Basket

Brindisi è più forte del «sacco» di Treviso: il nuovo team prende forma

Angelo Sconosciuto

Dopo Giofré e Vitucci, anche Mezzanotte e Ky Bowman hanno firmato per il team trevigiano. Ironia sui social: «Tra poco anche il parcheggiatore abusivo si trasferirà in Veneto»

BRINDISI - Che ad affrontare il campionato nazionale di Lega A di basket maschile 2023/2024 debba essere una Happy Casa tutta nuova lo si sapeva; che però un quintetto già visto con la canotta biancoazzurra debba affrontare all’andata e al ritorno il team del presidente Marino e di coach Corbani ha del singolare, almeno a spulciare gli annali recenti del basket italiano della massima serie.

Sui social della tifoseria brindisina impazza, in queste ore, un post carico di ironia: «Fonte autorevole mi ha informato che Treviso ha inferto un altro colpo alla Happy Casa Brindisi. Quest’anno saremo costretti a salutare anche il parcheggiatore abusivo del palazzetto il quale si trasferirà a fine estate nella città veneta». Ovvio che una società di basket professionistica non vada dietro a quelle che i media veneti hanno registrato - sulla bocca dei protagonisti - come «casualità», ma sembra davvero singolare che, una volta migrati i vertici tecnici prima sotto contratto con Brindisi ed ora con Treviso, nella Marca Trevigiana si vada pari pari a ricomporre il team che lo scorso anno ha calcato il parquet del PalaPentassuglia.

È vero che lo sport praticato è diverso dai commenti della tifoseria, ma è singolare che i «colpi» di mercato fatti da Treviso siano pari pari quelli che riguardano atleti che la dirigenza Happy Casa aveva intenzione di confermare prima ancora che il campionato scorso volgesse al termine. Poi è accaduto che non c’è stato accordo con il ds, con il coach ed il progetto della coppia tecnica si è ricomposto proprio a Treviso, condiviso da chi già era migrato l’anno prima con l’aggiunta di un altro tassello dello staff, quindi di Andrea Mezzanotte che, liberatosi da Trento era sulla rotta di Brindisi, al pari di Ky Bowman, i quali ora hanno firmato per in team trevigiano. Ma vi è di più: nelle ultime ore circola voce che anche D’Angelo Harrison sia nelle mire del club di Treviso, anche se il folletto dell’Alaska, pupillo del ds Giofré e di coach Vitucci, sembra manifestare interesse per i club con una finestra in coppa.

E a Brindisi? In riva all’Adriatico sembra che la immediata riconferma di Jordan Bayehe abbia toccato un nervo scoperto dell’attuale ds trevigiano, tanto da far registrare, quasi come reazione, gli acquisti di cui si parlava innanzi, a conferma della sempre tanto osannata (ed a ragione) «Vitucci school». E vi è di più: un gruppo già rodato non ha bisogno di stabilire interesse a automatismi. Si può partire di slancio e tanto sarebbe, a leggere nel roster, ciò che intende fare l’attuale Happy Casa affidata a coach Fabio Corbani ed al ds Leo De Rycke, con accanto l’esperienza degli assistenti allenatore Marco Esposito e Andrea Vicenzutto. Proprio ieri la società gioiva della nuova convocazione in nazionale di Joonaas Riismaa e il team va prendendo forma con Jordan Bayehe e Jamel Morris, JaJuan Johnson e Tommy Laquintana, Eric Lombardi e Wendell Mitchell. Altri colpi sono imminenti, perché lo spirito resta quello di sempre e l’obiettivo è univoco: far brillare sempre più in alto la «Stella del Sud», con gli obiettivi di sempre: conquista delle permanenza il prima possibile e poi tutte le soddisfazioni, compresa l’esperienza di coppa, alla quale il presidente Marino tiente molto. «Spero ultima partita a Brindisi contro Treviso noi salvi e a loro serve la vittoria per salvarsi...» è il post sui social di un tifoso brindisino, che sembra richiamare la fantasia della curva del Napoli, quando ricordò - in Napoli-Verona - la storia di Giulietta e Romeo.

Quale conclusioni tratte da tutto ciò? La certezza che non ci sono più gli «uomini squadra»; che la maglia va onorata finché la si indossa (ed è già una bella fortuna); che lo sport non è come la politica. In quel campo ci avrebbe salvati una riflessione di Machiavelli, nel suo «Principe» che a proposito delle truppe operò una distinzione e scrisse (cap. XII): «Le mercenarie e ausiliarie sono inutile e pericolose: e se uno tiene lo stato suo fondato in sulle arme mercenarie, non starà mai fermo né sicuro». Ma lo sport non è la politica e un parquet non è un campo di battaglia dove ci si incontra per la sfida finale.

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