L’ultima parola dei detenuti nel braccio della morte è rivolta al pubblico televisivo. È questo il segreto del successo della serie documentaristica I am a killer-Nel braccio della morte, la cui quinta stagione esce oggi su Netflix. L’opera britannica, prodotta dall’ideatore di «Industrial Revelations» Tom Adams, «regala» al pubblico le confessioni dei prigionieri rinchiusi nelle carceri di massima sicurezza degli Stati Uniti, una delle 58 nazioni al mondo dove si applica ancora la pena di morte. La docu-serie «crime» continua a esplorare i crimini di prigionieri condannati per omicidio, con interviste intime agli assassini, offrendo un approfondimento sulle loro storie personali e i delitti commessi.
Partita con la prima stagione nel 2018, «I am a killer» avrà la quinta (in uscita oggi) e sesta annata. Le due nuove produzioni documentaristica sono state filmate in 13 stati dell’America, in dieci prigioni, con ogni episodio che racconta gli eventi che hanno portato ogni detenuto a commettere omicidio, offrendo un affascinante approfondimento su come si sentono riguardo ai loro crimini da quando sono stati incarcerati. Tutti i prigionieri intervistati sono o nel braccio della morte o si prevede che trascorreranno il resto della loro vita dietro le sbarre. L’accesso straordinario al sistema carcerario e le testimonianze in prima persona offrono un inquietante sguardo nella psiche di questi killer e sul perché abbiano commesso il loro crimine fatale. Il pubblico potrà conoscere un uomo che ha ucciso la nonna oppure un rapinatore armato che affermava di non sapere che la sua pistola era carica mentre spingeva il suo grilletto.
Alessandro Salvatore
