Il caso
Ostuni, ha un tumore ma non può curarsi a Milano: è in libertà vigilata
L'appello di un sessantenne padre di tre figli, un passato turbolento e una condanna che oggi si ripercuote sulla sua salute
OSTUNI - Quando il guaio è serio come fai a curarti adeguatamente potendo uscire da casa alle 8 del mattino e rientrarvi a mezzogiorno? «Chiedo alla magistratura di poter raggiungere Milano per effettuare le cure che possono salvare la mia vita», è la supplica di F. F., sessantenne padre di tre figli, un passato con vari problemi di giustizia, quindi una condanna ed oggi in regime libertà vigilata.
A F. i medici dell’ospedale di Ostuni hanno diagnosticato un tumore e lui racconta: «Non ho perso tempo. Ai primi sintomi mi sono rivolto allo pneumologo... Ho fatto tutte le visite e tutti gli accertamenti conseguenti in regime di day hospital presso l’ospedale di Ostuni. Ho rispettato sempre gli orari di libertà concessimi per quelle cure e la documentazione che mi hanno rilasciato certifica appunto, oltre alla patologia, anche modi e tempi con i quali gli esami sono stati effettuati. Ma adesso non credo basti più...».
Già, perché alle cure consigliate e che dovrebbero essere somministrategli a Milano, avesse tutti i soldi necessari per farlo andando su e giù in aereo in giornata, F. non potrebbe accedervi: in quelle 4 ore che gli sono concesse quotidianam ente nemmeno ad avere un jet privato si può partire dal proprio domicilio nel cuore della Puglia, giungere a Milano, curarsi e tornare indietro.
E tutto questo perché F. F. sta scontando una pena di 2 anni per fatti accaduti diversi anni addietro. Ma per una patologia tumorale due anni possono essere un tempo... letale.
«Le sue condizioni di salute sono già precarie», hanno affermato i medici del reparto di Pneumologia dell’Ospedale di Ostuni e ora non resta che tentare la carta del permesso speciale da chiedere al magistrato.
Nelle prossime ore l’avvocato Vito Antonio Melpignano la inoltrerà al magistrato presso il tribunale di Lecce dott. Giuseppe Mastropasqua al quale verrà chiesto un permesso speciale per raggiungere i medici e lo staff milanese specializzzti nel curare la grave patologia riscontrata all’uomo.
«Lo so - dice il “sorvegliato” -. Questa per me è una corsa contro il tempo. Si sa bene cosa accade quando vengono diagnosticati questi problemi alle persone, bisogna necessariamente intervenire nell’immediato. Non sto chiedendo una riduzione di pena o altri sotterfugi - prosegue -, chiedo solo di poter essere curato come scritto nell’articolo 32 della nostra Costituzione e mi sono rivolto ai giornali perché vorrei tanto che questa brutta storia personale abbia un lieto fine o almeno che io abbia potuto fare di tutto per determinare una conclusione differente da quella che il destino riserva quando non ci si cura». La corsa contro il tempo è in atto: F. F. non intende arrendersi, non ha fra le mani alcuna bandiera bianca.