numeri dei potenziali investimenti green. «Noi siamo per lo sviluppo dei cantieri dell’innovazione, per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e della logistica portuale, che possono tradursi in 500-700 posti di lavoro nello scalo intermodale e nella logistica portuale. Un migliaio di posti di lavoro sarebbero legati alla cantieristica e alla realizzazione degli impianti eolici off-shore. Dai 128 iniziali a 500 posti di lavoro andrebbero conteggiati, invece, se venisse realizzato lo stabilimento di produzione di pale eoliche di Act Blade. Si parla inoltre di 300 posti di lavoro nella cantieristica per imbarcazioni da diporto. Tutti questi posti di lavoro vanno ovviamente verificati, i progetti vanno sbloccati, compresi quelli da discutere con Enel e quelli nell’area Sin, che sono fermi per l’incapacità istituzionale di sbloccare analisi di rischio e lacci e lacciuoli burocratici. Di tutto questo - concludono - siamo pronti a parlare».