Corte d’Assise di Brindisi

Omicidio Spada, il figlio: «Da quel giorno la mia vita stravolta: ora attendo giustizia»

Stefania De Cristofaro

La deposizione di Matteo, il figlio che all’epoca dell’omicidio del padre, Sergio Spada, aveva solo 13 anni: quella sera lo attendeva per guardare la tv

BRINDISI - «Da quel giorno la mia vita è stata stravolta: vivo nel dolore, un dolore senza fine di cui non sono riuscito mai a parlare. Solo con gli arresti sono arrivate le prime risposte alle domande che mi sono sempre fatto da quando avevo 13 anni. E adesso con il processo aspetto giustizia». Matteo Spada, figlio dell’imprenditore Sergio Spada, attivo nel settore della vendita dei casalinghi e delle pentole, ucciso con un colpo di pistola alla testa l’11 novembre 2001, è stato ascoltato nel processo in corso davanti alla Corte d’Assise di Brindisi, in cui sono imputati i fratelli brindisini Cosimo ed Enrico Morleo, accusati anche dell’omicidio di Salvatore Cairo, ucciso, fatto a pezzi e bruciato il 6 maggio 2000.

Cosimo Morleo è ritenuto il mandante dei due fatti di sangue, mentre Enrico Morleo, l’esecutore materiale. Nella ricostruzione del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, Milto Stefano De Nozza, i due imprenditori sarebbero stati ucciso con premeditazione e con metodo mafioso perché scomodi per Cosimo Morleo che avrebbe voluto lavorare nel settore della vendita delle pentole senza concorrenti.

Matteo Spada all’epoca aveva appena 13 anni e quella sera, aspettava che suo padre finisse di lavorare per rientrare a casa: Sergio Spada aveva avvisato che sarebbe tornato per la cena e che avrebbero visto un film tutti assieme. Quella sera l’imprenditore titolare della Diamant è entrato in garage e qui, ad attenderlo, c’era qualcuno che lo avrebbe minacciato con una pistola per obbligarlo a rientrare in auto. Nella sua auto venne trovato cadavere, nell’area di una stazione di servizio, oggi dismessa, lungo la superstrada che collega Brindisi a Lecce, all’altezza del quartiere Sant’Elia.

Il ragazzo è stato ascoltato martedì scorso in veste di teste citato dagli avvocati della parte civile. La famiglia di Spada si è costituita in giudizio ed è rappresentata dagli avvocati Emanuela Sborgia, Maurizio Scardia e Oreste Nastari.

L’esame degli imputati è previsto per il prossimo 12 dicembre. Cosimo ed Enrico Morleo hanno fatto sapere di voler essere presenti in aula per rispondere alle domande del pubblico ministero e della Corte d’Assise, presieduta da Maurizio Saso. Cosimo Morleo, ristretto nella casa circondariale di Voghera, è difeso dagli avvocati Luca Leoci ed Elvia Bemonte, Enrico Morleo, detenuto a Palermo, è difeso dall’avvocato Vito Epifani.

Entrambi hanno sempre seguito le udienze del processo in video collegamento. Dopo essere stati sottoposti a fermo, il 3 marzo dello scorso anno, in occasione dell’udienza di convalida, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. In alcune udienze Cosimo Morleo ha rilasciato dichiarazioni spontanee per dichiararsi estraneo alle accuse.

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